Avere vissuto a lungo ha qualche svantaggio, per esempio la noia desolante di vedere le cose che si ripetono, e le parole per dirle che si logorano. Le pallottole del cane sciolto Preiti hanno rinfocolato uno dei dibattiti più vecchi e inconcludenti di questo Paese. C’è la destra che accusa il movimento di turno di avere attizzato la violenza; il movimento di turno che controaccusa chi lo accusa di essere il vero responsabile della violenza, perché ha chiuso occhi e orecchie di fronte al disagio sociale; l’intellettuale pompiere che biasima il ribellismo, perché accende gli animi; e l’intellettuale dolente che biasima il conformismo, perché comprime la dialettica politica fino a farla esplodere. Ognuno è dentro il proprio ruolo, immobile nei secoli, e le parole di buon senso raramente raggiungono i decibel necessari.
Più interessante, rispetto al vecchio e arcinoto schemino politico, sarebbe provare a ragionare sulle varianti legate ai tempi, sui nuovi deragliamenti sociali e psicologici che ci competono qui e adesso. Se è vero, per esempio, che lo sparatore era un ludopatico, rovinato dal gioco d’azzardo. Magari una concausa. Gli italiani infilati in quel buco nero sarebbero, secondo dati di più fonti, tra il milione e mezzo e i due milioni. Sono una folla di persone (e di famiglie) distrutte. Se ne parla pochissimo. E la pubblicità di quella droga, che brucia il cervello, è legale ed è ovunque.
Da La Repubblica del 30/04/2013.
L’ha ribloggato su BABAJI.