ALLO STADIO OLIMPICO I TIFOSI VIOLANO IL MINUTO DI SILENZIO. L’ABATE DI MONTECASSINO AL FUNERALE: “PRESCRITTO VUOL DIRE INNOCENTE”.
Il giorno dell’addio al Divo è stato interrotto dai fischi (e lanci di petardi) dei tifosi all’Olimpico, non proprio inclini a osservare il minuto di silenzio. Ma più che un funerale, quello di ieri è stato un allegro ritrovo di democristiani. Perché a parte Giulia Bongiorno – inconsolabile per davvero – le vecchie e nuove leve che ieri hanno reso omaggio a Giulio Andreotti hanno trascorso la messa tra gran chiacchiere e sorrisi. Tra i più loquaci c’era Pier FerdinandoCasini, che ha parlato fitto fitto con Paolo Cirino Pomicino per una ventina di minuti almeno. Pacche sulle spalle e folte sopracciglia che si alzavano e abbassavano al ritmo dei racconti. Almeno finché non è arrivato Ciriaco De Mita, che si è seduto in prima fila al fianco di Gianni Letta: Casini li ha subito raggiunti e mai più lasciati. Poi il neovicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, col suo inamovibile sorriso, ha approfittato di una distrazione di Casini per conquistare un posto al fianco di De Mita. Erano circa le 17 quando la bara del Divo, portata a spalla da una manciata di familiari, ha percorso quei pochi metri che separano casa Andreotti, in corso Vittorio Emanuele, dalla basilica di San Giovanni dei Fiorentini. È entrata tra gli applausi, in una chiesa – di medie dimensioni – gremita di curiosi, giornalisti, politici e nostalgici. L’impressione però è che le forze dell’ordine si aspettassero molta più gente, tanto che i cordoni di polizia non hanno faticato per gestire la piccola folla che si è radunata in piazza dell’Oro.
“TUTTE le mattine io, Giulio e la signora Livia pregavamo insieme. Poi lui andava in Senato e io e Livia a fare la spesa dal fruttivendolo”: il parroco di Andreotti, don Luigi Venuti, parla a braccio per ricordare quello che per lui era un “papà illuminato dalla fede in Dio”. E racconta la storia del parroco-postino: “Quanti di voi mi consegnavano lettere per essere certi che arrivassero ad Andreotti! Io ero a disagio ma lui mi diceva di non preoccuparmi. Entro un paio di giorni arrivava sempre un maresciallo con tutte le sue risposte. Questo è Giulio Andreotti”. Applausi. La messa in scena, tra sketch e personaggi, pareva architettata da Paolo Sorrentino. L’entrata di monsignor Fisichella sembrava girata al rallentatore, con la mantella nera e fucsia dell’abito talare che sventolava sulle spalle. Due corazzieri hanno fatto sobbalzare alcune anziane signore, convinte di poter vedere da vicino il capo dello Stato (che ieri mattina aveva fatto visita alla camera ardente), e delusissime quando si sono accorte che le guardie dovevano soltanto scortare una corona di fiori tricolore (simile ma più raffinata di quella mandata dal premier Enrico Letta, assente). La prima fila poi continuava a cambiare, man mano che arrivavano i politici più importanti. Alla fine la cinquina, da sinistra a destra, era questa: il presidente del Senato e seconda carica dello Stato Pietro Grasso, il senatore a vita Emilio Colombo, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, l’ex premier Mario Monti e Letta. Quasi nessuno, però, ha voluto rilasciare dichiarazioni. Soprattutto Grasso, arrivato per ultimo e sgattaiolato via per primo, quando in chiesa c’erano ancora i familiari. Nelle parole dell’abate di Montecassino, però, c’è tutta la visione di quella chiesa che celebra il Divo a prescindere dai rapporti con i boss e dalla sentenza d’appello che lo riconobbe colpevole fino al 1980 di reati mafiosi: “Davanti alla storia Andreotti è stato assolto o prescritto – spiega don Pietro Vittorelli – e prescritto significa innocente. Le frequentazioni con i padrini erano inesistenti”. Intanto escono in piazza i vecchi amici: un dimagritissimo Gianni De Michelis,un’invecchiata ROSA RUSSO IERVOLINO, un dondolante Arnaldo Forlani e uno scontrosissimo Luigi Bisignani, accompagnato dalla madre. “Ora che è sdraiato sembra più alto”, diceva un amico dopo aver visitato la camera ardente. Mai come al suo funerale Andreotti avrebbe potuto rispolverare uno dei suoi più celebri aforismi: “So di essere di media statura, ma… non vedo giganti intorno a me”.
Da Il Fatto Quotidiano del 08/05/2013.
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Per inderogabili impegni assunti precedentemente non ho potuto presenziare, ma spero di non mancare a quelli di Dell’Utri. Il Divo fino all’80, il bibliofilo fino a tutto il 92, eppoi, chi altro? “Autoelogi e insabbiamenti, funerali: tutti presenti, i politici e la malavita, i politici e la bella vita” …
[…] Addio al Divo tra chiacchiere fischi e petardi (Beatrice Borromeo).. […]