Il giornalista ha presentato “Servizio pubblico”, in onda dal 3 novembre su una multipiattaforma fatta di tv, radio e web. “Sarà una tv che sale sulla gru, una schiaffo al potere che vuole costruire una televisione a sua immagine e somiglianza”. Primi ospiti De Magistris e Della Valle. In studio Vauro e Travaglio.
ROMA – “Scassare la casta”. E’ una dichiarazione programmatica il titolo della prima puntata di Servizio pubblico, il nuovo programma di Michele Santoro 1 che andrà in onda dal 3 novembre su una multipiattaforma fatta di tv, radio e web. Lo ha annunciato il giornalista che ha presentato ufficialmente il talk, aggiungendo che gli ospiti del primo appuntamento saranno l’imprenditore Diego Della Valle e il sindaco di Napoli Luigi De Magistris “a rappresentare punti di vista diversi su come uscire dalla crisi”. “I politici? Se verranno è per cogliere l’opportunità di parlare con un pubblico inconsueto per gli altri talk show”. In apertura “una sorpresa di Vauro” e poi Marco Travaglio “racconterà la balla della settimana”. Novità del programma, il contatto del pubblico attraverso Facebook. L’attacco al presidente della Rai, Paolo Garimberti: “La smetta di dire fesserie, piuttosto affronti il problema della televisione”.
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VIDEO La Dandini e la censura 3
“Una tv che sale sulla gru”. “Quella di Servizio Pubblico è una tv che sale sulla gru. Dal 3 novembre il giovedì sarà una giornata di sciopero contro la tv che ci fa schifo”. Così Santoro davanti al pubblico che seguiva la presentazione nell’affollata Sede della federazione nazionale della stampa, a Roma. Al suo fianco, Sandro Ruotolo. “Il tempo delle scelte di palinsesto che cadevano verticalmente sugli spettatori è finito”, la trasmissione è “uno schiaffo al potere che vuole costruire una tv a sua immagine e somiglianza, una scelta di disordine culturale. E il destinatario di questo messaggio non è solo il premier ma la politica nel suo insieme. Sono convinto che molti, che erano abituati a subire le scelte di palinsesto in poltrona, stanno già usando il telecomando come si usa internet. Se avremo successo saremo di fronte a un colossale sciopero dei telespettatori italiani, uno sciopero perché la tv che c’è ci fa schifo”.
“Giocheremo nel Maracanà”. Questa l’immagine scelta da Santoro per annunciare che “sono già più di 93 mila le persone che si sono messe in fila per versare 10 euro” e hanno aderito quindi all’iniziativa lanciata con il sito che porta il nome del programma 4. “Questo ci dà una spinta straordinaria e un grande senso di responsabilità”, dice il giornalista, precisando che la sottoscrizione è quindi “vicina al milione di euro”.
“Non sono una vittima ma in Italia la censura c’è”. Santoro ribadisce di non voler fare “la vittima: sto al centro del ring, ma in Italia la censura c’è”. E basta con il dire che il servizio pubblico è uno ed indivisibile: “Il servizio pubblico non può essere esclusivo. E una cosa più divisa della Rai ancora non l’ho vista. Questo presidente della Rai – attacca Paolo Garimberti – dovrebbe smetterla di dire fesserie”. E poi “si può perdere Santoro, si può perdere anche la Dandini, ma devi sapere che cosa mandare in onda al posto loro. Se vai in onda con gli animali e lo fai per ragioni extra-aziendali vuol dire che stai subendo delle censure”.
Viale Mazzini e gli “epurati”. Quanto alla separazione da viale Mazzini, Santoro si è detto convinto che “un’editore sia liberissimo di cacciare Michele Santoro e Serena Dandini a patto però di avere un’alternativa valida da mandare in onda. Non gli annali. La Rai è una delle poche aziende ancora importanti di questo Paese ma se non cambia finirà nella m…”. Poi, gli “epurati”: “Bisogna avere il coraggio di chiedere perché Celentano e Luttazzi non abbiano diritto di fare tv in Italia. E’ una vergogna nazionale che non ci sia scandalo per questi veti. Che credibilità ha la Rai senza satira? Va bene Checco Zalone, ma dobbiamo vedere solo Checco Zalone?”.
Da La Repubblica del 31/10/2011.
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