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Archive for novembre 2011

MOVIMENTO ACQUA.  Con la riuscitissima manifestazione nazionale del 26 novembre scorso, il popolo dell’acqua ha segnato un importante punto politico. Sappiamo tutti che non era facile, per diversi motivi: il fallimento della giornata del 15 ottobre, la fine del governo Berlusconi, l’esclusivo e ossessivo accento sulla triade crisi/debito/rigore, potevano costituire un cocktail che, unito all’attacco diretto dei poteri forti contro il risultato referendario, avrebbe potuto sfiduciare qualsiasi tentativo di ripresa della mobilitazione. Così non è stato, e le diverse decine di migliaia di donne e uomini che, da ogni parte d’Italia, sono giunte a Roma, hanno colorato le strade di allegria e determinazione, di creatività e consapevolezza. Il movimento per l’acqua c’è e indietro non si torna. Ma la piazza del 26 novembre ha anche dimostrato l’autonomia del movimento per l’acqua. Un movimento che, avendo chiari i propri obiettivi e un comune linguaggio della trasformazione sociale, mantiene alta la propria capacità di mobilitazione, non cedendo all’illusione che l’uscita dalla crisi possa avvenire attraverso i cambiamenti del quadro politico-istituzionale, bensì con la forte consapevolezza che solo una società in movimento potrà determinare un altro futuro per tutte e tutti. (altro…)

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IL CDA VOTA UN PRIMO TAGLIO DI 85 MILIONI ALLE SPESE
La Rai non riesce a vendere gli spot del Tg1.
Non c’è un euro. E per rimediare, meglio tagliare: le sedi estere, le testate giornalistiche, i programmi sportivi. Mai cacciare chi provoca danni economici e d’immagine, però. Con un bel paradosso: il Cda di viale Mazzini approva un piano di rientro per 85 milioni di euro (che si sommano ai 70 di una prima manovra), mentre il Tg1 di Augusto Minzolini ripete minimi storici imbattibili per il passato, presente e futuro Rai. E la Sipra che denuncia al Fatto:“Facciamo fatica a vendere la pubblicità del telegiornale di Rai1”.


Ieri il Consiglio di amministrazione ha votato senza contrari e astenuti il palliativo studiato dal direttore generale Lei: Rainews si fonde con Televideo (per riflettere la redazione unica di Mediaset, roba vecchia), meno corrispondenti in giro, meno risorse per il prodotto. Un buon calmante, nulla di più, per sistemare i 350 milioni di euro di debiti, i 700 di esposizione bancaria, nonostante sei anni fa le casse fossero piene. (altro…)

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Tra le 191 industrie pesanti che nel 2009 hanno inquinato maggiormente l’aria in Europa c’è la Centrale termoelettrica Federico II di Brindisi che si piazza al 18esimo posto dietro industrie tedesche, polacche e francesi. In quella stessa centrale ogni anno si tiene un mega concerto a porte aperte.

La classifica che comprende 622 industrie è stata redatta dall’ EEA, l’Agenzia Europea per l’ambiente, che accanto alla hit presenta anche il conto e nel suo dettagliato foglio Excel per ogni industria si trovano i costi ambientali in euro. In totale in Italia inquiniamo per oltre 22milioni di euro. Si tirano così le somme sia dei volumi di C02, azoto, PM10 emessi, sia le somme dei costi sanitari e ambientali dell’inquinamento: a essere più care le industrie che producono energia. (altro…)

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Vorrei segnalare a tutti coloro che nei giorni scorsi si sono sperticati in appassionate adesioni alla giornata internazionale contro la violenza sulle donne le brevi riflessioni che seguono.
Esercitare violenza nei confronti di qualcuno non consiste soltanto nel picchiarlo, ammazzarlo, torturarlo, perseguitarlo, stuprarlo, ridurlo fisicamente in schiavitù: costituisce violenza, evidentemente, anche privare quell’individuo della possibilità di esercitare i propri diritti fondamentali, primo tra tutti quello di disporre del proprio corpo, senza dover subire divieti, ostacoli e condizionamenti. (altro…)

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Lenzuola grigie davanti a Palazzo Marino per chiedere a sindaco e giunta che li ridipingano di arancione. Domani mattina alle undici il movimento referendario e le associazioni ambientaliste milanesi (Wwf, Italia Nostra, Mamme Anti-Smog, Legambiente) daranno vita al loro primo presidio davanti al Comune dell’era Pisapia. Sono delusi dalla marcia indietro del sindaco sulle misure antismog. Ne parliamo con Enrico Fedrighini, verde e portavoce di «Milano si Muove».
E’ il primo presidio contro Pisapia dopo l’entusiasmo della primavera milanese?
Non è contro Pisapia, ma del popolo inquinato di Milano. Parlo di quella base civica e non intruppata che ha sostenuto e sostiene il sindaco. Chiediamo un rilancio sul tema dello smog e del traffico. (altro…)

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GIUSTIZIA. Il programma della ministra: interventi limitati, e non nuovi, per diminuire le reclusioni.
«L’amnistia è fuori dalla portata del governo». Severino riconosce il dramma ma si pone obiettivi limitati. E resuscita pure il braccialetto elettronico. Però di giustizia si discute ROMA. La scena è vagamente surreale. Smessi i panni di ministro, Carlo Giovanardi torna senatore in commissione giustizia con la missione impossibile di difendere la legge sua (e di Fini) in materia di droghe, sostenendo a dispetto di tutte le statistiche che non si tratta di una legge che riempie le carceri. Lo contestano e lo interrompono altri senatori della ex minoranza, oggi però alleati di Giovanardi. Il Pd trova il coraggio di ipotizzare, con la senatrice Della Monica, una correzione «minima» della Fini-Giovanardi. È il giorno della presentazione del programma del governo sulla giustizia e si finisce a discutere di carceri. Merito della ministra Paola Severino che decide di partire dalla condizione insostenibile dei detenuti. Anche se lo fa evitando di pronunciarsi sull’amnistia e ipotizzando rimedi parziali. Ma il cambio di registro è netto: i senatori parlano per due ore senza che vengano fuori accuse di uso strumentale delle leggi, da una parte, o dei tribunali, dall’altra. (altro…)

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Manovra da 20 miliardi. Lavoro, spunta il contratto unico.   Si studia l´assunzione a tempo indeterminato dopo tre anni di lavoro. 

ROMA – La manovra vola verso i 20 miliardi e il governo stringe sulle misure: pensioni e mercato del lavoro sono i dossier a cui si lavora nelle ultime ore anche in vista del confronto con le parti sociali previsto in settimana. Monti ieri ha detto che nei prossimi giorni saranno presente le linee di quella che ha definito una «complessa politica economico sociale».
Allunga il passo la riforma delle pensioni e l´intervento si fa più profondo. All´esame dei tecnici c´è il blocco del recupero dell´inflazione su tutti gli assegni che dovrebbe valere circa 5-6 miliardi; la stretta sull´anzianità che prevederebbe «quota 100» nel 2015 (65 anni + 35 di contributi o 64+36) ma soprattutto la misura sarebbe accompagnata dallo «sfondamento» della soglia di 40 anni di contributi che fino ad oggi è stata una porta di uscita a prescindere dall´età anagrafica (potrebbe salire a 41-43 anni); in discussione anche l´aumento delle aliquote per gli autonomi, l´aumento dell´età di vecchiaia per le donne (65 anni nel 2016 o 2020 invece dell´attuale scaletta che prevede l´arrivo nel 2026). Si parla anche di un contributo di solidarietà per le categorie che hanno trattamenti migliori della media (elettrici, telefonici, dirigenti). (altro…)

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Da eccesatira.blogspot.com

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Vegas (Consob): bisogna cambiare la missione della Bce. I criteri stabiliti dall´Eba sono oggettivamente discutibili. Ci stiamo confrontando con la Banca d´Italia, per sollecitare un intervento e per indurre un ripensamento. Il pericolo è che vada in tilt il circuito finanza-economia reale.

«In Italia c´è un allarme banche. Non circola più denaro. Il rischio principale è che si diffonda il credit crunch. Rispetto a questo scenario, il fallimento di qualche banca diventa addirittura un rischio secondario. Se l´illiquidità del sistema porta al blocco dell´economia, allora non fallisce un singolo operatore, ma fallisce l´Italia». Giuseppe Vegas, presidente della Consob, lancia un monito e chiama a raccolta governo, Bce e Banca d´Italia: «Bisogna agire, o sarà troppo tardi».
Presidente Vegas, dunque ha ragione Alessandro Penati, che su “Repubblica” parla di una vera e propria «questione bancaria»?
«Sulle banche italiane c´è un problema, che non può non preoccuparci tutti. Il nostro sistema creditizio, tra i suoi asset, ha titoli di Stato italiani per 160 miliardi, e titoli di Stato degli altri “Pigs” per 3 miliardi. A fronte di questo, le nostre banche hanno titoli “tossici” (essenzialmente mutui subprime) per una quota pari al 6,8% del patrimonio di vigilanza, contro una media europea del 65,3%. Ora, secondo le nuove norme di valutazione degli asset stabilite dall´Eba, siamo al paradosso: i titoli di Stato in portafoglio vengono considerati “tossici” per le banche italiane, peggio di quanto non lo siano i “subprime”per le banche straniere». (altro…)

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Ricorre nel 2012, in aprile, il centenario del Titanic, transatlantico considerato inaffondabile che colò invece a picco urtando un iceberg nell’oceano. Come cento anni fa, tante nostre certezze orgogliose, l’Europa e la sua moneta, l’America e la sua egemonia, la Cina e la sua rinascita, il Mercato e la sua ricchezza, l’Italia e il Made in Italy, rischiano di urtare iceberg vaganti, Populismo, Protezionismo, Xenofobia. L’iceberg più pericoloso resta la realtà, che dalla crisi del 2007 tanti leader, e con loro tanta parte dell’opinione pubblica, si illudono di eludere. Nel 2012 chi vincerà negli Usa le scialbe primarie dei repubblicani – il mormone Romney? il texano Perry? l’eterno Gingrich? – sfiderà il 6 novembre il presidente democratico Obama. (altro…)

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Sta diventando uno dei luoghi comuni dei nostri tempi: l´idea che l´Europa, costretta a difendere con brutali austerità la sua moneta unica, sia incompatibile con la democrazia fin qui conosciuta. Uno dopo l´altro si consumano governi, partiti, e nuovi leader vanno al comando. Son detti tecnocrati: più semplicemente, sono uomini spinti ad apprendere presto, a caldo, una nuova arte della politica. La vera questione non è l´assenza di democrazia, non è il famoso deficit democratico. Lo slogan è una magica litania, un mantra escogitato per scompigliare gli animi nascondendo loro la realtà: non la democrazia è minacciata, ma la sovranità che le nazioni europee pretendono di possedere. Tutte le nazioni, compresa quella che più di altre sembra padrona di sé e dell´Europa: la nazione tedesca. (altro…)

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Noi, sia chiaro, ci sentiamo più che mai coesi intorno al  governissimo che fa benissimo, sobri come e più di Monti e della sua signora, sempre tesi all’afflato patriottico di solidarietà nazionale che spira dal Colle, ma soprattutto molto tecnici per il bene supremo della Nazione. Ciò premesso, e reso il dovuto omaggio a Gianni Letta che ormai è monumento nazionale (sempre sia lodato), vorremmo sapere, se ancora è permesso fare domande, che diavolo c’entra l’emergenza finanziaria col  neosottosegretario alla Difesa Filippo Milone, già portaborse di ‘Gnazio La Russa che un anno fa telefonava a un dirigente di Finmeccanica per scucirgli un finanziamento per la festa del Pdl, ma soprattutto ex factotum della Grassetto Costruzioni di don Salvatore Ligresti, arrestato nel ’92 per le mazzette nelle Asl torinesi, pregiudicato per abuso d’ufficio nella Tangentopoli dell’ospedale di Asti (una stecca di 6 miliardi di lire promessa a vari politici in cambio dell’appalto); e poi ancora indagato ad Aosta, a Napoli e a Padova per altri scandali ligrestiani, da cui uscì sempre indenne fra   prescrizioni e assoluzioni. Viste le volte che ha dovuto difendersi in tribunale, è chiaro perché l’han messo alla Difesa. Ma resta un mistero in che senso sia un “tecnico”: forse in fatto di bustarelle? Chissà la festa a Palazzo Chigi, ieri, quando ha incontrato il collega sottosegretario agli Interni Giovanni Ferrara, che fino a due giorni fa era procuratore capo di Roma e indagava sulla sua telefonata a Finmeccanica.  (altro…)

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REYKJAVIK – La scorsa settimana in Islanda sono state arrestate nove persone considerate responsabili del crack finanziario che ha coinvolto lo stato islandese nel 2008, portandolo sull’orlo della bancarotta. La rivoluzione pacifica che sta avvenendo in Islanda, e di cui nessuno parla, nasce proprio nel 2008, quando il governo allora in carica decide di nazionalizzare le tre maggiori banche del paese, i cui creditori erano per la maggior parte britannici e nord americani.

E quando, per rifondere il debito contratto in questo modo dallo stato che se ne era fatto carico, intervenne il Fondo Monetario Internazionale, chiedendo come al solito tassi d’interesse altissimi e scaricando tutto il peso del debito sulla popolazione, che avrebbe dovuto pagare in 15 anni 3.500 milioni di euro al 5,5% d’interesse, lo stesso popolo islandese si espresse sulla questione con un referendum per cui si verificò una schiacciante vittoria (il 93%) di coloro che ritenevano di non dover pagare il debito. Come anche in Grecia oggi si dice, anche gli islandesi sostenevano che quel debito fosse “detestabile”, e dunque non esigibile. Per chiarire, un debito detestabile è un debito contratto dallo stato con le banche o altri istituti, che pero` non porta benefici alla popolazione, ma anzi la danneggia. Un debito simile non si può pretendere che venga pagato dallo stesso popolo che ne ha gia` subito le conseguenze in termini d’interessi sul debito pubblico. Dopo il referendum e` stata istituita nel 2010 una Commissione incaricata di stabilire le responsabilità legali della fatale crisi economica, che ha portato già all’arresto di parecchi banchieri e alti dirigenti strettamente collegati alle operazioni arrischiate. Intanto l’Islanda sta anche scrivendo una nuova costituzione, imparando dalle lezioni della storia recente, nella quale sarà inserito un regime di protezione inattaccabile per la libertà d’informazione e di espressione. Una costituzione, quella islandese, discussa dalla popolazione attraverso i forum in internet e i social network. Finalmente sembra che la gente possa decidere liberamente del proprio futuro, e che i banchieri e gli squali finanziari, per una volta, debbano restare alla finestra a guardare, se non sono già scappati.

Da NET1NEWS.ORG del 29/11/2011.

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Che altro aggiungere davanti a questa foto? Spengete la tv e “accendete” il cervello!

informazionesenzafiltro.blogspot.com

Tafanus

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Uno sta viaggiando così:

 

 

L’altro, dopo una legge ad hoc che gli consentiva di fare ciò che voleva, ha stabilito il nuovo record di ore di “voli di Stato”, viaggiando così: (altro…)

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Finirà che il Pdl voterà i “sacrifici” del governo Monti, ma solo dopo aver proclamato ai quattro venti quanto segue: l’abbiamo fatto per senso di responsabilità verso il Paese, però sia ben chiaro che il governo Berlusconi non hai messo le mani nelle tasche degli italiani e proprio per questo l’hanno fatto fuori con un colpo di mano. Poi (con la supervisione del famoso venditore di patacche) la lunga campagna elettorale di Alfano & soci suonerà la grancassa contro la moneta unica: tutta colpa dell’euro, imposto da Prodi in combutta coi comunisti, se i prezzi di colpo raddoppiarono lasciandoci più poveri; meglio ritornare alla vecchia, cara lira. Dopodiché, senza più la zavorra mortale dell’ex Caimano e con i sondaggi di nuovo in salita, il Pdl cambierà di nuovo nome contando sulla proverbiale smemoratezza italica. Bel colpo.

Finirà che il Pd voterà tutto, anche le lacrime e sangue del governo Monti se necessario. Lo farà per autentico senso di responsabilità nazionale e perché glielo chiederà Napolitano. E così Bersani, che aveva in tasca il biglietto vincente della lotteria, dopo aver rinunciato alle elezioni col Pd favorito e dopo aver rinunciato a essere il candidato premier (e forse anche il premier), sarà costretto a far digerire al suo elettorato e alla Cgil la stretta sulle pensioni e sul mercato del lavoro. E così, forse, i sondaggi sorrideranno di meno, anche perché i Democratici dovranno guardarsi dagli attacchi di Vendola e Di Pietro, liberi di fare opposizione a piacimento. (altro…)

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Per dirla con lo slang giornalistico il governo Monti ha un solo colpo in canna. Vuoi per il peggioramento delle condizioni del contesto internazionale vuoi perché il tempo è una risorsa scarsa, l’esecutivo dei tecnici non può assolutamente sprecare la sua (vera) prima mossa. Deve assolutamente andare a segno. L’operazione non è delle più semplici, perché la politica ha lasciato marcire buona parte delle contraddizioni della società italiana senza avere il coraggio di affrontarle di petto negli anni della crescita. Basta leggere il contenuto delle decine di lettere aperte e di appelli che dalle categorie, e persino da singoli cittadini di buona volontà, sono stati indirizzati in forma pubblica al governo Monti. (altro…)

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Sarebbe sorprendente se per le strade di Atene, Madrid o New York le proteste non ci fossero. La disoccupazione e la precarietà economica basterebbero a convertire milioni di rassegnati in milioni di indignati. Ma constatare che alcuni dei responsabili della crisi ora ci stanno guadagnando sopra produce una reazione umana quasi naturale: spegnere la tivù e scendere in piazza a protestare. Questo è facile da capire. Meno facile è capire perché la stessa cosa stia succedendo in Cile. E che importanza ha se le piazze si infiammano in Cile? In fondo è un piccolo e remoto Paese del Sudamerica e quello che succede laggiù non influenza molto il resto del mondo. È vero, ma capire quello che sta succedendo in Cile offre indizi utili per capire l´ondata di indignazione e proteste a cui stiamo assistendo in altre aree del pianeta. (altro…)

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