BERLUSCONI SI CIRCONDA DI SIGLE PER AGGIRARE I VINCOLI DEL PLURALISMO TV DA LA RUSSA A SCILIPOTI, DA STORACE A ROTONDI. TUTTI INSIEME CONFUSAMENTE.
Il Cavaliere piazzista. In politica, Silvio Berlusconi ha sempre avuto una visione da marketing commerciale ed è per questo che il suo ritorno è scandito da una progressiva offensiva mediatica. L’ultima occupazione, ieri sera al Tg1, poi saltata dopo l’annuncio di Monti alle 19. E una minaccia poi: “Se mi fermano in tv, inizio a girare l’Italia”. Il Cavaliere deve piazzare per la sesta volta il suo prodotto ampiamente scaduto e stavolta ha anche deciso di fare il contrario del 2008. Alle ultime politiche, infatti, B. costrinse Fini alla fusione nel Pd e cacciò Casini perché questi non voleva rinunciare al simbolo dell’Udc. Quattro anni dopo è l’opposto. Del resto Berlusconi è sempre stato tutto e il contrario di tutto. Per le elezioni del 24 febbraio 2013, l’ex premier sta moltiplicando le liste della sua coalizione con un doppio obbiettivo: invadere le tv, grazie alla par condicio che assicura comunque una finestra a tutte le formazioni presenti (di qui lo svantaggio di una lista unitaria), e tentare di bloccare il temuto crollo mettendo in campo una decina di sigle e centinaia di candidati. Al momento, il risultato è uno schieramento variopinto e numeroso che parte dal Pdl, partito capofila, e comprende Micciché e Dell’Utri, Samorì e Sgarbi, La Russa e la Meloni, Storace e Buontempo, Catone e Giovanardi, l’indimenticato Scilipoti e il Pid di Romano, finanche la Dc di Gianni Fontana, Pomicino e, udite udite, Ombretta Fumagalli Carulli. Senza dimenticare il tormentone con la Lega, che nel pacchetto prevede anche le 3L (lista, lavoro, libertà) di Giulio Tremonti. Tutti insieme confusamente. ALLA SUA DESTRA, il Pdl avrà probabilmente due partiti: la Destra di Storace (l’ex governatore però vuole in cambio la candidatura a presidente della Regione Lazio) e il neonato Centrodestra nazionale di La Russa, Meloni e Crosetto, frutto di una scissione morbida dal Pdl. Verso il centro della coalizione il traffico è molto caotico. Il riavvicinamento di Gianfranco Micciché, ribelle siciliano che ha fondato Grande Sud, darebbe vita a un rassemblement sudista con l’impresentabile Marcello Dell’Utri, il Nuovo Psi di Stefano Caldoro (governatore della Campania), gli ex Responsabili di Noi Sud (Iannaccone e Belcastro) e forse il Pid dell’ex ministro Francesco Saverio Romano (che in ogni caso sarebbe pronto a presentare proprie liste al Senato). Poi c’è il nuovo movimento dell’ex sottosegretario Giampiero Catone, Intesa Popolare, altro gruppuscolo di matrice dc. Da definire invece la collocazione della Dc di Rotondi e dei Popolari Liberali di Giovanardi: anche in questo caso, il pressing del Cavaliere conduce a un’altra lista centrista con la Dc di Fontana, snobbata da Monti. La composizione dell’Armata Brancasilvio passa pure per i Moderati italiani in rivoluzione di Gianpiero Samorì, diventato noto perché candidato alle primarie mai avvenute del Pdl. Samorì dovrebbe imbarcare il Partito della Rivoluzione di Vittorio Sgarbi, suo amico. Immancabile in quest’alleanza il Partito dei pensionati, storicamente legato a Berlusconi, mentre una grossa incognita è rappresentata dal Movimento di Responsabilità di Scilipoti, icona del salvataggio di B. nel dicembre 2010. Non ci sarà infine la tanto sbandierata lista animalista di Michela Vittoria Brambilla. Per lei un seggio sicuro nel Pdl. Riassumendo: il Pdl, la Destra, il Centrodestra, i Sudisti, Catone, una lista democristiana, Samorì, i Pensionati. Con la Lega, fanno nove. Il Caimano a nove code, anzi liste.
Da Il Fatto Quotidiano del 29/12/2012.
Rispondi