Duetto Fazio-Saviano:
Vado via perché preferisco i paesi dove ci si può annoiare
Resto qui perché non ho castelli ad Antigua.
Resto qui per scoprire chi è stato.
Vado via perché non voglio più chiedermi cosa c’è sotto.
Resto qui per vedere lo Stato conquistare il sud.
Vado via per non voglio vedere le mafie comandare.
Resto qui perché non voglio le mafie comandare.
Vado via perché non sopporto gli applausi ai funerali.
Resto qui perché mi hanno fatto un regalo Benigni e Abbado.
Resto qui perché mi hanno fatto un regalo tanti e ho fame.
Vado via perché non voglio veder crollare altri pezzi di Pompei.
Saviano (con la bandiera italiana in braccio): l’unità d’Italia, un sogno per un paese libero
Chi pensa di spaccare il nostro destino distrugge un grande sogno: vedere da Friuli a Calabria in un’unica lingua la possibilità di disegnare un destino diverso.
Il paese ha voglia di fare, vuole smettere di pensare che i più bravi arrivano ultimi ma pensare che arriveranno primi. Di fronte al fango e alle baggianate dei siti, rispondere a tutto questo non ci importa. Andiamo avanti: costruire questa Italia significa essere eredi dell’Italia,
Ho sangue del sud e del nord, ho antenati repubblicani e mazziniani. Quei giovani credevano che l’unità per un paese libero. Mi piacerebbe recitare questo giuramento della Giovine Italia.
23.04 riprende a parlare Saviano
Ha la ‘prima bandiera italiana’: è più di un simbolo. Da meridionale mi piace ricordare che è traccia di un sogno e non è retorico quello che dico. L’Italia unita, di Mazzini, Pisacane, di pensatori repubblicani, non era solo l’unità di regioni vicine né intese di aristocrazie, per loro l’unità era l’unica condizione per emancipare il popolo italiano dall’ingiustizia. L’unità non può che essere quella strada.
Spaccare il paese: è un discorso insostenibile.
Abbado conclude: la cultura è come la vita e la vita è bella. Dov’è Roberto?
La cultura è un bene comune primario come l’acqua, i teatri le biblioteche i cinema sono come tanti acquedotti.
Il musicista ricorda di aver assistito a un concerto quando era bambino. Non pensavo di fare direttore, né adesso – sorride – mi piaceva l’idea di ricreare la musica.
Come la cultura aiuta concretamente? Abbado cita il sistema Abreu delle orchestre venezuelane che strappano bambini alle strade e annuncia un suo concerto con loro a Roma.
Fazio esemplifica i danni alla cultura, al paese, mostrando le foto della casa crollata di Pompei.
Claudio Abbado: la cultura ci salva
Alle 23 arriva il direttore d’orchestra. Dice: “La cultura arricchisce sempre, permette di superare tutti i limiti, siamo riusciti a fare la Jugend Mahler Orchestra, chi ama la cultura si batte ogni razzismo, quando abbiamo fatto la Mozart o la Luzern musicisti da tutti i paesi. La cultura permette di distinguere tra bene e male, di giudicare chi ci governa, salva, i miei figli e la cultura mi hanno aiutato a guarire dalla malattia. Fazio chiede perché. Il loro affetto mi hanno aiutato dal lato umano e moralmente, racconta il direttore d’orchestra in maglione blu. Mi sono trovato a vivere”.
Fazio vuole ringraziare Benigni. E dice a Saviano che uno degli uomini di scorta dello scrittore aveva lacrime agli occhi. Annuncia Claudio Abbado. Dopo gli spot pubblicitari.
Benigni esce di scena tra gli applausi
Lo show di Benigni continua. Dice che “Vieni via con me” la conosceva era di Paolo Conte. Canta il ritornello “Wonderful” della canzone. Balla. Si inchina. Esce.
Benigni inneggia a Saviano
Al nostro presidente del consiglio dico: quando si scrive del male e si va a fondo, si impara, si impara dalle favole, dai sogni, dalla fantasia. Le fiabe dicono male. Non dicono che esistono i draghi ai bambini, lo sanno, ma che i draghi possono essere sconfitti ed è quello che fa lui (indica Saviano): noi sappiamo che c’è la camorra e il male: è una cosa straordinaria.
Tra le poche cose dette di sbagliate da Silvio. chi scrive sulla Camorra e sul male fa male. Invece Dante: ha scritto cose terribili, e chi ricordava di chi ha scritto lui? Bisogna guardare in faccia il male
Finito lo show solista di Benigni, l’attore si ritrova con Saviano e Fazio. Sullo scrittore dice: è felice di lavorare per la giustizia, diffidiamo degli infelici. L’ho conosciuto, ero con Abbado, è bello. Andiamo a cena. Dietro lo sguardo si muovevano tanti di quei mondi. Questo ragazzo qua, che gli voglio bene, gli voglio cantare una canzone napoletana, ‘era di maggio’… chissà che diranno a Casal di Principe.
Scrivi un libro pure te. Mai si uccide. Anche per un ideale non si raggiunge mai nulla, si ammazza una persona e se stessi.
Come diceva Leone, un uomo con una pistola che incontra uno con la penna (nei film del regista si diceva il fucile, ndr) è un uomo morto.
Benigni: poveretto, mignotte vendetta della mafia
L’attore resta in camicia, se la toglie quasi, balla.
Benigni intona uno swing -rock: è mio Confalonieri e il Giornale, fra tre anni il Quirinale. E’ tutto mio, faccio sul serio, Palazzo Chigi, Grazioli, Madama. E’ tutto mio, Minzolini, Rosy Bindi, e sono mie le poesie di Sandro Bondi. Le barzellette. E’ tutto mio, ma quanto costa questo cazzo di pianeta. Poi compro io, sarebbea dire me stesso.
Bindi, devi sacrificarti, ti travesti e salvi la nazione. Qui si va al manicomio. Ghedini, ti voglio bene, vedo la fatica. Poveraccio. La fatica. Niccolò, Angelino, perché non vi riposate un po’: fare leggi per lui, potremmo andare insieme ai suoi castelli ad Antigua, ci liberiamo, ci facciamo uno spinellone con una parrucca rasta. (se la mette).
Bindi, vai da lui. Poi se ti beccano dici che sei la socera di Zapatero.
Ha ragione Bersani: batterlo politicamente, non con queste storie, la prossima volta va beccato con una minorenne del Pd. O Rosy: sacrificati, tu gli garbi.
Ruby, non si capisce tutto questo ingranaggio. Ha ragione Bersani. Basta. Ma lui ha detto che non sapeva che era minorenne. La D’Addario: non sapeva che era una escort. Lei è andata da lui, è rimasta, andata a letto con lui, poi lui gli ha datto mille euro, e lui si è chiesto ma che mestiere farà questa? Guardate che è difficile.
Ruby non si capisce, dice che l’ha portata Fede. Emilio da te non me lo aspettavo. Fede, denunciato per sfruttamento prostituzione, lo dicevo da anni, Fede lo vedo, sfruttato da anni.
Ruby minorenne d’Egitto, Silvio ha pensato subito a Mubarak. Silvio sai che ti vogliamo bene, dimettiti, scherzo. Tutte queste storie di donne sono montature dei giornali.
Ho studiato il caso Mills. Intricatissimo. Mills corrotto da uno che lavora per Berlusconi ma non si capisce chi è il mandante: è difficile. Sarà la Carrà.
Il Giornale: sta dimostrando che la Costituzione è gay. Silvio devi tirarti su , ci sono cose belle. Ora con questa Ruby non si capisce niente.
Lui dice tutti ce l’hanno con lui, pensa fosse di sinistra, anche la Costituzione, se lo fosse anche il Pd come s’arrabbierebbe.
Poi ricordate le notizie di questa estate? Al telefono intercettati parlavano di Cesare. Quando hanno parlato di Piercesare i magistrati hanno capito.
B. ha detto che questa cosa è una vendetta della mafia. Saviano, tu che hai ogni sera la sfilata delle miss? Ora si vendicano così. Ora torna a casa e trovi tre escort in bagno. Ho il terrore. Immagina il terrore del caposcort: quattro escort in cucina, maledetto Provenzano. Due mignotte in bagno. Poi in giardino. C’è Bossi? Ancora dietro il cespuglio. La mafia quando si vendica fa cose tremende. Mafiosi vendicatevi, siete bestie, sterco, vendicatevi con me, fate schifo maledetti mafiosi. Vi do l’indirizzo non fatemi trovare due brasiliane.
Parlo solo di politica, Ruby
Fini detto la crisi, Bossi dietro il cespuglio. C’è questa crisi micidiali: Silvio non ci abbandonare, io , Santoro, l’Unità, Repubblica, non si lavora più, Ghedini tornerebbe ai film horror, tieni duro.
Questa Ruby: se queste notizie venissero confermato ma io non credo. Questa minorenne, una minorenne marocchina, se queste notizie venissero confermate ma io non ci credo, dice che c’è un presidente del consiglio che è stato con una minorenne che per ragioni di età non date generalità del presidente.
“Io sono stato l’iniziatore degli elenchi, ne ho uno anch’io: le donne di Berlusconi, non bastano due ore…
Masi: gli ospiti vengono gratis, abbiamo brindato, lui portato bicchiere, io bottiglia champagne. Ma lui non prende stipendio. Un lavavetri mi ha dato un euro.
Arriva Benigni, musica felliniana
Fazio: si dice che è meglio amare le ragazze che essere gay. Vendola: è molto meglio essere felici
La serata si poggia sugli elenchi. Come ‘exempla’, classificazioni. Dell’amore omosex. Vendola: sono infiniti gli elenchi del silenzio e del dolore. E cita Oscar Wilde:
Saviano legge cose che etichettano come gay dalle sue parti, il caseratno: dal limone nella birra all’ombrellone da spiaggia, scarpette sugli scogli a farsi punture da sdraiate. L’ombrello – Fazio stupisce – e il fior di fragola, il caffè macchiato, tirare di coca, i mocassini. Gli esempi fioccano. Vendola si dice confuso: ma, così non so più cos’è un omosessuale.
Vendola legge
Pederasta, buggiarone, ricchione, buco, bucaiolo, onanista, finocchio, culo, fregagnolo, checca, checca fracica, isterica, persa, criptochecca, culattone. Alcuni degli epiteti letti dal leader di Sel.
Ore 21.50, si riparte
Ore 21.46, finisce la prima parte
Il monologo di Saviano
Il governo è già caduto ma non si fa passo avanti perché si ha paura della macchina del fango.
Rievoca l’attentato di Capaci. Falcone guida al posto dell’autista, sovrappensiero stacca le chiavi, l’auto si inchioda, scoppia il tritolo. Tutti diventano grandi amici di Falcone. Ma c’è un ricordo di Ida Boccassini: non c’è stato uomo in Italia che ha accumulato più sconfitte di Falcone. Bocciato anche al Csm. Eppure si celebra la sua esistenza come se fosse stata premiata. La sua fiducia è stata tradita con malignità.
Saviano cita Il Resto del Carlino che gli dice: non sei bravo, solo famoso. Ma il pool, annota Saviano, sapeva comunicare, e non glielo hanno perdonato, quelle storie che arrivavano a tutti voleva dire che le cose cambiavano.
Il programma manda uno spezzone: Falcone da Santoro e Costanza in un programma uniti. E c’è chi dice al magistrato che l’aria gli fa male e lo accusa di mancanza di indipendenza. Falcone si difende, e chi lo contesta è un avvocato, gli dice che non apprezza che il magistrato sia nei palazzi. Quest’accusa, di mancata purezza, registra Saviano, veniva anche dalla sinistra.
Saviano racconta di Falcone chiamato a Roma e Andreotti. Il magistrato ha fiducia nelle istituzioni, più forti per lui della politica. E allora vuole permettere allo Stato di costruire un ufficio contro la mafia.
A un programma da Augias, una ragazza gli chiede se è vivo chi lo protegge? Falcone dice: se non muori in questo paese la colpa è tua. Infatti in questo paese, chiosa Saviano, accade proprio così. Con toni pacati e teatralmente scanditi lo scrittore inquadra come il magistrato fu isolato mediaticamente. Anche Sciascia, dice Saviano, ci cadde. E altri scrissero in leggere anonime: Falcone era un opportunista e per questo è diventato procuratore. Lui invece veniva messo da parte, doveva fare anticamera per ore per aspettare di essere accolto dal procuratore. E questo comunica che il magistrato non contava più, indica Saviano.
Falcone – narra lo scrittore – fu “cacciato” per invidia per il suo talento. Uno stillicidio. Una borsa di tritolo trovata dov’era in vacanza. Ma tutti, politici e non solo, dicono, che la mafia non sbaglia.
Racconta della guerra al pool per delegittimarli.
Grazie al pool l’Italia scopre Cosa nostre ma le scorte dei loro magistrati “pesano” e una signora scrive una lettera a un giornale. Tutti i giorni la mattina e la sera vengo assalita da sirene della polizia che scortano i giudici. È mai possibile che non si possa riposare o un programma televisivo? (legge la Finocchiaro). Perché – scrive la signora – non si costruiscono villette ai margini della città?
Mi rivolgo ai giovani. Mi piacerebbe raccontare di una persona che ha una macchina del fango gigantesca. E questa persona non è stata possibile fermarla con il fango: è Falcone.
Cita il caso Boffo: l’omosessualità usata per “punire”.
L’obiettivo della macchina del fango è dire: è tutto la stessa cosa. E se criticate il vostro privato divenrterà pubblico.
Se qualcuno di fotografo al bagno, tutti ci andiamo, perdi credibilità. Tutti ricorderanno quella foto. Eppure non c’è nulla di male. Ma ci sono limiti e sono i fondamenti della democrazia. Una cosa è la privacy, una è scegliere le proprie amiche da candidare. O finire nelle mani di estorsori.
Ho l’ossessione della macchina del fango, la democrazia è in pericolo se ti poni contro certi poteri e contro questo governo parte la macchina del fango sulla tua vita privata. C’è differenza tra inchiesta, che si basa su più informazioni possibile, e diffamazione che usa un solo fatto e lo usa contro la persona.
Fabio Fazio elenca definizioni di Saviano: autore di successo, eroe, pazzo, impostore, vile, porco professionista dell’antimafia, infame, fascista, comnista, simbolo, sex simbolo, paladino ebrei, noto millantatore, una merda, una speranza per tutti, un papa straniero, un intellettuale, uno che meno male che c’è.
Fazio legge elenco prostitute a Pompei prima eruzione
Quelle per le strade di campagne, quelle nelle taverne, le passeggiatrice, le ‘galline’, quelle che vendevano anche dolcetti allusivi, le lupe che attiravano clienti.
Angela Finocchiaro legge elenco inviato da una 80enne al sito, ex operaia ed ex contadina con 500 euro di pensione che spera ancora in un’Italia più giusta.
Una suora dice perché a Torino va eretta una moschea. Il programma indica subito quali traiettorie e valori intende prendere.
Una neolaureata legge i suoi infiniti lavori
Applausi, inizia il programma. Fondo rosso, Fazio legge:
Niente sigla, Fabio legge e fa pensare ai nostri governanti “L’italiano ha un tale culto della furbizia che ammira chi è furbo”. Cita Churchill, Mussolini, Flajano sui parenti e cognati, gli italiani fatti così, vogliono che qualcuno pensi per loro.
Si va in onda
PRIMA DI ANDARE IN ONDA
Restare in Italia o andare via? È questo il tema della prima puntata di «Vieni via con me», il programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano di cui va in onda su RaiTre stasera il primo di quattro appuntamenti. A poche ore dall’inizio del programma Fazio osserva: «Chiunque non sia un mistificatore sa che questo è diventato un paese invivibile. Il disagio è diffuso, andarsene può essere un segno di resa, oppure l’unica via di uscita». Ma non è un invito a gettare la spugna. «Il nostro è un programma patriottico, quando si ama si dice la verità».
Quattro puntate, in cui si racconterà dell’Italia di oggi: delle sue contraddizione, dei suoi problemi e delle speranze per cambiare questo Paese.
Quasi nulla trapela sull’annunciato monologo, di 30 minuti circa, di Roberto Benigni: «Farà sbellicare dalle risate. Non ha provato nulla, viene gratuitamente», si limita a dire Fazio «e quindi sarà ancora più libero del solito». Poi dice: «Ho un grande entusiasmo verso questo programma. Lavoro per la Rai e ho sempre riconosciuto a chi la dirige il diritto di decidere se fare o meno qualcosa. Se però si decide di fare, allora si fa. A un certo punto, per poter andare avanti, ci siamo molto aiutati da soli».
E su Saviano: «Il servizio pubblico ha senso perché manda in onda una persona come lui. Rappresenta l’idea della legalità, è giusto che oltre alla protezione fisica goda della protezione morale della tv di Stato».
Nell’arena di un anfiteatro greco che è lo studio di Raitre, al fianco di Fazio ci sarà Roberto Saviano, Roberto Benigni, Claudio Abbado, Nichi Vendola, Angela Finocchiaro, Daniele Silvestri, altri esponenti della società civile e persone comuni.
Con andamento teatrale porteranno il loro contributo di monologhi, di storie ma anche degli «elenchi» che la trasmissione chiede a tutti di raccontare nel sito, piccoli frammenti di storie quotidiane per un grande progetto. Il governatore della Puglia farà un elenco sui modi di dire gay.
Intanto lo scrittore napoletano interviene oggi con una dura requisitoria contro i vertici Rai per dire, «vorrei rivolgermi ai giovani stasera per spiegare che la macchina del fango non è nata oggi ma lavora da tempo». In altri termini: «se ti poni contro certi poteri questi risponderanno sempre con un’unica strategia: delegittimare» il rivale agli occhi dell’opinione pubblica.
Una «disinformazione che è più sottile della semplice calunnia». E insomma, sottolinea Saviano, «la macchina del fango è il tema della prima puntata». A cominciare a quanto pare dai meccanismi Rai: Saviano parte con un j’accuse alla dirigenza relativo alle difficoltà che hanno circondato l’avvio del programma. «Se fossimo stati in silenzio accettando le condizioni che la Rai di Masi ci stava dando» scrive Saviano, avrebbero realizzato un programma che non era quello che avevano in mente. E parla del «nuovo meccanismo della censura»: «Porre difficoltà alla realizzazione di un progetto, ma nell’ombra» e «poi far parlare i fatti»: andate male, non vi guarda nessuno, avete fatto ascolti da terza serata».
Il sistema secondo Saviano prevede «togliere i mezzi perché la qualità si affermi, ridurre luce perchè resti in ombra il discorso, questo il nuovo modo per far morire in televisione tutto ciò che può essere cultura». E la requisitoria prosegue parlando delle «balle sui compensi dette in un Paese come il nostro, che campa con stipendi da fame». E ancora: in ultimo «le prove durante le quali, per quanto blindate, cercano di ficcarsi persone pronte a riportare il minimo dettaglio». E conclude: »È per questo che siamo qui, per provare a raccontare quella parte del paese, che è la più grande, che ha voglia di ridisegnare questa terra».
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