Si è letto per giorni, sui quotidiani, che “il popolo del web” non voleva la parata del 2 giugno. La parata si è poi svolta ugualmente, a quanto pare, con discreta accoglienza di pubblico e di critica. Se ne potrebbe dedurre che “il popolo del web” non conta una cicca, ma sarebbe un’ingiusta nonché impropria approssimazione. Più banalmente, “il popolo del web”, inteso come un tutt’uno pensante e giudicante, non esiste. Esistono rispettabili e a volte agguerriti gruppi di opinione, spesso poche decine di persone, che diffondono le loro opinioni in rete, aggregando attorno a queste opinioni migliaia di adesioni. L’esempio forse più notevole sono stati i comitati per l’acqua pubblica, che hanno fatto gran parte del loro ottimo lavoro (ma non tutto) usando la rete. “Il popolo del web” è una di quelle comodissime scorciatoie mediatiche che dicono tutto e niente: sarebbe come attribuire una qualunque campagna di stampa di qualche successo al “popolo dei giornali”, anziché a questa o a quella testata o gruppo editoriale. Si potrebbe dunque fare un piccolo sforzo e rimpiazzare quella assurda dicitura, “popolo del web”, con formulazioni più attinenti. Tipo: qualcuno sul web; alcune persone sul web; Tizio e Caio sul web. Il massimo sarebbe: ognuno con nome e cognome.
Da La Repubblica del 03/06/2012.
La responsabilità delle diciture rimane ai giornalisti, quindi Serra ha bacchettato i suoi amici giornalisti. Inoltre un certo trend di opinione su un evento o una notizia può diventare notiziabile per la sua diffusione. Noi non possiamo sapere chi leggerà effettivamente l’articolo di Serra ma sappiamo con certezza quanti condividono o meno alcune opinioni sulla parata del 2 giugno: compreso questo si può capire se questo umore è degno di notizia sui giornali, qualcosa di molto più interessante rispetto alla manipolazioni superficale di dati e statistiche di cui a volte leggiamo sulla carta stampata
Più che d accordo. Ragionare nei termini di “il popolo del web” sembra inoltre far trasparire quel dilemma degli ultimi anni che segna una finta linea di demarcazione tra un on line ed un off line, come dire che le persone che narrano i propri vissuti quotidiani meritassero un distinguo nell’abitare due mondi.. di fatto ciò non è esatto dal momento che le persone cavalcano idee e si uniscono intorno ad opinioni di vario genere come quelle su cose che riguardano il comune interesse. Manifestazioni che non trovano un distinguo tra un on line ed un off line dal momento che convinzioni e idee operano nel comune denominatore in ogni caso.. è il concetto di spazio (sia pubblico che sociale) che muta e diversifica semmai, si amplia nello spazio virtuale dando voce a pensieri che raggiungono in tempi brevi l’intero globo.