SÌ DEL SENATO ALL’EMENDAMENTO CHE DEPENALIZZA FINANZIAMENTO ILLECITO, STALKING E FALSA TESTIMONIANZA. L’ESECUTIVO AVEVA DATO PARERE FAVOREVOLE.
Galeotto (è il caso di dirlo) fu il governo. Che la settimana scorsa, mentre l’attenzione era tutta rivolta all’ostruzionismo dei 5 Stelle alla Camera sul decreto del Fare, si è fatto prendere dalla fretta di far approvare rapidamente, in Senato, il decreto “svuota carceri”. Cadendo in un tranello accuratamente preparato dal presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama, l’avvocato pidiellino Nitto Palma, con l’appoggio di Lucio Barani, pidiellino di sicura fede ora di stanza nel gruppo del Gal. Ebbene, Barani ha firmato un emendamento all’articolato che aumenta il tetto massimo per far scattare la custodia cautelare in carcere da 4 a 5 anni. Cioè: in base a questa modifica, non solo non ci sarà più il carcere preventivo per chi commette il reato di stalking, ma anche per chi finanzia illecitamente i partiti, per l’abuso d’ufficio (la pena massima di questo reato era stata portata a 4 anni nella precedente legislatura) e per chi rende false informazioni ai pm. Proprio uno dei reati su cui ruota tutto il processo Ruby. E, di sicuro, non è stato né un caso, né una svista. Il Pdl ha scientificamente distratto l’attenzione del sottosegretario alla Giustizia, Giuseppe Berretta, presente in commissione al posto del ministro, facendo passare l’emendamento Barani con il parere favorevole del governo. Di più: con la modifica, che è passata in commissione con larga maggioranza, uniche voci contrarie quella di Felice Casson e di Rosaria Capacchione del Pd, si salverebbero dalla custodia cautelare anche i reati di favoreggiamento, contraffazione, introduzione nello Stato e vendita di marchi contraffatti, per i quali è prevista, appunto, una pena massima di 4 anni. Inutili, al momento del voto, le grida dello stesso Casson che ha tentato di spiegare come la modifica andasse a incidere in modo consistente su alcune fattispecie di reati odiosi, di sicuro lo stalking, ma più che mai la falsa testimonianza. “La strada per arrivare a questo pasticcio – ci racconta proprio Felice Casson – è stata aperta dal governo, il parere favorevole all’emendamento è stata senz’altro una mossa sbagliata che andrà sicuramente rimediata alla Camera, dove per fortuna c’è una maggioranza ampia, anche se non penso che il Pdl mollerà tanto facilmente”. E, infatti, non avverrà. Nonostante l’alzata di scudi di molte deputate del Pdl (da Deborah Bergamini a Elena Centemero, passando per Mara Carfagna, Lucia Ronzulli, Annagrazia Calabria ed Elvira Savino) che hanno parlato di “norma da cancellare assolutamente”. Ma a far capire che aria tira davvero ci ha pensato proprio l’estensore materiale del’emendamento “trappola”, Lucio Barani: “Lo stalking è un’altra cosa, qui stiamo parlando di svuota carceri e ricordo che ci sono 25mila detenuti in attesa di processo e nemmeno uno è uno stalker, è una battaglia di civiltà contro la carcerazione preventiva”. “Non solo – ha aggiunto Barani – non sono sufficienti gli arresti domiciliari per il reato di abuso di ufficio? Insomma, non parliamo di depenalizzazione”.
IL TESTO della legge passa ora in commissione Giustizia della Camera dove il Pd, con la presidente, Donatella Ferranti, giura che “non pasaran”. Però, la cortina fumogena creata intorno alla questione dello stalking potrebbe rappresentare un modo per conservare la custodia cautelare solo per quello specifico reato, lasciando fuori tutti gli altri compresi nell’emendamento Barani. La (prevista, possibile) alzata di scudi del Pdl potrebbe indurre il governo a presentare un emendamento soppressivo di quello pidiellino, ma solo nella parte che riguarda, appunto, lo stalking. E ieri, infatti, c’è stato già un primo passo verso questa direzione “di compromesso”, con la presentazione di una modifica al decreto sull’esecuzione della pena, in discussione alla Camera, a firma dei pidiellini Costa, Sisto, Carfagna e Chiarelli. Che, guarda caso, aumenta la pena massima per il reato di stalking a cinque anni di reclusione. I molestatori, dunque, vedrebbero scattare la carcerazione preventiva, tutti gli altri no. Salvando il testo Barani. La missione del Pdl sembra ad un passo dall’essere compiuta.
Da Il Fatto Quotidiano del 31/07/2013.
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