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Archive for agosto 2010

Nulla di fatto nell’incontro di oggi fra Michele Santoro e il direttore generale della Rai Mauro Masi. Il faccia a faccia, durato oltre quattro ore, non è servito a chiarire la situazione di Annozero. Il programma dovrebbe comunque riprendere il prossimo 23 settembre. Al momento nel palinsesto di Rai Due rimane la generica definizione “spazio Santoro” e per ora non ci sono controindicazioni. Anche se i contratti della redazione che non sono stati ancora firmati e la macchina organizzativa non è ancora ripartita.

Domani mattina alle 9.30 ci sarà comunque un incontro, già previsto prima del faccia a faccia per riavviare i meccanismi produttivi e mantenere la scadenza della data di partenza del programma. In ogni caso, restano due nodi da sciogliere: il titolo della trasmissione e la partecipazione, nell’eventuale nuova edizione, di Vauro e Marco Travaglio.

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Doveva essere un semplice incontro estivo in riva al Lago di Como, organizzato dall’associazione ParoLario, invece si è trasformato in una sconfitta per Marcello Dell’Utri e nel risveglio della società civile (articolo di Gianni Barbacetto). L’ideatore di Forza Italia, condannato in appello a 7 anni per fatti di mafia, in via definitiva per frode fiscale e fatture false e ancora sotto processo per tentata estorsione, avrebbe dovuto parlare dei suoi, probabilmente farlocchi, diari di Mussolini. Quando prende la parola parte il primo intervento non programmato: “Ma vi sembra giusto avere invitato qui uno condannato in appello per mafia?” Si scatena il finimondo: cori, slogan e applausi. Un gruppo di ragazzi stende uno striscione con scritto “Marcello baciamo le mani”. Così dopo mezz’ora il senatore lascia il palco. Nessun gruppo da catalogare come “estremisti dei centri sociali”, ma solo giovani che si sono dati appuntamento su Facebook a cui si sono aggiunti i militanti dell’Anpi e cittadini comuni. Ma sulla prima pagina del Corriere della Sera, Pierluigi Battista, racconta l’accaduto a suo piacimento (articolo di Davide Vecchi). Finge che al centro della protesta ci sia stata la volontà di Dell’Utri di pubblicare i presunti scritti del Duce e non i suoi interventi in favore di boss come Vittorio Mangano. Prese di posizione pubbliche che i cittadini hanno tutto il diritto di contestare. Pubblicamente.

ilfattoquotidiano

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TREMONTI: “I Diritti perfetti ci fanno perdere la fabbrica”.

 MARCEGAGLIA: “Basta con la lotta di classe“.

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Al Casale del Treja fino a mezzanotte. Oggi la figlia del cantante avrebbe compiuto 2 anni.

“Tutto quello che c’era da dire è stato già detto. Mi pare che la giornata stia cominciando nel modo migliore e andremo avanti fino a che avremo le forze per suonare”. Niccolò Fabi ha aperto così “Parole per Lulu”, il concerto organizzato per ricordate sua figlia che proprio oggi avrebbe compiuto due anni.

L’evento, iniziato alle 15 al Casale del Treja, nella zona di Mazzano Romano a pochi chilometri da Roma, proseguirà fino a mezzanotte.

“Sento la forza e il bisogno di ricominciare, senza enfasi come sempre giorno dopo giorno, perchè non è risorgere ma semplicemente e meravigliosamente suonare, quindi vivere…”: così Fabi aveva annunciato il suo ritorno sul palcoscenico dopo la morte della sua bambina Olivia, scomparsa lo scorso luglio per una meningite fulminante.

Oggi, 30 agosto, olivia avrebbe compiuto 2 anni. E non è quindi un caso che il concerto sia in questa data. “Un concerto, una raccolta fondi”. Ma soprattutto, “una festa di compleanno”, si legge infatti sul sito dedicato all’evento.

Gli artisti sul palco.

Si canterà dunque principalmente per lei, in un evento a cui contribuiranno una rosa di artisti senza precedenti. Elisa, Fiorella Mannoia, Paola Turci, Gianni Morandi, Samuele Bersani, Daniele Silvestri, Simone Cristicchi, Jovanotti e Claudio Baglioni, sono infatti solo alcuni nomi, tra i tanti, che si esibiranno oggi.

Ingresso gratuito.

Il concerto è gratuito e aperto a tutti (non sono necessari biglietti d’ingresso). Ci sarà un’offerta libera in favore dell’attività dei medici con l’Africa Cuamm – l’associazione con la quale Fabi collabora da tempo – per un ospedale pediatrico in Angola.

Tutte le informazioni sul sito “parole di Lulù”.

Sul sito dedicato all’evento, Parole di Lulù, potete trovare tutte le informazioni, anche stradali, per raggiungere il concerto.

Il salvagente,

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Ogni tanto, leggendo i dati sulla diffusione del nostro giornale, aumentata anche in agosto, ci domandiamo il perché. In fondo siamo in quattro gatti a fare un piccolo quotidiano ancora pieno di errori e ingenuità, tipici della minore età. Poi però leggiamo altre gloriose testate e qualche perché salta fuori. L’altro giorno Mario Gerevini del Corriere della sera scopre che la società di famiglia di Corrado Passera, amministratore di Intesa San Paolo (prima banca italiana, azionista del Corriere), quello che l’altro giorno tuonava al Meeting di Rimini contro “la classe dirigente italiana che fa indignare”, ha fatto rientrare da Madeira, “zona franca al largo del Portogallo”, 10 milioni ivi parcheggiati dal 1999. La notiziona è finita a pagina 35 del Corriere, che nelle pagine precedenti doveva pubblicarne di ben più importanti, tipo: “Negli Usa vendono zoo e parchimetri”, “Il tesoro svizzero di Duvalier” (l’ex dittatore di Haiti, mica l’amministratore della prima banca italiana), “Il Maradona d’Asia via per un bicchier d’acqua”, “La figlia di Cameron nasce in Cornovaglia”, “Vietato non assumere con Facebook”, “Paris Hilton segnala un ladro su Twitter”, “A Natale la tv 3D senza occhialini”, “Il personal trainer in ufficio contro lo stress da rientro”, “Se Wall Street cucina italiano”, “L’acqua fa dimagrire”, “L’altro finale di Alamo”, il cruciverba dell’estate. Al confronto, il Tg1 di Minzolingua pare quasi un telegiornale. Secondo esempio: l’altroieri l’Espresso anticipa lo scoop di Lirio Abbate sulle nuove accuse di mafia lanciate da Gaspare Spatuzza a Renato Schifani. Il quale, secondo il pentito ritenuto attendibile dalla Procura nazionale antimafia e da quelle di Firenze, Caltanissetta e Palermo, sarebbe stato l’ufficiale di collegamento tra i fratelli Graviano (mandanti delle stragi di via d’Amelio, Milano, Firenze e Roma) e il duo Berlusconi-Dell’Utri, prima di essere eletto senatore nel collegio di Corleone. Naturalmente queste accuse vanno riscontrate, ma sono un’altra notiziona che finirebbe in prima pagina su tutti i giornali e nei titoli di tutti i tg in qualsiasi paese democratico. (altro…)

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Esiste qualcosa di più grande e più puro rispetto a ciò che la bocca pronuncia.

Il silenzio illumina l’anima, sussurra ai cuori e li unisce.

Il silenzio ci porta lontano da noi stessi, ci fa veleggiare nel firmamento dello spirito, ci avvicina al cielo;

ci fa sentire che il corpo è nulla più che una prigione, e questo mondo è un luogo d’esilio.

K. Gibran

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Tremonti ha sferrato un attacco frontale alla legge 626 che protegge, parzialmente, la sicurezza dei lavoratori. L’ha definita sprezzantemente “una roba”, un lusso che l’Italia non può permettersi. Parla dell’Italia che destina una montagna di soldi all’Oligarchia politica la più privilegiata esistente al mondo e che ha ridotto la fetta di reddito del lavoro dipendente di quindici punti negli ultimi dieci anni. Lo stipendio di Tremonti ministro è maggiore di quello percepito dal presidente degli USA. Non credo che abbia le carte in regola per chiedere al Paese di risparmiare sulla tutela della vita dei lavoratori con una improntitudine  e la superbia di chi ha la certezza di non essere contraddetto da sindacati felloni e da una “sinistra”che non è più tale e pietisce la benevolenza  dei ricconi italiani.

 L’attacco di Tremonti è generale ed è rivolto a tutta la legge  ma credo che punti subito a sollevare le aziende dall’obbligo del pagamento dei salari nei tre giorni cosidetti di carenza in caso di infortunio e probabilmente si propone l’obiettivo di una privatizzazione dell’Inail. Oggi il lavoratore viene curato ed indennizzato ed è possibile che Tremonti pensi ad un regime in cui se un operaio si rompe un braccio o una gamba dovrebbe sbrigarsela da solo. D’altronde la stessa 626 in caso di morte del lavoratore non prevede alcun indennizzo per le famiglie che, per ottenerlo, debbono instaurare una  difficile e costosa e magari ventennale  causa civile. Può darsi che Tremonti pensa di estendere questa grave inadempienza agli infortuni non mortali. Si tratta di una massa enorme di assistiti. (altro…)

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Anche la Francia, da noi spesso additata come esempio di “nucleare di successo”, ha i suoi “peccati nucleari”. Quelle cose che i francesi non devono assolutamente sapere.

L’IRSN (Istituto di radioprotezione e di Sicurezza Nucleare), ente francese il cui folgorante motto è “l’unica ambizione dell’IRSN è portare avanti la causa della sicurezza nucleare”, fornisce dati sulla contaminazione radioattiva in generale, e in particolare sui rilievi radiologici aerei (la quantità di polveri radioattive presenti nell’aria). Fornisce dati, dicevo, ma non tutti i dati. La scrematura tra ciò che l’Istituto conosce e ciò che pubblica è ampia. Soprattutto, l’ente non è obbligato a pubblicare tutti i dati, nemmeno su richiesta dei cittadini.
Come fare allora ad accedere ai dati rilevati (soprattutto dopo che i recenti incendi in Russia hanno risollevato le polveri radioattive del disastro di Chernobyl e dei test atomici riportandole nell’aria anche in Europa)? Non resta che appellarsi al tribunale, per ottenere che il giudice – magari sulla base del diritto del cittadino ad essere informato – costringa l’IRSN a pubblicare i dati. Ovvero: ci si appella al tribunale per ottenere che il giudice nomini un esperto che abbia accesso ai dati dell’IRSN.
È quello che ha tentato di fare l’AIPRI (Associazione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Ionizzanti), nella persona del Presidente, Paolo Scampa, tramite l’avvocato Emmanuel Ludot, presso il Tribunale Amministrativo di Parigi. Il quale – giudice Sylvia Mille – ha respinto la richiesta (pare che ciò avvenga sistematicamente, senza eccezioni), per il seguente motivo: non vi sono in atto controversie legali nell’ambito delle quali tali informazioni potrebbero giovare al procedimento (sentenza del 16 agosto 2010, n° 1015026/11-7, allegata – in lingua francese). (altro…)

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«Un incontro inutile». Questa la risposta lapidaria e amareggiata che da’ Silvia, precaria della scuola, quando le si chiede com’è andato l’incontro con il presidente della regione Sicilia, Raffaele Lombardo, che ieri mattina è andato a parlare con gli insegnanti precari in presidio permanente sotto i locali dell’ufficio scolastico provinciale di Palermo.
La protesta, iniziata il 13 agosto, non accenna a spegnersi anzi si radicalizza, tre insegnanti sono in sciopero della fame da più di una settimana. Un gesto estremo, «una forma di esasperazione,l’unico modo per farsi ascoltare dalle istituzioni – dice Silvia – quando ti licenziano le provi tutte, non hai molto da perdere».
Pietro Di Grusa (50 anni e collaboratore tecnico scolastico precario dal 1986) uno dei tre in sciopero della fame, è stato di nuovo colto da un malore ieri, dopo che già domenica scorsa era stato portato in ospedale. Lui, ostinato, appena dimesso era tornato al sit-in ed ora è a casa a rimettersi in sesto. Lo sciopero della fame è solo la punta dell’iceberg di una situazione drammatica: quest’anno in Sicilia perderanno il posto 6.000 lavoratori, 1.700 nella sola Palermo. A questi vanno aggiunti i 7.700 insegnanti licenziati nel 2009, che si ritrovano adesso senza ammortizzatori sociali, ovvero la possibilità di entrare in graduatoria grazie alle «Disposizioni urgenti per garantire la continuità del servizio scolastico». È il cosiddetto «decreto salvaprecari», il ministero dell’Istruzione fa sapere che ne sta elaborando uno anche per quest’anno. Il Miur, come il governo, parla di emergenze, va avanti per urgenze, senza un progetto che dia garanzie di continuità né a chi nella scuola ci lavora né a chi ci studia.
Sulla protesta dei precari siciliani il ministro Gelmini non ha speso neanche una parola intenta com’era a lodare il comportamento della Fiat di Marchionne. (altro…)

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“Credo che le massime autorità dello Stato debbano poter esercitare con pienezza di poteri il loro mandato, come accade in Francia”. Lo dice il viceministro finiano Adolfo Urso, rispondendo al Corriere della sera sull’idea di regalare l’ennesimo “salvacondotto a Berlusconi”. Evidentemente Urso, un po’ confuso, è convinto che B. sia già stato eletto presidente della Repubblica. Altrimenti non avrebbe evocato la Francia, dove è appunto immune il presidente della Repubblica (e solo per i reati connessi con le funzioni esercitate all’Eliseo o in precedenti incarichi), ma non il primo ministro. Non vogliamo nemmeno prendere in considerazione l’altra ipotesi, e cioè che Urso non sappia dove sta di casa la Francia o la confonda con una repubblichetta delle banane, perché egli è noto come persona preparata (peraltro, soprattutto in vicende immobiliari. Naturalmente, se i finiani hanno deciso di suicidarsi nella culla prim’ancora di diventare partito, tradendo la tanto sbandierata “legalità”, che vuol dire “legge uguale per tutti” e che è costata l’espulsione dal Pdl di Fini e di alcuni discepoli, liberissimi di farlo. E se il Pompiere della Sera ha deciso di sponsorizzare la nuova campagna impunitaria pro B., è affar suo e dei suoi giornalisti. L’importante è che non si prendano in giro gli elettori e i lettori. Perché né in Francia né in nessun’altra democrazia esiste alcun tipo di immunità per il presidente del Consiglio e per i suoi ministri. Lo ha ben spiegato due anni fa, in occasione del lodo Al Fano, l’Associazione Italiana Costituzionalisti quando Angelino Jolie provò a raccontare la frottola dell’“allineamento con le altre democrazie”. Ma lo ha affermato persino l’Ufficio studi del Senato, nella relazione di accompagnamento al lodo poi bocciato dalla Consulta. In tutto il mondo libero l’immunità è prevista per i parlamentari e perlopiù soltanto per i reati di opinione, o al massimo per quelli “funzionali” (dunque in nessuna democrazia se ne parlerebbe per B., imputato per corruzioni, falsi in bilancio, frodi fiscali e appropriazioni indebite commesse in veste di padrone di Mediaset). (altro…)

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Madre Teresa di Calcutta, al secolo Anjeza Gonxhe Bojaxhiu, è nata a Skopje il 26 agosto 1910. Il suo lavoro tra le vittime della povertà di Calcutta l’ha resa una delle persone più famose al mondo: ha vinto il Premio Nobel per la Pace nel 1979, e il 19 ottobre 2003 è stata proclamata beata da papa Giovanni Paolo II.

“Io sono una piccola matita nelle mani di Dio”, così amava ripetere madre Teresa di Calcutta, la suora che sostituì l’odio e la tristezza con il perdono, la comprensione e l’amore. Oggi, nel giorno del centenario della sua nascita, il mondo la ricorda con veglie di preghiera, novene e convegni: da Reggio Calabria a Torino, da Parigi a Copenaghen, dalla sua terra natìa, l’Albania, all’India, sua patria d’adozione.

Ma questa piccola suora appartiene a tutti e in tutto il mondo sono presenti le missionarie della Carità, l’ordine che Madre Teresa fondò nel 1950 e che ancora oggi, da Gaza all’Afghanistan, portano un messaggio di speranza offrendo assistenza ai bisognosi, ai malati, ma, soprattutto, ai più poveri tra i poveri.  Niente e nessuno riusciva a fermare quella donna coraggiosa che, in nome di Dio, aveva voluto condividere tutto degli uomini: la povertà materiale dei rifiutati della terra e quella spirituale del silenzio di Dio. A tutti donava una parola di conforto, una carezza, un pasto caldo. E oggi il mondo la festeggia, aspettando la sua santificazione.

Il carisma e l’esempio di Madre Teresa sono sempre attuali e rappresentano un utile stimolo per ognuno di noi ad andare incontro e sostenere quanti sono meno fortunati e vivono ai margini delle nostre città.
In occasione del 100 anniversario della nascita di Madre Teresa di Calcutta avvenuta il 26 agosto 1910, il Campidoglio ha previsto un ricco programma di celebrazioni in onore della Religiosa beatificata da Papa Giovanni Paolo II il 19 ottobre 2003. (altro…)

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Sono una signora antica, ho 78 anni e una mattina di tre mesi fa, circa, sono caduta nel bel mezzo di una centrale piazza di Torino affollata di gente. Non era ancora tempo di ferie, non era ancora esploso il caldo tropicale, e numerose persone passeggiavano beatamente. Bene. Sono caduta, non mi riusciva di alzarmi e tutti i passanti tiravano diritto, belli, bianchi, di razza caucasica (ma forse non lo sanno) giravano la testa da un’altra parte e certo Cota non era lì. Perché aiutare un anziano caduto è foriero di seccature: e se poi occorre chiamare un’ambulanza? e se occorre accompagnare lo sventurato al pronto soccorso? Sapete chi mi ha soccorsa? Due extracomunitari, barboni, quelli che dormono sulle panchine sotto i cartoni, i quali sono accorsi con premura e tenerezza, cercavano anche di ripulirmi chiedendomi scusa se dovevano toccarmi. Hanno rifiutato la piccola mancia dicendo: «No, Mama, cuore». Ho ricevuto una bella lezione di altruismo e umanità. Questa lettera è il mio ringraziamento per esserci, anche se è possibile non abbiano il permesso di soggiorno. D’altra parte sono i soli a cedermi il posto sul tram; altro che i nostri giovani virgulti educati al loro solo ed esclusivo benessere! Dalla caduta ho riportato una frattura al piede, ma questa è un’altra storia.
Enrica Della Piana

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“Una donna di 43 anni, madre di due figli, Sakineh Mohammadi-Ashtiani, rischia nella Repubblica Islamica dell’Iran l’esecuzione per lapidazione (dopo aver ricevuto come “punizione” pubblica, e in presenza di uno dei suoi figli, a titolo di “esempio”, 99 colpi di frusta)”.
“I suoi crimini agli occhi delle autorità politico-religiose di questo paese? L’adulterio, che non è un crimine né un delitto. Ma, soprattutto, la presunta complicità in un omicidio che è stata costretta a confessare, talmente costretta che ha poi subito ritrattato”.
“Cosa bisogna pensare di questi metodi diretti a estorcere pretese verità? Noi, firmatari di questo testo, facciamo appello dunque alle autorità iraniane perchè mettano fine a questo tipo di procedure, oltre che a queste punizioni inique e barbare.
Ci uniamo a tutte le iniziative già intraprese dalle organizzazioni di difesa dei diritti dell’uomo, quali Human
Rights Watch e Amnesty International, a favore della signora Sakineh Mohammadi-Ashtiani”.
“Per il rispetto della dignità e della libertà di tutte le donne iraniane”.

La Farnesina si sta impegnando per vie diplomatiche con il governo iraniano.  La fotografia della donna iraniana condannata alla lapidazione è esposta da oggi sulla facciata di Palazzo Vecchio.

Sono oltre 40.000 le firme raccolte nel giro di tre giorni dai lettori di Repubblica per chiedere al governo iraniano di non eseguire la condanna a morte per lapidazione nei confronti di Sakineh Mohammadi-Ashtiani. E si moltiplicano soprattutto in Italia e in Francia le iniziative a favore della donna di 43 anni, madre di due figli. (altro…)

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Il presidente francese Sarkozy è in difficoltà, accerchiato da scandali morali e inchieste giudiziarie, con la sinistra di Daniel Cohn-Bendit che cresce. In questi momenti un leader populista e reazionario che fa per scacciare fantasmi e tentare di recuperare? Rispolvera gli arnesi dell’insicurezza sociale, della tolleranza zero, del pericolo dei barbari alle porte, il problema degli “ultimi” da smaltire. Attraverso rigurgiti razzisti e securitari il presidente francese tenta di recuperare consenso praticando l’espulsione dei rom. L’azione francese viene subito colta dal ministro dell’interno italiano. Il pregiudicato leghista Roberto Maroni è politico abile, volto presentabile e istituzionale di un partito a tratti eversivo. Spalleggiato in pieno dal sultano di Arcore e supportato dalla propaganda di regime è capace di nascondere, con tecniche simulatorie, l’effettiva condotta che il governo sta attuando nel mancato contrasto al crimine. Maroni, Berlusconi e Alfano utilizzano il lavoro di magistrati e forze dell’ordine che arrestano criminali e realizzano sequestri e confische di beni mafiosi per dire che è merito del Governo.
In realtà, il Governo sta attuando leggi e provvedimenti che favoriscono il crimine e quello organizzato in particolare: vendita all’asta dei beni confiscati, processo breve, legge bavaglio, scudo fiscale,
dipendenza del pubblico ministero dall’esecutivo, modifica della legge sui collaboratori di giustizia. Il ministro è abile nello stesso tempo – in un momento in cui la maggioranza naviga a vista, con il partito dell’amore che si è trasformato in partito dell’odio – a fruttare la criminalizzazione delle minoranze attuata dall’Eliseo. (altro…)

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Nuovi arrivi da Saturno. Dopo Passera e Mancuso, l’astronave che riporta in patria gli italiani reduci dallo spazio, praticamente una navetta, ci ha restituito ieri Uòlter Veltroni. Il quale, appena atterrato, ha scritto una lettera agli italiani: “Scrivo al mio Paese e vi dico che cosa farei”. E, per risparmiare sull’affrancatura, l’ha mandata al Corriere. Il genere epistolare non deve stupire: tutti i migliori comici, da Totò a Peppino, da Benigni a Troisi, ne han fatto largo uso. Totò, salendo sul wagon lit, chiamava a raccolta “fuochisti, macchinisti, ferrovieri, frenatori, uomini di fatica”. Uòlter, scendendo dall’Ufo, si rivolge “agli italiani che tornano a casa”, ma anche “a quelli che non si sono mossi”; a quelli che non si sono mossi “perché lavoravano”, ma anche a quelli che non si sono mossi “perché non possono lavorare”; “agli imprenditori”, ma anche “ai nuovi poveri italiani” (a quelli vecchi no). A tutti rammenta che “in fondo due anni fa quasi 14 milioni di italiani fecero la croce sul simbolo che conteneva il mio nome come candidato premier”. Ecco, 14 milioni di croci sul suo nome. Ma lui non sospettò nulla. Anzi seguita a interrogarsi su quella banale questione aritmetica che gli negò la vittoria: “Se un milione e mezzo dei 38 milioni di votanti avesse scelto il centrosinistra riformista invece di Berlusconi, ora saremmo noi a guidare il Paese. Ma non è successo, per tanti motivi. Come cercherò altrove di approfondire, credo più per ragioni profonde e storiche che per limiti di quella campagna elettorale che si concluse col risultato più importante della storia del riformismo italiano”. Ha perso, ma è come se avesse vinto (infatti ora spiega come si vince: “No a sante alleanze anti-premier, così si perde”, parola di esperto). Comunque non è stata colpa sua. Due anni su Saturno non gli son bastati per capire cosa accadde nel 2008, ma cercherà “altrove di approfondire”. (altro…)

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Imperdibile Mostra di pittura, dal 18 al 30 agosto 2010, presso la Sala Braschi di Subiaco (RM), dell’artista sublacense Marco Orlandi, le cui opere, pitture e poesie, si stanno imponendo all’attenzione del grande pubblico.

Artista versatile, che ha già avuto numerosi e importanti riconoscimenti, somma al poetico realismo di figure, frammenti e delicati fraseggi cromatici il senso di una lirica astrazione non lontana dal dramma del sentimento. Pittore e poeta, impegnato in entrambi i fronti della ricerca espressiva, ha il merito di saper proporre, con l’aurea parzialità del vero artista, gli interrogativi e i dubbi cruciali della nostra tormentata modernità.

“Il mio lavoro è un tentativo di recuperare il senso delle cose a prescindere dal loro contesto e libere da ogni relazione. Per me questo è il modo privilegiato di godere della loro essenza che è unità con la forma che le delimita. forma e sostanza sono la medesima cosa. Il silenzio è la misura privilegiata per comprendere il mondo eppure sembra ci sia una paura incontrollabile del silenzio, dell’ascolto di sé, del colloquio con la propria interiorità. Non si tratta esclusivamente di suoni, di onde sonore: il rumore colpisce anche l’occhio, ed è il rumore assordante dei messaggi, delle scritte, dell’insaziabile desiderio di esserci ed urlare con lettere cubitali la propria esistenza.

L’imbarazzo del silenzio si trasforma nell’imbarazzo per il vuoto materiale, per cui bisogna assolutamente riempire spazi, abbellire pareti, urlare di sé. Bisogna amplificare la propria visibilità, la propria esistenza.

O non si è.”

L’Artista ha recentemente pubblicato, per l’edizioni Aracne, una nuova versione aggiornata della raccolta di poesie “Il Mare Dentro”.

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Sei donna affascinante,
dura e dolcissima,
forte e fragile,
inquieta eppure immobile
come la roccia che sostiene il mondo.
Sei la rosa
e tutte le sue spine,
le prime luci dell’alba
e la penombra
che avvisa la notte.
Sei tutto ciò che c’è
e ciò che manca,
sei l’invisibile forma dell’anima,
che porta il cuore altrove.
Ora mi manca
quel tuo sorprendente sorriso.

Marco Orlandi

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