L’agente Enrico Bondi, rimossi gli sprechi, dovrà occuparsi di liste elettorali. L’ha convocato il professore e le segreterie dei partiti (Udc più Fli) già tremano. L’Agenda Monti travolge l’Udc, che non può rinunciare al segretario Lorenzo Cesa – condannato in primo grado per corruzione aggravata, condanna annullata in appello per vizio di forma – e Luciano Ciocchetti, ex vicepresidente di quella Regione Lazio che ha imbarazzato moltissimo Casini per i contribuiti milionari ai partiti. Poche speranze per l’ex tesoriere Giuseppe Naro, condannato per abuso d’ufficio. Il senatore Sergio De Gregorio, ex dipietrista convertito al berlusconismo, si arrende per dare soddisfazione: “Sì, soddisfazione a quelli che mi perseguitano. Non mi candido, sarò un libero cittadino”. Libero. Anche per merito dei colleghi che negarono l’arresto in aula. I processi restano: indagato per associazione a delinquere, concorso in truffa aggravata, concorso in bancarotta fraudolenta. L’ex sottosegretario Nicola Cosentino non è finito in galera, per le sue aderenze con la camorra, sempre grazie al sostegno di Montecitorio. Non si ritira, però: il pacchetto di preferenze pesa parecchio, e il partito (Pdl) lo difende. Il gip Eduardo De Gregorio ha respinto la revoca di custodia cautelare in carcere, e s’è spinto oltre: Cosentino in campagna elettorale potrebbe inquinare la competizione con il classico voto di scambio. Fabrizio Cicchitto emette la sentenza che il deputato di Casal di Principe aspettava: “Il rischio è impossibile. A proposito di Nicola o di chicchessia: il sistema in auge ha dei limiti che non consentono quel tipo di rapporto diretto tra l’eletto e gli elettori”. Avrà un posticino in Campania pure Luigi Cesaro, amico di Cosentino, ex presidente provinciale di Napoli, e indagato per associazione camorristica. La pattuglia partenopea sarà folta, e avrà nel gruppo l’ex magistrato Alfonso Papa: “Vediamo cosa farò…”. Coinvolto nell’inchiesta P4, Papa ha trascorso tre mesi a Poggioreale. Mario Landolfi si è speso tanto per spiegare ai suoi superiori nel Pdl che l’inchiesta su concorso in truffa e in favoreggiamento mafioso è davvero qualcosa di marginale.
QUALCHE DUBBIO per Claudio Scajola, ancora nei guai per la casa al Colosseo pagata a sua insaputa, spesso inquieto, spesso vicino a scissioni e divisioni, sarà comunque un punto fermo dei berlusconiani in Liguria. L’ex ministro Altero Matteoli è stato coerente, disse a maggio: “Mi ripresento. Ho sempre fatto politica”. Matteoli è imputato per favoreggiamento, il processo è bloccato a Montecitorio. La sigla P4 (più l’accusa di corruzione) riguarda anche Marco Milanese, l’ex collaboratore di Giulio Tremonti: vorrebbe bissare l’esperienza nei palazzi romani, riflette, indugia. Marcello Dell’Utri pretende il suo quarto mandato, nonostante le condanne vecchie e nuove: per fatture false, frode fiscale e i 7 anni in secondo grado per concorso esterno in associazione mafiosa, caduti nel passaggio in Cassazione. In tanti si muovono per ospitare Dell’Utri, in ultimo Gianfranco Miccichè. E proprio in Sicilia, l’ex ministro Saverio Romano, che è stato assolto per concorso in associazione mafiosa e conserva un’inquisizione per corruzione, farà una lista regionale per il Senato imparentata con il Pdl. A Messina e dintorni, spazio per Salvatore Scia-scia (Pdl), condannato per corruzione alla Guardia di Finanza. I leghisti non rinunciano a Gianluca Pini, indagato per millantato credito. Ma è presto per tirare le somme, gli impresentabili bussano ai portoni dei palazzi. Qualcuno aprirà.
Da Il Fatto Quotidiano del 29/12/2012.
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