DOPO LA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE ”NON CI SONO LE CONDIZIONI INDUSTRIALI PER INVESTIRE”. Le condizioni per produrre auto in Italia rimangono “impossibili”. È questa la reazione di Sergio Marchionne alla sentenza con cui la Corte Costituzionale ha dato ragione, la scorsa settimana alla Fiom sullo scontro in atto con la Fiat. E a condizioni impossibili, l’ad del sesto gruppo mondiale decide di reagire nella maniera più forte possibile: minacciando di spostare all’estero le produzioni. Soprattutto quelle pregiate. “Abbiamo le alternative necessarie per realizzare le Alfa ovunque nel mondo”, ha affermato nel corso della conferenza tenuta con gli analisti finanziari. Ed è vero. Nel corso degli ultimi anni, Fiat ha avuto tutto il tempo di allineare le sue strutture produttive in Europa, Stati Uniti, America Latina per consentirle di produrre con piattaforme uniche modelli diversi. Non a caso, a Melfi, dal prossimo anno, dovrà partire la produzione di un Suv Jeep, per la prima volta da vendere in tutto il mondo. E così l’Alfa potrebbe essere tranquillamente prodotta in Serbia come in Russia o negli Stati Uniti, comunque in un’altra parte del mondo che non sia Mirafiori o Cassino dove attualmente nascono la MiTo e la Giulietta. UNA MINACCIA reale o un modo per continuare a trattare condizioni accettabili in Italia? Lo si potrebbe scoprire presto perché ieri la notizia che potrebbe aprire nuovi scenari nel gruppo Fiat è quella dell’incontro, che si terrà venerdì prossimo, tra Sergio Marchionne e Maurizio Landini. I due si erano visti a Torino di sfuggita circa due anni fa alla vigilia del rinnovo del contratto del gruppo. Poi non c’è stato più alcun contatto, se non informale: l’ex responsabile Auto della Fiom, Giorgio Airaudo ebbe un incontro riservato con il manager italo-canadese che, però, non sortì alcun effetto. Si tratta di una prima assoluta in cui la Fiat decide di acconsentire a una richiesta reiterata più volte da parte della Fiom, quella di sedersi attorno a un tavolo per discutere delle prospettive del gruppo. Oltre ai dati di produzione e di occupazione, alle cassa integrazioni o ai destini di stabilimenti come Termini Imerese e Iribus o Mirafiori, su quel tavolo farà bella mostra il dossier sulla nuova legge sulla rappresentanza sindacale che, paradossalmente, Fiat e Fiom chiedono all’unisono. Il sindacato per vedersi garantire i propri diritti e l’azienda per disporre di “regole certe” sulle quali impostare le proprie strategie. Non si tratterà di una discussione semplice. Ma si tratta , è questa è una novità che va associata alla sottoscrizione del contratto dei metalmeccanici raggiunta ieri tra l’associazione delle piccole imprese, Unionmeccanica-Confapi e la sola Fiom. Stavolta a rimanere fuori sono state Fim e Uilm che parlano di “accordicchio da saldi di fine stagione” mentre la Fiom insiste sulla novità che scardina l’asse finora realizzato con Federmeccanica e con la stessa Fiat. MARCHIONNE si presenta al-l’appuntamento con Landini con numeri molto positivi, almeno a leggere i dati del secondo trimestre 2013. Un utile netto di 435 milioni di euro, quasi il doppio rispetto al secondo trimestre 2012, la gestione ordinaria in crescita del 9 per cento ricavi in crescita del 4 per cento a 22 miliardi e un indebitamento industriale in calo a 6,7 mld con una liquidità disponibile di 21 miliardi. Numeri ottimi che però non hanno impedito un tonfo in Borsa con una perdita del 4,2 per cento in seguito alla riduzione degli obiettivi di utile Chrysler in una forchetta compresa tra 1,7 e 2,2 miliardi. Marchionne, nella conference call, ha garantito che non ci saranno modifiche sostanziali nei progetti dell’azienda confermando tutti gli obiettivi del 2013. Nel secondo trimestre, le consegne a livello mondiale dei marchi del gruppo Fiat hanno registrato un incremento del 5 per cento con forti incrementi in America Latina, Asia e area del pacifico. Calo del 5 per cento, invece, in Europa zona in cui Marchionne ha previsto un punto di pareggio solo nel 2015. L’asticella dell’ottimismo viene spostata ancora in avanti.
Da Il Fatto Quotidiano del 31/07/2013.
L’ha ribloggato su .
L’ha ribloggato su Elena.
Sì ok, va bene, non é un problema…però poi te le vendi là, dove le produci.