«Per quale motivo», si chiede su Repubblica il direttore operativo di Alitalia Giancarlo Schisano, «dovevo lasciare lì sotto gli occhi di tutti un aereo Carpatair incidentato con i miei colori?».
La risposta gli arriva sulla stessa doppia pagina, a destra, dalla signora Lina, una passeggera del volo finito fuori pista l’altro giorno: «Ho prenotato quel volo sul sito dell’Alitalia, l’esterno e l’interno dell’aereo avevano i colori della compagnia. Ero convinta di essere su un volo Alitalia».
Occhio, perché la questione sollevata non è meramente di brand e anzi va ben oltre un aereo finito nel fango. La questione riguarda infatti, più in generale, il rapporto tra poteri e cittadini.
Siamo infatti in un’epoca in cui l’assenza di trasparenza, il sotterfugio ingannevole e il trucchetto nascosto non sono più tollerati. Non c’è niente da fare, è così. Siamo in un’epoca in cui i cittadini (anche nelle loro vesti di consumatori, sì, ma non solo) stanno uscendo e in parte sono già usciti dalla condizione infantile, quella nella quale prendono per buono tutto, passivamente.
E così, in termini di reputazione, Alitalia ha avuto più danni dai suoi fraudolenti e goffi espedienti – l’aereo col suo nome pietosamente ricoperto di una pellicola bianca una volta spiaggiato – che non dall’incidente in sé.
Vale anche per la politica, anche se questa mattina siamo qui tutti a chiederci quanti punti in percentuale Berlusconi ha guadagnato con i gol di Balotelli o con la panzana sull’Imu. Ne avrà guadagnati, sì, forse, oggi: perché ci sono ancora centinaia di migliaia di persone – specie anziani e casalinghe – che appartengono all’era precedente, quella dei cittadini-bambini che si possono prendere serenamente per i fondelli.
Ma la storia va da un’altra parte, e questa è l’era in cui è iniziata la conquista della trasparenza, proprio come il ‘700 è stata l’era – faticosa – in cui è iniziata la conquista della ragione.
Da PIOVONO RANE di Alessandro Gilioli.
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