La polemica
Sale la tensione nella maggioranza. Casson: “In camera di consiglio ci porteremo panini e bibite”.
ROMA— Cambiano i toni, ma la sostanza è la stessa: il Pd non voti la decadenza di Berlusconi. Questa volta è il vice premier Alfano che a nome del Pdl blandisce i Democratici: «Facciamo un invito al Pd senza protervia e arroganza… riflettete, approfondite, la decadenza di Berlusconi non è un atto dovuto, ma una decisione, i Democratici si spoglino dell’abito di chi per 20 anni ha combattuto Berlusconi come il peggior nemico », è l’appello lanciato in un’intervista al
Tg5, nel giorno in cui le motivazioni della sentenza della Cassazione non lasciano dubbi sulle responsabilità del tycoon Berlusconi.
Appello che però cade nel vuoto. Del famoso tavolo di trattativa politico a cui il Pdl punta non c’è traccia. E il capogruppo dei senatori democratici, Zanda garantisce che non ce ne sarà: il Pd non procederà per forzature ma non ha nessuna intenzione di portare il voto in giunta del Senato sulla decadenza di Berlusconi alle calende greche, non ci saranno tempi supplementari. «Basta minacce alla giunta — avverte Zanda — penso che sia l’ora di smettere ultimatum, la giunta lavorerà, come ha sempre fatto, in piena autonomia…, noi non forzeremo sulla scadenza del voto con accelerazioni artificiali ma non consentiremo nemmeno una dilatazione immotivata o strumentale dei tempi». Felice Casson, l’ex pm ora senatore democratico e membro della giunta, è reduce dalla lettura delle 200 pagine di motivazioni della sentenza della Cassazione sulla condanna del Cavaliere e ribadisce che il Pd non deflette: «La strada è segnata, quando ci riuniremo alla fine in “camera di consiglio” potremmo dotarci di bibite e panini come già fu per il caso Di Girolamo, poi non ce ne fu bisogno… avremo tempo fino a 48 ore per decidere». Intanto il tabellino di marcia prevede la riunione di giunta del 9 settembre con l’intervento del relatore; quindi una decina di giorni per consentire la discussione sugli atti della difesa, ma entro fine mese o inizio ottobre — prevede Casson — si va al voto. Con esito che dovrebbe essere scontato: 14 per la decadenza, 9 contrari. Se per il Pd incombe sempre lo spauracchio dei “franchi tiratori” (dopo lo sgambetto fatto a Prodi per la presidenza della Repubblica), non è certo la giunta per le autorizzazioni il luogo di imboscate. «In aula, potrebbero esserci sorprese — ammette Casson — ma nel Pd la posizione è comune e non c’è spazio per il ricorso alla Consulta: se il Parlamento ritenesse la legge Severino incostituzionale, spetterebbe alle stesse Camere cambiarla ».
A supportare il “no” del segretario Epifani a qualsiasi cambiamento di rotta dei Democratici in giunta, sono tutte le correnti del partito. E l’uscita di Violante è rimasta isolata, ha avuto solo l’apprezzamento di Beppe Fioroni. Cicchitto, Pdl, va all’attacco: «L’accelerazione dei tempi record della Cassazione sulle motivazioni sono stati un modo per condizionare e influenzare i lavori della giunta per le autorizzazioni ». E Simona Vicari, sottosegretario allo Sviluppo economico, rincara: «Il voto in giunta non sia una ordalia, occorre una riflessione ». Stefano Ceccanti, costituzionalista, chiarisce: «Gli argomenti di Berlusconi non reggono».
Da La Repubblica del 30/08/2013.
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