Monti ha liberalizzato anche le carceri: le imprese le costruiranno e le gestiranno con lo Stato. In teoria potrebbe essere un’idea contro il sovraffollamento. In realtà rischia perfino di peggiorare la vita dei detenuti. Ecco perché.
Non solo tassisti, farmacisti e avvocati. C’è anche un’altra categoria di cittadini interessata alle liberalizzazioni del governo Monti e di certo non è una lobby: i detenuti.
All’articolo 43 del cosiddetto decreto ‘Cresci Italia’ si prevede infatti la costruzione di penitenziari in «project financing». In pratica, è l’ingresso dei privati nelle carceri. Trenta righe scritte – come si legge nel primo comma – «per fronteggiare l’emergenza dovuta all’eccessivo affollamento delle prigioni». Ogni tre carcerati uno è di troppo: a fine gennaio, secondo i dati del Ministero, c’erano 21.285 reclusi in esubero. E puntuale riemerge il tema della privatizzazione, trascinando con sé problemi di diverso tipo.
Una brutta imitazione dell’Inghilterra
«L’idea è che si mettano insieme soldi pubblici e capitali privati, in genere attraverso un consorzio di imprese che si accorpano in un unico soggetto», spiega Elisabetta Iossa, docente di economia all’Università romana di Tor Vergata. Che aggiunge: «Questa società mista dovrebbe gestire la realizzazione dell’opera pubblica in tutte le sue fasi: dalla progettazione alla gestione». A quel punto, allo Stato rimarrebbe come unica esclusiva quella delle guardie carcerarie. Tutti gli altri ruoli, nelle patrie galere, potrebbero essere appaltati ai privati. (altro…)