Faith Aymoro è una ragazza nigeriana di 23 anni, in Italia è arrivata nel 2007.
Dalla Nigeria, suo paese di origine, è scappata perché accusata di omicidio: ha ucciso l’uomo che aveva tentato di violentarla.
Faith arriva dunque in Italia, ma non ha il permesso di soggiorno, per la legge italiana è un’ irregolare.
Nel corso di questi anni le vengono notificati ben due decreti di espulsione, ma lei continua a rimanere nel capoluogo emiliano dove riesce anche a costruirsi una vita.
Ha un compagno e lo scorso anno aveva anche trovato un lavoro regolare che le aveva consentito di fare richiesta di permesso di soggiorno.
Un permesso mai arrivato.
Qualche settimana fa l’epilogo della tragedia. Un suo connazionale tenta di usarle violenza mentre sta in casa. I vicini allarmati dalle urla chiamano i carabinieri, che arrivati sul posto, dopo aver constatato che il tentativo di violenza c’era stato, non solo arrestano lui, ma portano via anche lei a causa di quei due decreti di espulsione non ottemperati.
Faith finisce nel Cie di Bologna dove il decreto di espulsione diventa effettivo.
Il 20 luglio viene prelevata dal Cie e rispedita in Nigeria, nonostante la richiesta d’asilo presentata dal suo avvocato e la domanda di sospensiva presentata al giudice di pace per motivi di giustizia.
Appena giunta in Nigeria Faith è stata arrestata e ora è rinchiusa in un carcere di Abuja, la capitale della Nigeria, dove adesso rischia una condanna alla pena di morte per impiccagione.
Che velocità nell’applicare la giustizia, mai vista in Italia!
Avrà a che fare con il fatto che proprio in questi giorni l’Italia ha firmato con la Nigeria un nuovo patto bilaterale di contrasto all’immigrazione clandestina e al traffico di esseri umani e che vedrà la presenza attiva della polizia nigeriana nei nostri aeroporti internazionali, nei porti e in alcune città?
L’art. 19, comma 2°, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea testualmente recita: “Nessuno può essere allontanato, espulso o estradato verso uno Stato in cui esiste un rischio serio di essere sottoposto alla pena di morte, alla tortura o ad altre pene o trattamenti inumani o degradanti.”.
Questa Carta … vincola irrevocabilmente lo Stato italiano, al pari degli altri Stati membri della Comunità, al suo rispetto, tanto più che la Costituzione, all’art. 2, impone alla Repubblica l’osservanza dei diritti inviolabili dell’uomo (tra cui quello alla vita) ed il successivo art. 10 impegna l’ordinamento a conformarsi alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute…
fonte Manifesto e Repubblica.
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