SALTA ANCHE L’ULTIMO OSTACOLO ALL’ABUSO DEI PRECARI.
Doveva essere una norma pro-precari, quasi a compensare la riforma dell’arti – colo 18. Ma la stretta sulle false partite Iva scatterà solo tre due anni e varrà per pochissimi, con buona pace degli annunci del ministro del Lavoro, Elsa Fornero. A smentirli, un decreto ministeriale del 20 dicembre scorso e una circolare del ministero del Lavoro, che smontano una parte importante dalla legge 92 del 2012, meglio nota come riforma Fornero. Nel dettaglio, viene quasi azzerata la norma che doveva combattere il proliferare di false partite Iva, stratagemma con cui tante aziende evitano di assumere dipendenti che, in realtà, lavorano per loro in pianta stabile. I DATI parlano di 1,4 milioni di partite Iva nella fascia tra i 18 e i 39 anni, il più alto numero tra i paesi dell’Unione europea. Per combattere il fenomeno, la riforma Fornero ha introdotto alcuni paletti. Ovvero, il lavoratore con partita Iva va considerato dipendente subordinato se la collaborazione con lo stesso datore di lavoro è durata più di otto mesi per due anni consecutivi, se il corrispettivo ricevuto dal lavoratore ha superato l’80% delle sue entrate annue (nell’arco di due anni), o se il collaboratore dispone di una postazione fissa all’interno dell’azienda. Bastano due di queste tre condizioni, per liberarsi del cappio della falsa partita Iva. Ma è meglio dire bastavano, perché decreto e circolare demoliscono la norma. DALLE VERIFICHE vengono esclusi i professionisti iscritti a un ordine, albo o elenco per accedere al quale sia necessario un esame di stato, e che sia tenuto o controllato da un’amministra – zione pubblica. Niente controlli anche per imprese artigiane e commerciali iscritte alla Camera di commercio, e per le federazioni sportive (a patto che richiedano più di una semplice domanda per l’iscrizione). Per verificare assieme due dei tre parametri (postazione fissa, corrispettivo sopra l’80%) si dovranno attendere almeno due anni solari. LA NORMA contro le partite Iva fittizie non potrà essere applicata prima del 18 luglio 2014. Un altro colpo ferale allo strombazzato giro di vite contro i “trucchi” che alimentano il precariato. Tito Boeri, professore di Economia all’università Bocconi di Milano: “Stanno smantellando la riforma Fornero, o meglio la parte contro ‘la flessibilità cattiva’, per dirla come il ministro. Prima è stato eliminato il cosiddetto causalone, ovvero l’obbligo per un’azienda di giustificare l’apposizione di un termine al contratto di lavoro. E ora, di fatto, viene annullata la norma contro le partite Iva”. Perché? Boeri è chiaro: “Per evitare che tanti lavoratori venissero cacciati via dalle aziende, un rischio di cui qualche giorno fa aveva parlato anche la Cgil. Norme rigide, e incomplete, tanti imprenditori avrebbero reagito semplicemente mandando via i dipendenti. E così il ministero del Lavoro è intervenuto, sconfessando la riforma del ministro”. Riforma che l’economista contesta: “Per combattere il precariato, bisogna far pagare di più il lavoro a tempo determinato e creare dei contratti a tutele progressive per quello a tempo indeterminato. Ovvero, rendere più flessibili nei primi anni i rapporti di lavoro stabili”. Ricette possibili, di fronte a una certezza: i precari hanno perso per l’ennesima volta.
Da Il Fatto Quotidiano del 29/12/2012.
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