Il nuotatore Magnini, molto seccato per gli insulti e le beffe che gli utenti di Twitter hanno dedicato al suo flop olimpico, ha annunciato di non voler avere più niente a che fare con quel social network “pieno di gente cattiva”. Gli esperti spiegano sempre ai profani (come me) che non è il web a essere “pieno di gente cattiva”, è il mondo, del quale il web è solo il fedele riflesso. C’è però una sostanziale differenza: il rumore del mondo è – come dire – facoltativo, per non sentirlo basta chiudere le finestre, o andare a camminare in montagna, o navigare a debita distanza dalle coste. L’ingresso nella loquacissima comunità di Twitter è invece volontario, in quella folla ci si va a ficcare, se ne desidera la presenza. Si suppone che Magnini, campione celebratissimo, abbia iniziato a twittare quando gli applausi erano unanimi, e a lui faceva piacere ascoltarli un po’ più da vicino. Doveva aspettarsi, però, che alla prima sconfitta, come ogni folla che si rispetti, anche quella twittante avrebbe mutato l’ammirazione in dileggio, e la sua caduta in motivo di esultanza. Il web abbonda di tricoteuses. Magnini, che non è un ragazzino, poteva aspettarselo, e piuttosto che uscire sbattendo la porta, neanche aprirla, quella porta.
Da La Repubblica del 02/08/2012.
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