Filippo Penati non si presenta in aula e incassa la prescrizione. Monza, ore 10 e 30 di ieri. Il giudice Letizia Brambilla legge: “Il tribunale dichiara di non doversi procedere”. Pochi minuti prima la Corte aveva chiesto di poter convocare in aula l’ex presidente della Provincia di Milano per sapere se voleva o meno opporsi alla prescrizione. Sentito al telefono dagli avvocati, Penati, per voce del suo legale, ha fatto sapere di non avere intenzione di presentarsi. “Come vede – ha detto l’avvocato Matteo Calori – Penati non c’è”. Tutto si consuma in pochi minuti. Ma tanto basta per far calare il sipario sull’accusa di concussione imputata all’ex uomo forte del Pd, quando era sindaco di Sesto San Giovanni (1994-2001). Reato prescritto grazie alla nuova legge anti-corruzione.
EPPURE già nei giorni successivi alle prime perquisizioni (estate 2011), Penati, dopo la richiesta d’arresto della Procura poi negata dal gip, aveva detto di voler rinunciare alla prescrizione per farsi processare. Così ad oggi non è. Penati non solo non rinuncia, ma nemmeno si presenta in aula, dopo aver mancato anche la prima udienza del 13 maggio scorso, quando il pm Franca Macchia aveva chiesto che il reato di concussione fosse dichiarato prescritto in virtù della nuova legge varata dal governo Monti e che prevede lo sdoppiamento del reato in concussione per induzione (accusa che riguarda Penati) e concussione per costrizione, riducendo i termini della prescrizione. Dieci giorni fa, i legali dell’ex capo della segreteria politica di Bersani, davanti alla richiesta dell’accusa, avevano annunciato il ricorso presso la Cassazione contro un’eventuale sentenza di prescrizione. A corollario, lo stesso Filippo Penati aveva ribadito la linea annunciando di voler partecipare al processo. Ieri, però, non c’era. La Corte ha così accolto la richiesta dei pubblici ministeri. Ma sono stati attimi di grande imbarazzo, con i giudici che si sono resi disponibili ad attenderlo fino a mezzogiorno. Nulla da fare, Penati non si è visto. Al termine dell’udienza, il suo legale è uscito da una porta secondaria. Intercettato fuori dal tribunale sulla rinuncia alla prescrizione ha ribadito: “Dipende da lui”. Quindi si è chiuso dietro al “no comment”. Solo nel pomeriggio un take di agenzia riportava le parole dell’ex presidente della Provincia di Milano. “Come annunciato – ha fatto sapere Penati – già nei prossimi giorni, farò ricorso in Cassazione per annullare la sentenza di prescrizione voluta dai pm per i fatti di 13 anni fa, io il processo lo voglio e non sfuggo”. Quindi ha spiegato: “La regola che consente al pm di chiedere la prescrizione del reato prima dell’inizio del processo, come nel mio caso, ha trovato la mia opposizione perché desideravo e desidero il processo su tutte le mie imputazioni”. Naturalmente la richiesta dei magistrati più che “voluta” è stata obbligata dalla nuova legge. Eppure, è il ragionamento che ieri si faceva in Procura, bastava semplicemente che l’imputato si presentasse in aula per interloquire direttamente con i giudici, confermando o meno la sua rinuncia. Sul caso, ieri pomeriggio, è intervenuto anche Roberto Saviano con un messaggio via twitter: “La prescrizione suo malgrado di Penati – sostiene lo scrittore – è una triste mistificazione (…) . Il tribunale ha dichiarato l’estinzione del reato di concussione nei confronti di Filippo Penati, che non vi ha rinunciato come aveva promesso di fare”. La prescrizione, però, cala solo su alcuni capi d’imputazione. Quelli legati ai vari appalti per le ex aree industriali Falck e Marelli. Filippo Penati, infatti, sarà processato anche per corruzione e finanziamento illecito. Sul tavolo restano le azioni della società Milano-Serravalle acquistate dalla Provincia di Milano a prezzi altissimi dal gruppo Gavio, i lavori dell’A7 dati alla Codelfa, sempre del gruppo Gavio, e i fondi elettorali incassati dalla fondazione Fare Metropoli. Il processo al “Sistema Sesto” inizierà il 26 giugno, data già fissata per l’udienza che riguarda i cosiddetti complici (otto imputati tra cui Giordano Vimercati, ex braccio destro di Penati). Ieri, infatti, la Corte ha deciso di riunificare i due procedimenti. Dopodiché i giudici hanno ammesso tutte le parti civili, tra queste anche gli ex Democratici di sinistra, entrati nel procedimento per dimostrare di non aver ricevuto il denaro, che, stando alla procura, Penati avrebbe intascato da due imprenditori attraverso una finta caparra immobiliare di 2 milioni di euro.
Da Il Fatto Quotidiano del 23/05/2013.
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Si, con una battuta: l’appropriazione indebita della volontà del popolo.