La richiesta, stavolta, è arrivata in modo netto dalla voce di Roberto Calderoli: “Presidente, lei deve fare un passo indietro, non si deve candidare come premier; abbiamo già difficoltà a farla digerire come leader di coalizione; se proprio dobbiamo perdere, almeno lo facciamo da soli e senza spaccare la nostra base”. Vertice drammatico, quello di ieri sera in via Rovani nella residenza milanese di Silvio Berlusconi. Il Cavaliere, che era arrivato nel pomeriggio con la sua nuova fidanzata, Francesca Pascale, era di ottimo umore. Ma non appena la trattativa con la Lega, per stabilire se correre alleati o meno (in Lombardia e a livello nazionale), è entrata nel vivo, il suo umore è cambiato. Roberto Calderoli, a quanto sembra, è andato giù duro: “La nostra base potrebbe anche digerire un’alleanza con il Pdl, ma il tuo nome non deve comparire neanche per scherzo come candidato premier”.
UN AFFRONTO per il Cavaliere. Persino Denis Verdini, abituato a mediare anche nelle trattative più dure, è rimasto di sale. Proprio Verdini, ieri pomeriggio, era convinto di riuscire a strappare il sì di Maroni attraverso l’investitura di Berlusconi a leader della coalizione. Appena terminato l’incontro, è stato Angelino Alfano il primo a fare il punto della situazione per non lasciare ai leghisti la soddisfazione di annunciare alla propria base la rottura: “La discussione con la Lega è ancora in corso – ha twittato il segretario pidiellino – ma alcune importanti questioni però non ci convincono e potrebbero indurci a separare il nostro percorso”.
C’è stato un punto di snodo nella discussione di ieri che ha messo il Cavaliere con le spalle al muro. Calderoli ha rinfacciato a Berlusconi di non essere riuscito a far fare un passo indietro ad Albertini nella corsa alla presidenza del Pirellone, cosa che inficia la possibilità di Roberto Maroni di vincere la partita della successione a Roberto Formigoni anche se in ticket con Ma-ria Stella Gelmini che la base leghista mal sopporta. I sondaggi, anche quelli in mano ai fedelissimi del segretario di via Belle-rio, parlano di un distacco di misura tra Maroni e lo sfidante Umberto Ambrosoli causato da una “disapora” di voti di ex pidiellini (area Cl) verso Albertini. “E visto che non siete riusciti a fargli fare un passo indietro – avrebbe sottolineato Calderoli davanti ad un attonito Berlusconi– allora per noi diventa impossibile non chiederti di non candidarti”. Sullo studio di via Rovati sembra che, a quel punto, sia calato il silenzio. Neppure Verdini ha proferito verbo. Tutti in attesa di una risposta di Berlusconi. “Per noi questo non è assolutamente conveniente, il mio nome da solo vale il 10% su base elettorale nazionale – ha risposto, gelido – la mia proposta resta quella di prima, io faccio il candidato premier oltre che leader di coalizione , questa è l’ultima offerta. Senza di me il Pdl non esiste”.
IL REALTÀ, il Cavaliere ha già fatto i suoi conti, con o senza la Lega, ma non certo senza il suo nome e la sua faccia associati al partito. Sondaggi (veri) alla mano, il Cavaliere è convinto di riuscire a portare in Parlamento solo un terzo degli attuali deputati e senatori. E per rendere di maggiore appeal le sue liste (perché saranno più di una, soprattutto alla Camera), ci metterà un bel po’ di nomi nuovi, soprattutto giovani imprenditori. Poi, però, non potranno mancare riconferme “gloriose” di personaggi del calibro di Cosentino, Dell’Utri e Verdini, così come entreranno senz’altro Romani, Lupi e la Bocciardo. Ma non ci saranno, invece, uomini che, fino ad oggi, lo hanno “servito” con grande passione. Fabrizio Cicchitto, in primis. E anche Gaetano Quagliariello, che già guarda ai lidi montiani, con speranze al momento non ricambiate. E, forse, anche Maurizio Gasparri, che Berlusconi conta di “accompagnare” tra le braccia di La Russa, per fare un po’ di pulizia interna. Ma un suo passo indietro, questo no. Anche a costo di perdere definitivamente la Lega. Che, però, rivedrà prima del 10 di gennaio, in un ultimo, disperato tentativo di ricucitura. “E comunque – ha detto Berlusconi uscendo dal vertice – possiamo vincere anche senza la Lega, perché non possiamo accettare le condizioni di Maroni di correre insieme solo in Lombardia…”. Ma il problema non è questo. É lui.
Da Il Fatto Quotidiano del 30/12/2012.
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