Berlusconi: la tassa va abolita. Monti: stop al pressing.
BRUXELLES — C’è ottimismo a Palazzo Chigi. La strada per tenere in piedi la maggioranza accontentando il Pdl sull’Imu e mantenendo gli impegni con l’Unione europea è stretta, ma c’è. E un aiuto dovrebbe arrivare proprio oggi da Bruxelles, almeno questa è l’impressione che il premier Enrico Letta ha avuto ieri mattina incontrando il presidente della Commissione Josè Manuel Barroso. L’esecutivo comunitario ha già deciso di chiudere la procedura per deficit eccessivo a carico dell’Italia. Passo fondamentale per liberare almeno una decina di miliardi di risorse per dare ossigeno all’economia. Il dossier con l’abrogazione dell’Edp (così si chiama l’infrazione in gergo comunitario) è già sul tavolo del commissario Ue agli Affari economici Olli Rehn. Che salvo sconquassi la firmerà il 29 maggio. E oggi le previsioni economiche di Bruxelles dovrebbero darci un primo aiuto posizionando il deficit 2013 dell’Italia proprio al 3%. La premessa per uscire dalla procedura e usufruire della maggiore flessibilità negli investimenti riservata ai paesi virtuosi.
Ma i giochi non sono ancora fatti. Bruxelles aspetta che il governo certifichi le coperture per restare sotto il 3% del deficit anche con il suo nuovo programma e per i prossimi due anni. E il cortocircuito con la politica romana è dietro l’angolo. Lo confermano le sparate del Pdl sull’Imu. Con lo stesso Silvio Berlusconi che torna ad alzare la voce. Lo fa al Tg5: «Non potremmo veramente far parte di un governo, o anche soltanto sostenerlo dall’esterno, che non tenesse fede alla parola che abbiamo dato. Perderemmo la faccia e non credo che sia il caso». Insomma, l’Imu va restituita e abrogata. Il che potrebbe complicare la strada verso l’ok dell’Unione europea sul deficit atteso per fine mese. E se l’ex premier Mario Monti, consapevole dei rischi, dice che «il tema dell’Imu è degno di considerazioni, ma non della considerazione quasi morbosa del dibattito politico», Renato Brunetta lo attacca duramente. Fa muro il democratico Fassina secondo il quale «se improvvisamente trovassimo 10-12 miliardi da spendere potremmo farlo, ma non sarà così. Più equo evitare l’aumento dell’Iva». E Francesco Boccia, vicino al premier Letta, aggiunge che «lavoro e crescita sono prioritari, dobbiamo concentrarci sulla riduzione del cuneo fiscale e sulle misure che consentano di garantire una ripresa strutturale del mercato del lavoro oltretutto affrontando rapidamente il rifinanziamento della Cig in deroga e gli esodati».
Dal canto suo Letta non si sbilancia, dice che le misure correttive per far quadrare i conti «le decideremo insieme alla maggioranza ». La pressione fiscale, aggiunge, «è insostenibile, in prospettiva deve scendere senza però rilassamento fiscale». Il nodo restano le coperture, alle quali lavora Saccomanni che entro il 29 maggio le deve mandare a Bruxelles per incassare la fine della procedura sul deficit. Ieri il titolare del Tesoro ha deciso con i capigruppo di maggioranza che i numeri saranno inseriti in una nota integrativa al Def che sarà approvata dal Parlamento e poi mandata alla Ue. Letta conta di schivare la copertura dell’Imu indicando che la tassa per ora viene solo congelata in attesa di una riscrittura entro fine anno, prendendo così qualche mese per trovare i soldi per coprire il buco che si
creerebbe con la sua rimodulazione o con l’eventuale cancellazione. Per non far mancare le entrate Imu ai comuni (nell’immediato circa 2 miliardi) si ragiona a un escamotage con la Cassa depositi e prestiti: l’Italia ha avuto l’ok dalla Ue a pagare i debiti della Pubblica amministrazione, pari allo 0,5% del deficit. Questi soldi saranno anticipati dalla Cdp, lasciandoli così in cassa ai comuni e allo Stato che avrà così altri 4-5 miliardi da spendere per scongiurare l’aumento dell’Iva (4 miliardi) della Tares (1 miliardo) e finanziare la
Cassa integrazione in deroga (1 miliardo). Intanto si libererebbero una decina di miliardi grazie alla chiusura delle procedura per deficit ai quali, spera Letta, si potrebbero aggiungere risorse per la crescita da strappare insieme a Hollande al summit Ue di giugno da usare anche per mettere tasse zero per i neo assunti. Qualche miliardo potrebbe essere raggranellato da un nuovo taglio (selettivo) della spesa, una nuova spending review con taglio dei costi della politica. Toppe per arrivare a fine mese, poi sperare in nuove risorse interne ed europee da spendere in riforme che spingano l’occupazione (specialmente giovanile) e infine, il prossimo anno, sfruttare quel po’ di ripresa che arriverà.
Da La Repubblica del 03/05/2013.
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