BERLUSCONI SPERA CHE SI RICOMINCI TUTTO DACCAPO CON UN APPELLO BIS I FEDELISSIMI A PALAZZO GRAZIOLI. INCOGNITA SULLA PRESENZA DI LETTA (GIANNI).
Alle otto di sera c’è un assembramento pure di fronte a Palazzo Grazioli. La residenza di B. nella capitale. Giornalisti, fotografi, elettori di centrodestra, semplici curiosi. Oltre lo spartitraffico, sorvegliato dai carabinieri la vita scorre caotica al solito. Auto, bus, motorini, passanti. Dentro Palazzo Grazioli, quando è quasi buio, il sentimento dell’attesa sconfina in un limbo di fatalismo. Al cerchio magico riunito al secondo piano, Silvio Berlusconi ripete per l’ennesima volta: “So no tranquillo e sereno, con la coscienza a posto”. Ai suoi, il Cavaliere appare “rassegnato” ma anche “pronto a qualsiasi sentenza arrivi”. L’attesa è un’agonia spalancata sull’abisso dell’incertezza estrema. Da condividere con la giovane fidanzata napoletana, Francesca Pascale. E l’onnipresente Mariarosaria Rossi, senatrice del Pdl e assistente personale di B.
I FIGLI, Marina in testa, non ci sono. Arriveranno oggi. Mentre gli appuntamenti con i fedelissimi, sia falchi, sia colombe, sono rinviati tutti a oggi. In ogni caso a dopo la sentenza, forse anche domani, quando ci sarà la consueta processione per congratularsi, nell’ipotesi dell’annullamento con rinvio, oppure per manifestare una dolorosa solidarietà per un’eventuale conferma della condanna. Sono pochissimi quelli che hanno accesso a Palazzo Grazioli. Gianni Letta, per esempio. Il Gran Visir del berlusconismo di rito romano, un rito morbido e onnicomprensivo, sarebbe andato a trovare B. nelle tremende ore di attesa del giudizio universale. Intorno all’ora di pranzo, lo riferiscono varie fonti parlamentari del Pdl. Ma Palazzo Grazioli non conferma. La presenza di Letta sarebbe un segnale di non poco conto. È lui l’ambasciatore con il Quirinale. È lui lo zio del premier Enrico. Nelle previsioni da uno ics due, il regime delle larghe intese guidate dal Colle fa il tifo per il pareggio: annullamento con rinvio. Una sentenza del genere non muoverebbe nulla e tutti, da Napolitano al Pd di Epifani (ma non Renzi), tirerebbero il fatidico sospiro di sollievo. Per non parlare di Enrico Letta, che si aggrappa eroicamente alla promessa fatta a suo tempo da Berlusconi: “Il governo non sarà coinvolto dalle conseguenze di una sentenza di condanna”.
Portano al Quirinale, ma con un animo diverso, molto diverso, un vero animus pugnandi, anche le strade dei falchi qualora dovesse “essere cancellata una storia politica di vent’anni” per dirla con le parole di B.: a Daniela Santanchè alias la Pitonessa viene attribuita infatti già la più forte e clamorosa delle proteste. Una manifestazione in piazza del Quirinale. Ma lei interpellata smentisce. L’umore del Cavaliere, in questo Trenta Luglio, che poi diventerà Trentuno se non Primo Agosto, peggiora a mano a mano che il sostituto procuratore generale della Cassazione svolge la sua requisitoria. Le interpretazioni della giornata ruotano attorno alle richieste di Mura. Le telefonate a getto continuo con Ghedini e Coppi tentano di tradurre in fragili speranze le conclusioni del pg.
DIECI MINUTI dopo le venti, Mura conclude e chiede l’abbassamento dell’interdizione a tre anni. A Palazzo Grazioli aumentano frenesia e ansia. In serata tocca alla Santanchè e a Denis Verdini andare da B. Il sentimento dell’attesa sfocia nuovamente nel pessimismo. Un’altalena di emozioni. Un sorriso, anzi un ghigno compiaciuto scappa a Berlusconi quando legge le dichiarazioni del suo amico Marcello Dell’Utri: “Se condannato farà il Grillo della situazione. Non lascerà l’Italia”. È un attimo. Il pensiero per qualche minuto vola al ritorno di Forza Italia a settembre. Un nuovo partito fatto solo da fedelissimi e ultrà senza se e senza ma. Fedelissimi? No “beneficiati”, come dice malignamente a Montecitorio, in Transatlantico, Ignazio La Russa, ex triumviro del Pdl oggi in Fratelli d’Italia. La Russa conosce bene Berlusconi, i falchi e le colombe. Dice: “Come partito non esiste, decide e deciderà solo lui. E in caso di condanna farà di tutto per arrivare alle Europee del prossimo anno e candidarsi”.
Dopo le ventuno, si sparge la voce che a Palazzo Grazioli ci sia anche Fedele Confalonieri. Citato da B. in un altro sfogo per dimostrare ai suoi interlocutori l’irrazionalità di una sua condanna: “Come si fa a dire che io sono colpevole mentre Fedele Confalonieri, rappresentante legale di Mediaset, è stato assolto perchè non al corrente dei fatti?”. È l’ora della cena. La fidanzata Francesca e l’assistente Mariarosaria gli sono sempre accanto. Per i falchi regna sempre sovrano il pessimismo. Coppi si fa impressionare dalla jella e annuncia un asso nella manica. Oggi è un altro giorno. Di attesa. Stavolta con B. ci saranno i figli Marina e Pier Silvio.
Da Il Fatto Quotidiano del 31/07/2013.
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