IL PG DELLA CASSAZIONE CONFERMA: LA FININVEST DEVE RISARCIRE MA CHIEDE DI RIVEDERE LA CIFRA DI 564 MILIONI FISSATA IN APPELLO.
Anche ieri è stata una pessima giornata giudiziaria per Silvio Berlusconi. Il sostituto procuratore generale della Cassazione Pasquale Fimiani ha chiesto ai giudici della terza sezione civile di confermare il risarcimento alla Cir di Carlo De Benedetti che nel 1991 perse la “guerra di Segrate” a causa di una sentenza comprata dalla Fininvest attraverso gli avvocati Cesare Previti, Giovanni Acampora e Attilio Pacifico. Il Cavaliere, come è noto, per essersi guadagnato la Mondadori con una tangente, non ha mai pagato per la corruzione del giudice Vittorio Metta perché in udienza preliminare la concessione delle attenuanti generiche fecero scattare la prescrizione del reato.
Il Pg Fiminai, però, ha chiesto alla Corte di ridurre i 564 milioni di risarcimento stabiliti dai giudici d’appello di Milano che avevano già abbassato il “quantum”, 750 milioni, decisi dal Tribunale. Saranno i giudici di Cassazione, se accoglieranno le richieste della procura generale, a stabilire la riduzione, oppure a rinviare per questa piccolissima parte della sentenza, ai giudici d’appello. Essendo giustizia civile non c’è prescrizione.
DA CALCOLI SOMMARI la riduzione potrebbe essere “di alcune decine di milioni”, “non più di 50”, dicono gli esperti in Cassazione. Ma, al di là della richiesta dello “sconticino”, ieri il Pg ha detto che la sentenza di condanna della Fininvest “regge, è logica”. “La Corte ha applicato principi consolidati”. E non poteva non basarsi “sull’illecito” ovvero sulla sentenza comprata. Perché, ha spiegato Fimiani, la sentenza corrotta “ha rafforzato una parte a danno dell’altra, violando il principio della buona fede e della leale collaborazione tra i soggetti” che hanno una trattativa privata in corso. “L’avvocato Cesare Previti agiva in favore di Fininvest con lo stesso rapporto che lega un promotore finanziario alla banca: per questo dalla sua responsabilità penale nella corruzione del giudice Metta discende la responsabilità civile di Fininvest nel giudizio di risarcimento in favore di Cir”. E ancora: “Il fatto penale di Previti deve essere collegato alla responsabilità di Fininvest”. Il magistrato ha respinto quasi in toto i 12 punti del ricorso di Fininvest perché “infondati” o “inammissibili”.
Quanto alla riduzione del risarcimento per la Cir, per un difetto di motivazione, si riferisce al calcolo sulla rivendita delle azioni de l’Espresso e su un 15 per cento relativo agli interessi complessivi. Naturalmente, la parola definitiva spetta al collegio dei giudici: Francesco Trifone (presidente), Giacomo Travaglino (relatore), Maria Margherita Chiarini, Angelo Spirito e Maurizio Massera.
I legali di Fininvest, a cominciare dall’’ex giudice costituzionale Romano Vaccarella, Giorgio De Novo e Giuseppe Lombardi, hanno detto che “si è stravolto l’ordinamento. C’è un’ingiustizia intrinseca nella sentenza d’appello”. Più che un’arringa, quella del collegio Fininvest è “un’invettiva”, ha osservato l’avvocato Vincenzo Roppo, legale di Cir insieme al professore Nicolò Lipari e all’avvocato Elisabetta Rubini. “Suona davvero pretestuosa – ha proseguito Roppo – e un po’ vittimistica la tesi in base alla quale i giudici di Milano avrebbero, per pregiudizio avverso, liquidato alla Cir un risarcimento eccessivo… dal momento che in appello per Fininvest c’è già stato uno sconto di circa 212 milioni di euro”.
La Fininvest dal canto suo “convinta della validità delle proprie ragioni” attende la decisione dei giudici “certa di non aver causato alcun danno alla Cir”.
PUNTA sulla richiesta del Pg, invece, il collegio dei legali Cir: “Valuta positivamente e attende fiducioso la decisione della Corte, anche sui marginali aspetti per i quali la procura ha ritenuto di ravvisare un difetto di motivazione della sentenza impugnata, peraltro ad avviso dei difensori di Cir non sussistente” . I giudici sono entrati in camera di consiglio. La vicenda è talmente esplosiva, le pressioni sono dietro l’angolo, che – a quanto pare – il presidente Trifone, in attesa delle motivazioni, non comunicherà il dispositivo della sentenza alla procura generale per garantire la massima riservatezza fino al deposito del verdetto con notifica alle parti. Un verdetto che, contrariamente ai tempi lunghi della giustizia civile, potrebbe arrivare addirittura nel giro di un mese.
Da Il Fatto Quotidiano del 28/06/2013.
Rispondi