MIGLIAIA IN CORTEO PER DIFENDERE L’ISTRUZIONE PUBBLICA
PACIFICA ANCHE LA MANIFESTAZIONE DI CASAPOUND CONTRO MONTI.
“Semo venuti già menati”. É il cartello più gettonato, vero trionfo dell’ironia che ieri ha segnato la manifestazione di studenti, insegnanti precari, amici della scuola pubblica che per cinque ore piene ha attraversato la città. Lo sberleffo, l’ironia, la voglia di esserci e di non farsi sconfiggere dalla violenza, quella degli “incappucciati” che cercano lo scontro a tutti i costi e quella dei poliziotti che perdono la testa, hanno spazzato via d’un colpo tutti gli allarmi su quello che doveva essere il sabato nero di Roma. La mattina i Cobas della scuola in Piazza della Repubblica, gli studenti universitari e dei licei occupati in zona Piramide, nel pomeriggio il corteo dei fascisti di CasaPound e il presidio antifascista. Poteva succedere di tutto e invece… “Invece siamo qui, nonostante le minacce del ministro Cancellieri e le botte del 14 novembre”, dice uno studente universitario. “Per riprenderci la città, i luoghi della cultura e del sapere”, aggiunge una ragazza dietro lo striscione “Liceo Virgilio occupato”. UN CORTEO lunghissimo che attraversa tutta la città, senza un percorso prestabilito, governato da un accordo tacito: sfiorare i palazzi del potere (Palazzo ChiChigi, Montecitorio, il ministero dell’Istruzione) ma senza toccarli. Chi indosserà il casco sarà denunciato, avevano avvertito i responsabili dell’ordine pubblico, e gli studenti rispondono smitizzando: in testa hanno colapasta e zuppiere di plastica. Le facce non sono avvolte in sciarpe nere, i volti sono quelli di ragazzi e ragazze degli istituti superiori occupati, di universitari e dei loro insegnanti. Tutti precari, come sarà precario il futuro di questi giovani, la generazione negata. “Tu tagli e lo studente raglia”, è il cartello che porta un professore di fisica sulla cinquantina. “Insegno da anni, sempre con incarichi a tempo”. Il governo Monti, il ministro Profumo, “la politica venduta ai banchieri”, sono gli obiettivi degli slogan, dei frizzi e dei lazzi che animano la manifestazione. Mai un momento di tensione, neppure quando il lungo corteo arriva sotto l’unico palazzo del potere che non è off-limits: il ministero di Grazia e Giustizia. “Semo fisici nun ce fregate”, è la scritta sotto un disegno che ricostruisce la storia dei lacrimogeni “sparati” dagli uffici del ministero, secondo alcuni, oppure “rimbalzati”, secondo altri. “Questa è un’altra vergogna della politica italiana – è il commento di uno studente di fisica autore del cartello -, è un po’ come Ruby nipote di Mubarak, una menzogna che diventa verità ufficiale”. Nelle strade del centro, all’altezza di Largo Argentina, le stradine che portano verso il Pantheon e Montecitorio, sono bloccate dai blindati e dagli agenti dei reparti mobili. “Poliziotto, non ti sbagliare, c’è la scuola da salvare”, scandiscono i manifestanti. Poi arrivano le donne con i colapasta in testa: “Picchiami sono una donna”, c’è scritto sul loro striscione. Nessuno menerà le mani, cameramen e fotografi vanno via a mani vuote, non si ripetono le scene di una settimana prima: gli assalti, i caroselli dei blindati, i lacrimogeni, i poliziotti feriti e i ragazzini manganellati. UN GRUPPETTO urla “lo Stato di Israele va distrutto”, ma nessuno gli va dietro. Tranquillo anche il presidio antifascista all’Esquilino. “Siamo qui perché ancora una volta Roma vede autorizzata una marcetta fascista”, dice Francesco Polcaro dell’Anpi. Gli antifascisti appaiono verso le 14.30 in piazza Vittorio. “Se i numeri ce lo consentiranno, faremo un altro corteo per le vie del centro. Aspettiamo la fine della manifestazione degli studenti”. Con l’Anpi ci sono i partiti della sinistra e i centri sociali. Saranno in tutto meno di cinquecento, diventeranno migliaia con gli studenti del corteo della mattina che si uniscono al presidio. Si va verso i Fori Imperiali e i cori più duri sono dedicati al sindaco Alemanno. “La Giunta sta tagliando sui servizi sociali, ma si permette di regalare a Casa- Pound uno stabile che vale circa 12 milioni di euro”, attacca Fabio Alberti, della Federazione della sinistra. Il corteo finisce nel quartiere rosso di San Lorenzo. “A parte i numeri che ci danno ragione, un risultato l’abbiamo già ottenuto – dice Cristiana, giovane attivista del centro sociale Acrobax –. I neofascisti siano stati costretti a manifestare lontano dal centro, nel ‘quartiere bene’ della città. E sfilare contro Monti e l’austerità nelle vie dello struscio e dell’alta borghesia ha un che di ridicolo”. La giornata finisce come era iniziata, con l’ironia. Tutti in coro “Iannone (leader di Casapound, ndr) attaccati a sto lucchettone”.
Da Il Fatto Quotidiano del 25/11/2012.
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