In settimana Consiglio dei ministri su dismissioni e Sud. Mercoledì è stato convocato l´Ufficio di presidenza Pdl per la stesura di una prima bozza. Ma sulle liberalizzazioni attese resistenze degli onorevoli avvocati e medici.
ROMA – È già una road map d´emergenza. Il premier Berlusconi che sull´economia, e sulla tenuta dei mercati, nelle prossime ore si gioca la sopravvivenza, la detta senza consultazioni e senza alcun coinvolgimento del ministro Tremonti, che considera (e preferisce tenere) fuori dai giochi. «Dobbiamo lanciare un segnale rassicurante a Bruxelles e a Francoforte subito, questa settimana, voglio partire per il G20 con il varo dei primi provvedimenti promessi» ha scandito al segretario e ai capigruppo Pdl.
Il «varo», questa la parola chiave, non approvazione in Parlamento. Perché per la trasformazione in legge il cammino è tutto in salita e colmo di insidie. Dismissioni e un piano di investimenti per il Sud, in cima all´agenda. Ma la via di fuga individuata è uno o più decreti da portare in Consiglio dei ministri. E «venderli» come misure già adottate ai vertici Ue. Non sarà facile, visto che Bruxelles ha già chiesto uno scadenzario con tempi parlamentari certi per l´approvazione delle varie misure. Palazzo Chigi ha allertato informalmente i ministri per giovedì mattina, poche ore prima che il Cavaliere parta alla volta di Cannes, destinazione G20. In quella sede, i leader europei cercheranno di convincere i paesi emergenti a partecipare al salvataggio della zona euro. Ma perché questo avvenga è necessario che il programma sia credibile e che le economie più a rischio dimostrino di essere in grado di mantenere gli impegni. Grecia e Italia in testa.
Silvio Berlusconi è rientrato ieri mattina ad Arcore dalla Sardegna, dove si è trattenuto solo mezza giornata. Domenica in famiglia per festeggiare i quattro anni del nipote Alessandro, figlio di Barbara. Nel pomeriggio le poche telefonate di lavoro hanno preparato il tour de force della settimana. Che si aprirà con i riflettori puntati su Piazza Affari e sulla tenuta dei titoli, l´allarme per un nuovo assalto speculativo resta altissimo. Per mercoledì è stato convocato l´Ufficio di presidenza Pdl per la stesura di una prima bozza delle misure che l´indomani il Consiglio dei ministri farà proprie. La fiducia per ora è solo un´ipotesi, anche per non scatenare subito la reazione delle opposizioni. Quel che è certo che si tratterà di più provvedimenti, sotto forma di disegni di legge e di decreti che dall´8 novembre il Cavaliere illustrerà alle Camere. Lo scadenzario imposto da Barroso e Van Rompuy è perentorio. Liberalizzazioni «entro due mesi» e dismissioni a stretto giro.
A Palazzo Chigi la «cabina di regia» è al lavoro sul piano di investimenti per il Mezzogiorno e, appunto, sulle dismissioni. La vendita degli immobili ai privati riguarderà per lo più gli uffici occupati dalla pubblica amministrazione. Interi edifici e appartamenti che lo Stato dovrebbe vendere a società o privati con l´obiettivo di mantenervi gli uffici, versando ai nuovi proprietari canoni d´affitto. Un piano al quale sta lavorando il ministero dell´Economia e che, nelle stime, dovrebbe portare in cassa 5 miliardi l´anno per tre anni. Il primo scoglio vero saranno invece le resistenze dei 44 avvocati, 13 medici e del notaio che affollano le file del Pdl in Parlamento e che sono tornati sul piede di guerra contro la liberalizzazione delle professioni. Che rientra nella primissima tranche di scadenze imposta dall´Unione europea all´Italia. Nelle conclusioni del documento con cui è stato chiuso il Consiglio europeo di mercoledì, l´indicazione è chiara: «Abolizione delle tariffe minime nei servizi professionali». A dispetto della lettera italiana che si fermava a generiche «altre misure per rafforzare l´apertura degli ordini professionali». Sarà battaglia. Quando con la prima manovra di luglio il governo ha provato a mettere mano alla materia, 22 senatori-professionisti pidiellini hanno scritto una lettera: «Non lo votiamo», coperti e difesi dal ministro-avvocato Ignazio La Russa: «Non mi sembra materia da inserire in un decreto». Nel giro di cinque ore, l´emendamento è stato ritirato. Ora il governo dovrà riprovarci. Nonostante i numeri che vacillano a Montecitorio e quelli che si assottigliano al Senato, dove si fanno ancor più critiche le posizioni di alcuni pidiellini, da Pisanu a Saro, dove il sindaco Stancanelli si è dovuto dimettere lasciando il posto al finiano Nino Strano e dove sono incerte le mosse di Carlo Vizzini. «Il centrodestra resta coeso e adesso si cominciano a realizzare gli impegni presi – dice sicuro il vicecapogruppo Pdl Massimo Corsaro – Vedremo piuttosto che atteggiamento responsabile terranno le opposizioni». L´eventuale fiducia all´orizzonte non aiuterà il dialogo.
Da La Repubblica del 31/10/2011.
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