Tutti i giornali, i telegiornali, i siti del mondo parlano del nostro Paese. Pochi grammi di sollievo (pensando che forse questa volta Lui non riuscirà a venirne fuori) non compensano la tonnellata di amarezza che ci grava addosso. Primi al mondo a ritrovarci con un capo del governo chiamatoa giudizio per un reato che mette disagio, e per una vicenda che mette tristezza. Il sentimento di impotenza (un genere di impotenza nei confronti della quale non vale alcun viagra, alcuna alchimia) è fortissimo, perché se davvero sarà una sentenza – anche la più giusta delle sentenze – a fermare l’ avventura di Silvio Berlusconi, la politica ne uscirà comunque sconfitta.E ne usciremo sconfitti noi italiani, quelli che gli hanno creduto per fede o per calcolo, quelli come noi che in vent’ anni non sono stati capaci di smontare il potere delirante di un uomo solo. Il breve interludio di Prodi, la cui civile normalità viene ora rimpianta anche alla luce della madornale smodatezza del suo predecessore e successore, non vale a sanare un bilancio disastroso. Non è questione di destra e sinistra. È questione di una misura smarrita, di un’ intelligenza collettiva disattivata. Non mi sento, in questo senso, meno sconfitto e meno smarrito dell’ ultimo dei suoi adulatori. Guardo lo stesso incidente dalla parte opposta della strada.
Da La Repubblica del 16 febbraio 2011.
Non sono una ipersensibile. Ma quando ho visto La Russa dare calci al giornalista di Anno Zero per poi gridare “mi sta dando calci, ma che fa?!” ho pianto per la rabbia.
Ma dove siamo finitii? Ma chi ha permesso a questi esseri di arrivare dove sono? Perchè sopportiamo che mentano di fronte all’evidenza?
Come si può continuare a votarli consapevoli di tutto questo? Perchè promettono “meno Stato”? Perchè la loro impunità speriamo che possa diventare quella di tutti?
Altro che lacrime.
Tunisini, venite a liberarci…