Almeno 50 morti per l’attacco dell’esercito ai Fratelli musulmani. Le Forze armate: siamo stati noi a essere aggrediti.
MARYAM, una giovane coperta dalla testa ai piedi da un vestito azzurro, racconta che stava pregando nella vicina moschea di Mustafa, quando ha cominciato a udire i colpi di arma da fuoco e le grida di aiuto. Le pallottole e il gas lacrimogeno sono arrivati fino nel tempio, nel quale molti hanno cercato rifugio. “Dicono che nella moschea nascondevamo le armi, ma ci hanno attaccato perchè difendiamo Morsi, presidente legittimo e democratico dell’Egitto”.
Il partito dell’ormai ex presidente, Libertà e Giustizia, ha lanciato un appello per una “intifada” (sollevamento popolare), per evitare che ciò che è stato ottenuto dalla rivoluzione del 2011 venga annullato “con i tank e i blindati, e sopra i cadaveri del popolo”.
La sede del partito è stata perquisita e chiusa dalle autorità giudiziarie, che assicurano di aver trovato all’interno grandi quantità di armi. Inoltre, 200 persone sono state arrestate subito dopo l’attacco. La tv di Stato ha mostrato durante tutti il giorno immagini di giovani islamisti che lanciano pietre e molotov contro i soldati, e immagini di militari feriti: 3 membri delle forze di sicurezza sono morti, oltre 40 sono rimasti feriti.
All’ospedale di Ain Shams, hanno ricevuto 42 manifestanti, tutti colpiti da arma da fuoco, informa il dottore Ibrahim Magdy. “La maggior parte sono stati feriti al collo, alle gambe e alle braccia. Molte ferite sono superficiali ma abbiamo un caso grave: la pallottola è entrata nel femore e il paziente ha perso molto sangue”. Ahmed, giovane di 24 anni, è stato colpito mentre pregava: ha una pallottola nel collo, epotrebbe non farcela, dice suo fratello.
Il massacro degli islamisti mette in dubbio le vere intenzioni del-l’esercito , che sembra disposto a eliminare definitivamente gli islamisti dalla vita politica. Ma senza di loro la transizione è destinata al fallimento: il partito salafita Al Nur si è ritirato dalla trattativa per la formazione di un governo di unità nazionale, chiedendo venga formato un comitato di saggi per governare. Intanto, i gruppi e leader liberali non osano accusare direttamente l’Esercito, che ha deposto Morsi, e quindi giustificano una violenza brutale che potrà rivoltarsi contro tutte le forze democratiche del paese.
Da Il Fatto Quotidiano del 09/07/2013.
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