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Archive for luglio 2012

Abc otto mesi dopo.

Era l’inizio di dicembre quando Michele Salvati, sul Corriere, scrisse un ottimo articolo sui partiti che avevano appena rinunciato a fare politica direttamente, delegando le scelte operative al governo dei tecnici. Ora che i partiti e il Parlamento hanno molto più tempo libero, diceva in sostanza Salvati, ne approfittino per esaminare i loro errori, riformarsi profondamente, ritrovare sintonia con i loro elettorati, proporre al Paese riforme forti su temi importanti come il sistema elettorale, il conflitto di interessi, la delottizzazione della tv pubblica.

Viene da ridere – ma anche da piangere – a rileggere l’articolo di Salvati otto mesi dopo.

Perché, nell’ordine, abbiamo visto: il Pdl diventare una Bosnia di correnti più o meno ridicole – dai cani della Brambilla al ‘no euro’ della Santanchè – in ogni caso con l’unico obiettivo dell’aggrappamento disperato alle poltrone traballanti; il Pd perdersi definitivamente nella deriva centrista, incapace di proporre qualsivoglia opzione alternativa alla gestione del presente, determinato a nulla tranne che a non volerci rivelare con chi si alleerà e per fare cosa; last and least, si sono perse le tracce del famoso polo di centro, forse perché si è scoperto che nel Paese non se lo filava nessuno, quindi Rutelli e Fini desaparecidos e Casini pronto a ripararsi sotto l’ombrello del futuro vincitore.

Nel frattempo: di riforme interne ai partiti manco l’ombra, legge elettorale non pervenuta, conflitto d’interessi ah ah ah nessuno si ricorda nemmeno cos’è, e tivù pubblica rilottizzata come sempre.

Intanto il tempo di cui parlava Salvati è già trascorso per metà. E la metà che manca sarà già di campagna elettorale.

Buona fortuna a chi spera ancora che accada un miracolo.

Da PIOVONO RANE di Alessandro Gilioli.

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LA PANTOMIMA intorno alla legge elettorale è umiliante e indegna della grande democrazia occidentale che ci illudiamo di essere. Il dibattito, bugiardo e strumentale, ricorda il famoso «Comma 22». I partiti della sempre più strana maggioranza giurano solennemente di volere la riforma. Si arrovellano su testi inutilmente complicati e furbescamente comparati. Discutono su modelli ibridi ispano- franco-tedeschi in cui si cerca di conciliare l’inconciliabile. Pongono condizioni e oppongono veti, usando le rispettive proposte come una minaccia: alcuni per andare alle elezioni anticipate, altri per evitarle. (altro…)

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Che cos’hanno in comune il riscaldamento globale, la crisi dell’Eurozona e i massacri in Siria? Il fatto che nessuno ha il potere di fermarli. Ognuna di queste situazioni si è andata deteriorando sotto gli occhi del mondo. Tutte e tre comportano gravi pericoli e sofferenze per milioni di persone. Su tutte e tre ci sono idee su quello che bisognerebbe fare. Eppure non succede nulla. Ci sono riunioni di ministri, vertici di capi di Stato, appelli di personaggi eminenti, leader sociali, politici e accademici. Nulla. I mezzi di informazione ci somministrano angoscianti dosi quotidiane di notizie che confermano che ognuna di queste crisi prosegue la sua corsa sfrenata verso il baratro. (altro…)

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METTERE AL BANDO LE TELEFONATE? FACCIAMOLO CON CERTA POLITICA.

Si torna a parlare di legge bavaglio, con concordia bipartisan (ammesso che di questi tempi inciucisti il termine abbia ancora un senso), complice la distrazione delle ferie d’agosto: e vale tutto, perfino la scomparsa del consigliere giuridico del Quirinale. Milena Gabanelli, conduttrice di Repor t su Rai3, ha abituato gli italiani a un giornalismo d’in – chiesta che si nutre di fatti, nomi e relazioni. Le abbiamo chiesto cosa pensa dell’aria brutta che tira attorno alla libertà d’in – formazione. La risposta arriva in un secondo netto: “Continuerò a fare il mio lavoro come ho sempre fatto… sono anni che ciclicamente tira una brutta aria, non mi impressiona, ma se ci sarà da battersi contro il bavaglio, io ci sarò”. Eugenio Scalfari, a proposito della morte di Loris D’Ambrosio, ha scritto: “Che sia attribuibile alla campagna d’insinuazioni l’infarto che l’ha fulminato è un’ipotesi, ma è certo che quelle insinuazioni e quelle accuse lo avevano ferito”. Più di un dito puntato. (altro…)

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Quando, negli Anni 70 Nixon proclamò che voleva garantire l’indipendenza energetica nazionale, gli Usa importavano un quarto del loro petrolio.

Entro la fine del decennio, dopo un embargo petrolifero arabo e la rivoluzione iraniana, la produzione nazionale era in declino, gli americani importavano la metà del fabbisogno di petrolio a 15 volte il prezzo, ed era opinione diffusa che il Paese fosse a corto di gas naturale.

Le crisi energetiche hanno contribuito a una combinazione letale di crescita economica stagnante e inflazione, e ogni presidente americano dopo Nixon ha proclamato, come lui, l’obiettivo dell’indipendenza energetica. Ma pochi hanno preso sul serio quelle promesse. (altro…)

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Diffidare delle parole inglesi che fioriscono sulla bocca degli italiani, please. C’è stato un tempo, e c’è ancora, in cui per estrometterti da una poltroncina di responsabilità e sostituirti con uno più affidabile, cioè più opaco e obbediente di te, tiravano in ballo problemi di «governance». Questa invece, nei ministeri e negli uffici, è l’estate della spending review. Tagli sanguinosi (bloody cuts) sembrerebbe espressione più sincera, ma suona male. Revisione della spesa è concetto sfumato e dall’esito aperto: una spesa è rivedibile anche al rialzo, volendo e soprattutto potendo. Il guaio è che non si può più. In questa crisi al buio chi non muore si rivede, ma solo al ribasso. (altro…)

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Massima solidarietà ai colleghi di Repubblica, proditoriamente attaccati nell’omelia domenicale di Eugenio Scalfari, improntata alla “deontologia e completezza dell’informazione” e dedicata anche alla morte di D’Ambrosio, “aggredito da una campagna di insinuazioni… Gli autori sono noti: in particolare alcuni giornali e giornalisti” che “gli uffici dei procuratori di Palermo hanno provvisto di munizioni”. Il solito Fatto Quotidiano? No, stavolta è impossibile. Fu Repubblica il 18 giugno la prima a pubblicare la notizia delle intercettazioni Mancino-D’Ambrosio: “Trattativa tra Stato e mafia: da Mancino pressioni sul Quirinale”, “Mancino telefonò a D’Ambrosio… I magistrati ritengono le sue parole rilevanti ai fini dell’inchiesta: Mancino paventa addirittura che ‘l’uomo solo’, se resta tale, chiami in causa ‘altre persone’. Quindi chiede a D’Ambrosio di parlare dell’indagine con Napolitano, perché intervenga sui magistrati che indagano sulla trattativa”. (altro…)

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Va bene che la politica è il regno del relativo, del soggettivo, del dialetticamente disinvolto; ma i berlusconiani che accusano il Pd di “difendere il Porcellum” sono — perfino in politica — dei puri imbroglioni. Il Porcellum, come è noto, è uno dei parti malati (dolosamente malati) dell’era berlusconiana. La sua funzione è stata rimpiazzare un ceto politico tradizionale con un nuovo ceto di nominati, ovvero di yes-men stipendiati, sul modello aziendale che tanto piaceva al miliardario di Arcore e altrettanto avrebbe dovuto disgustare un partito “popolare” come la Lega, visto che il “popolo”, in virtù del Porcellum, perde quasi ogni facoltà di scelta. (altro…)

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liste di responsabilità nazionale (e governo di unità nazionale) .. rispetto delle istituzioni .. riunire le forze riformiste .. clima politico di distensione 

Tutto per dire che si rimette mano alla legge elettorale, in modo che sia utile ai partiti e alla legge sulle intercettazioni (in modo che sia utile ai partiti).
Tutto il resto, l’Ilva a Taranto (e tutte le altre Ilva nel paese), la ripresa che non si vedrà, la disoccupazione, i tagli della spending review, la legge contro la corruzione, va in secondo piano.

In questo clima di apparente frenesia, spicca il lavorio di quelli che lavorano per un dopo Monti con Monti. (altro…)

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IL 20 luglio la Camera ha approvato il “Patto fiscale”, trattato Ue che impone di ridurre il debito pubblico al 60% del Pil in vent’anni. Comporterà per l’Italia una riduzione del debito di una cinquantina di miliardi l’anno, dal 2013 al 2032. Una cifra mostruosa che lascia aperte due sole possibilità: o il patto non viene rispettato, o condanna il Paese a una generazione di povertà. Approvando senza un minimo di discussione il testo la maggioranza parlamentare ha però fatto anche di peggio. Ha impresso il sigillo della massima istituzione della democrazia a una interpretazione del tutto errata della crisi iniziata nel 2007. Quella della vulgata che vede le sue cause nell’eccesso di spesa dello Stato, soprattutto della spesa sociale. (altro…)

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L’ex comandante della “celere” di Roma firma un libro sull’irruzione nella scuola del G8 di Genova. Dove accusa gli alti vertici della Polizia di Stato di aver cercato di depistare le indagini su quella “macelleria” scaricando tutte le colpe sui suoi uomini.

“La Diaz fu una rappresaglia scientifica alla figuraccia mondiale per le prese in giro dei black bloc. Un tentativo, maldestro, di rifarsi un’immagine e una verginità giocando sporco, picchiando a freddo, sbattendo a Bolzaneto ospiti indesiderati assolutamente innocenti”. A dirlo, anzi a scriverlo, non è un no global reduce dalG8 di Genova, ma un poliziotto. E che poliziotto: Vincenzo Canterini, primo dirigente oggi a riposo, all’epoca dei fatti comandante del Primo reparto mobile, cioè dei “celerini” romani. Nel quale era inquadrato il VII Nucleo Sperimentale, l’élite antisommossa protagonista dell’irruzione nella scuola genovese sotto il comando di Michelangelo Fournier, che per quell’operazione avrebbe poi coniato l’efficace etichetta di “macelleria messicana“. Canterini ha deciso di raccontare la sua verità su quell’episodio inDiaz, libro scritto con i cronisti del “Giornale” Gian Marco Chiocci e Simone Di Meo e pubblicato da Imprimatur. Undici anni dopo i fatti del 2001 e, soprattutto, neppure un mese dopo la condanna definitiva in Cassazione dello stesso Canterini e di altri 24 poliziotti, compresi Fournier e diversi capisquadra del VII. (altro…)

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Napolitano è in pressing per una nuova legge elettorale. Il motivo di questa fretta improvvisa dopo sette anni di letargo al Quirinale, il call center di Mancino, dove i boom non si sentono mai, è apparentemente ignota. I partiti di governo eseguono gli ordini del presidente della Repubblica nell'”interesse del Paese“. La “grande coalizione” pdl, pdmenoelle, udc che tiene in vita Monti vuole cambiare le carte in tavola. Sono come dei vecchi bari colti sul fatto. L’obiettivo non è migliorare il Porcellum che fu da loro voluto e applicato nelle elezioni del 2006 e del 2008. Infatti, né Prodi, né Berlusconi hanno mai messo all’ordine del giorno la sua abolizione. L’obiettivo è far quadrare i conti senza l’oste, senza il MoVimento 5 Stelle. La legge elettorale dovrebbe essere materia di referendum, non discussa in segrete stanze. Il conflitto di interessi è palese: chi viene eletto decide come farsi eleggere, il tutto a pochi mesi dalle elezioni. (altro…)

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PALERMO — Dopo Falcone e Borsellino, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ricorda un altro giudice siciliano, Rocco Chinnici. Ed è un nuovo accorato appello perché sia fatta luce sui misteri che avvolgono la stagione delle stragi: «Il primato della legalità, per il quale magistrati come Chinnici hanno perso la vita, resta patrimonio collettivo e baluardo essenziale per una convivenza civile libera dal ricatto della criminalità organizzata». Così il capo dello Stato ha scritto nella lettera inviata ai familiari del consigliere istruttore ucciso nell’83. «Il ricordo di Chinnici, magistrato di grande valore e coraggio – prosegue Napolitano – richiama il lavoro paziente e la lungimirante scelta di una strategia moderna di investigazione per combattere con efficacia il fenomeno mafioso». Il nuovo messaggio del Quirinale arriva in una giornata di polemiche dopo l’intervista rilasciata a Repubblica da Antonio Ingroia. (altro…)

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NON è possibile nessuna discussione sul presente e sul futuro, nessuna valutazione sul governo Monti e sul “dopo Monti”, se non vi è un giudizio condiviso su due aspetti centrali. Vi è da un lato la situazione economica internazionale, la più grave conosciuta dalle generazioni cresciute dopo la guerra: forse mai, neppure nella crisi petrolifera degli anni Settanta, l’incertezza per il futuro è stata così forte, le incognite così dense, e così presente il rischio di un precipitare disastroso degli eventi. E vi è d’altro lato un rifiuto della “politica esistente” che non è stato così radicale neppure nell’inabissarsi della “prima Repubblica”. Sul primo versante appare sempre più decisiva la capacità del governo di ridare al Paese quella credibilità e quel prestigio internazionale che Berlusconi aveva mandato in cenere. (altro…)

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Lite sulla legge elettorale. La Russa: non sosterremo la Lista Monti.

ROMA — Monti pensa di “blindare” la maggioranza. Alla vigilia della missione europea a Parigi, Helsinki e Madrid, il premier non vuole lasciare una situazione politica sull’orlo dell’ennesima crisi di nervi, questa volta per via della riforma elettorale. Già oggi perciò al Senato, il governo dovrebbe mettere la fiducia sulla spending review. Certo per accelerare su un provvedimento tanto delicato quanto importante, ma anche per chiedere (e ottenere) un segnale concreto sulla tenuta della coalizione Pd-Pdl- Udc, che sostiene il suo governo. La tensione nell’alleanza ABC (Alfano, Bersani, Casini) è del resto altissima. Neppure gli sherpa di Pdl e Pd (Verdini e Migliavacca) si sono più sentiti dopo la mossa di Alfano che ha annunciato una proposta di legge elettorale pidiellina e il voto a maggioranza, se i Democratici faranno gli schizzinosi. Una provocazione, un colpo di mano: l’ha giudicato Bersani, minacciando la rottura. Ma il Pdl non fa retromarcia. (altro…)

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«Un colpo di mano da parte del Pdl sarebbe un atto di rottura irrimediabile». Irritato è dir poco. Tanto che la prima stesura della nota scritta da Pier Luigi Bersani era molto più dura, molto più esplicita nel delineare le conseguenze derivanti da un blitz di Pdl e Lega a Palazzo Madama sulla legge elettorale, per di più avallato dal presidente del Senato Renato Schifani nell’evocare un’approvazione a maggioranza. La versione poi data alle agenzie di stampa dal leader Pd è stata smussata, ma fino a un certo punto: «Come si vede anche dalle dichiarazioni del presidente del Senato Schifani, il Pdl sulla legge elettorale oscilla tra pratiche dilatorie ormai estenuanti e la suggestione di un colpo di mano in Parlamento. (altro…)

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