I SINDACATI, UNITI DOPO DIECI ANNI: “IL GOVERNO DEGLI ANNUNCI ORA FACCIA QUALCOSA”. CAMUSSO: “NESSUNO TOCCHI LA CASSA INTEGRAZIONE”.
Piazza San Giovanni, cuore rosso di Roma, è gremita come non succedeva da tempo. Cgil, Cisl e Uil tornano a parlare con una voce sola: è la prima volta in dieci anni, l’epilogo di una lunga stagione di contrasti e accordi separati. “Siamo centomila”, affermano i sindacati, “la partecipazione è andata oltre ogni previsione”. Nei due cortei che si incontrano in piazza sfila l’Italia dolente di una crisi che non finisce mai. L’Italia tutta: da Nord a Sud, dalla Liguria all’Emilia Romagna, fino a Puglia, Basilicata e Sardegna. Nella cartina geografica delle aziende che chiudono e del lavoro che scompare, nessuna area è risparmiata; nessuna regione è lasciata senza rappresentanza. Disoccupati, cassintegrati, esodati, precari: il vocabolario della crisi è sempre lo stesso, mentre il tempo passa e la sofferenza aumenta.
“Lavoro è democrazia”, si legge a lettere giganti sul palco di piazza San Giovanni. Sale il segretario della Cgil, Susanna Camusso, accolta da un’ovazione. Per la squadra di Enrico Letta non ha parole dolci: “Il governo deve cambiare passo. Quello di questi primi mesi non ci accontenta. Il Paese ha bisogno di risposte rapide, di coraggio per decidere ora, non fra qualche mese”.
IL TEMPO è già scaduto. Le buone intenzioni, spiega Camusso, non bastano più. A cominciare da quelle sugli ammortizzatori sociali: “Dopo l’annuncio sulle risorse stanziate per la cassa integrazione in deroga, perché non si firmano i decreti attuativi e non si sbloccano le risorse disponibili?”. Poi l’avvertimento: “Se qualcuno crede di disfarsi degli ammortizzatori sociali o degli accordi sulla mobilità, si sbaglia di grosso”. Il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, si rivolge direttamente al presidente del Consiglio: “Caro Letta, noi siamo disposti a fare un percorso positivo. Ma tu devi avere coraggio. O torna a prosperare l’Italia del lavoro, oppure questo Paese muore”. Più drastico Luigi Angeletti, leader della Uil, che prima ancora della partenza del corteo aveva dichiarato: “Il pacchetto di Giovannini e le misure di cui si legge sui giornali non servono a nulla. A staccare la spina al governo saranno i cortei di disoccupati”.
In piazza si è visto anche il segretario del Partito democratico, Guglielmo Epifani. Un mese fa, al corteo della Fiom, ritenne la sua presenza inopportuna. Stavolta non è voluto mancare: “Il Pd è a fianco dei sindacati e condivide i loro stessi obiettivi sul lavoro”. Nessuna polemica, però, sul lavoro di Letta e ministri: “Far cadere l’esecutivo in una fase così drammatica sarebbe da irresponsabili”.
IL SILURO sul governo, invece, arriva da una dichiarazione del vicepremier Angelino Alfano: “Il destino di questo esecutivo è legato al programma: se non riesce a realizzarlo, non andrà avanti a lungo”. Poi il diktat del Pdl: “Detassare le nuove assunzioni e evitare gli aumenti di tutte le altre tasse, a cominciare dall’Iva”. Immediata la replica stizzita del Pd, per bocca del viceministro Stefano Fassina: “Nel governo, di cui Al-fano è il numero due, nessuno vuole alzare le tasse. Non è il caso di scaricare su di noi le tensioni accumulate da Berlusconi sul versante giudiziario”.
Da Il Fatto Quotidiano del 23/06/2013.
L’ha ribloggato su Elena.