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Archive for settembre 2013

Giachetti

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VauroC’è una gran ressa nell’anticamera del fronte antiberlusconiano, rimasto per vent’anni semideserto. Pare che spingano per entrare anche alcuni gaglioffi che dopo una vita da rospi diventarono principi azzurri grazie al tocco magico del portafogli e delle tv del Cainano, che scattavano sull’attenti a ogni suo fischio, che gli han sempre votato e talora firmato decine di leggi vergogna (vero, Angelino detto Lodo?), che ancora due anni fa approvavano festosi la mozione “Ruby nipote di Mubarak”, che ancora l’11 marzo marciavano sul Tribunale di Milano, che ancora una settimana fa si rimangiavano il voto sulla Severino trafficando per salvare il pregiudicato dalla decadenza e si facevano esplodere in tutti i talk show spacciando un volgare frodatore fiscale per un perseguitato politico, insultando i giudici e i giornalisti liberi che hanno capito e detto tutto con due decenni d’anticipo. (altro…)

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Alfano e soci, quelli che i giornali chiamano le colombe, hanno coniato la definizione di “diversamente berlusconiani”, in risposta alla scelta estremista dei falchi del partiti.
Quelli che hanno spinto alla rottura col governo delle largh intese, al ritiro dei ministri e dei deputati dalla maggioranza.
Dando poi, ma questo è un classico berlusconiano, la colpa al PD e a Letta.

Peccato che sia la solita ipocrisia del potere: non si può essere diversamente onesti, o diversamente contribuenti.
Non si può da una parte sostenere la persecuzione di B. e dall’altra criticare la scelta estremista di staccare la spina al governo. (altro…)

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TAX

L’ impresa eccezionale per un contribuente è sapere quante sono le tasse da pagare. Un elenco ufficiale non esiste. Il Ministero dell’Economia e Finanze, alla richiesta via mail, non ha saputo rispondere: “Quante? Bella domanda”. Qualche tempo fa l’ex ministro Giulio Tremonti, all’inizio della sua inconcludente carriera legislativa, di tasse complessive ne ha contate 107. Le associazioni dei consumatori e delle imprese parlano genericamente di cento, ma non ci sono certezze. Intanto, le tasse sono tutte lì: tante, complicate, introvabili.  (altro…)

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giannelli

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L'impatto

Ma Saccomanni è ottimista: “Instabilità politica già scontata”
I mercati.

ROMA— Il primo esame di credibilità per l’Italia scatta questa mattina sui mercati finanziari. Si riparte da uno spread a 263 punti, quota segnata venerdì scorso, un paio d’ore prima che la crisi politica divampasse in Consiglio dei ministri, cancellando così la “manovrina” su Iva e correzione dei conti. Situazione precipitata rapidamente, sabato pomeriggio, in crisi di governo, con la dimissione dei ministri pdl. Difficile ora che lo spread, termometro così sensibile del rischio Paese, non torni a segnare febbre alta. Accadeva alla fine del 2011, nel passaggio tra governo Berlusconi e governo Monti, quando si viaggiava attorno ai 500 punti. E anche un anno fa, quando la notizia della fine dell’esecutivo del professore e il ritorno in campo del Cavaliere, lo riportò oltre i 300. (altro…)

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L'agenda

Bersani: piccole intese difficili. Renzi: lavoro per il congresso
Il Partito Democratico.

ROMA— «Il Pd non ha paura delle elezioni». Epifani sgombra il campo dall’equivoco che i Democratici vogliano rappattumare la situazione politica e, come già con il governo Monti e di nuovo adesso, siano disposti a tutto pur di non andare al voto. Ma il segretario sa altrettanto bene che il paese non può permettersi salti nel buio. I colloqui sia con Enrico Letta che con il presidente Napolitano hanno affrontato proprio questo punto: il senso di responsabilità che il centrosinistra deve avere. E quindi, intervistato da Lucia Annunziata su
Raitre, il segretario democratico indica una strada maestra: «Il Pd, alla condizione di oggi, è favorevole a un governo che abbia due priorità: la legge di stabilità e la legge elettorale ». Si riparte da qui. Però dà anche l’altolà a «governicchi». In pratica, se c’è la possibilità di un «governo di servizio» bene, altrimenti «la parola torna ai cittadini, il Pd è pronto a tutto». (altro…)

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Ci risiamo. E’ ripartita la macchina del fango, dell’oscuramento e della menzogna contro il M5S.
Con le solite domande, allusioni, accuse. “Non avete proposte, non avete programma, non sapete cosa fare dei vostri voti.
Preparatevi, ve lo diranno, lo ripeteranno in tutte le salse. Vogliono farvi ingoiare a forza ancora una volta la pillola dell’amnesia. I porci stanno provando ad ingannarvi un’altra volta. “Chi vuole il Porcellum?” – strillano. “Grillo!“. “Chi vuole lo sfacelo?” “Grillo!” “Chi vuole il caos? Grillo, Grillo, Grillo!
Mentre i porci parlavano di legge elettorale solo il MoVimento ha votato una mozione per cancellare il Porcellum. Mentre quelli parlavano di Iva solo il MoVimento ha proposto il taglio alle pensioni d’oro per evitare l’aumento Iva. Mentre quelli votavano a favore di F35 e Tav, pagati con i soldi dei cittadini, Il M5S votava contro.
Mentre quelli si abboffavano di rimborsi elettorali – l’ultima rata è di 91 milioni di euro ai partiti – il M5S rinunciava e chiedeva la fine di questa ruberia illegittima perché così hanno deciso i cittadini nel referendum del 1993. (altro…)

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Letta

MERCOLEDÌ IN SENATO.

Lo chiamano già “governo del presidente”. E lo immaginano “muscoloso”, “robusto” eppure “alleggerito” dal “peso che si è portato finora sul groppone”. Basta con il “rumore di fondo” che ha accompagnato le ultime settimane. Se Enrico Letta passa la prova di fuoco del Senato potrà ricominciare a sfogliare il calendario che aveva appeso al chiodo: 18 mesi di vita, a palazzo Chigi anche per il semestre di presidenza europea. È ottimista, il premier che dopo domani farà il suo discorso programmatico al Senato. Ai partiti che lo hanno sostenuto finora e a quelli che vuole provare a convincere farà un discorso chiaro: “Entro dieci giorni dobbiamo portare a Bruxelles la legge di stabilità. Volete che la porti io o che la scriva la Ragioneria dello Stato?”. Niente “intimidazioni” o affondi sulle vicende personali di Berlusconi. Quello di Letta sarà un discorso politico, sarà “il rilancio” della sua proposta di governo. La più ampia possibile. Non chiede molto: serve un “minimo smottamento” tra i banchi del Popolo delle Libertà.  (altro…)

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I numeri al senato dopo lo strappo PDL

“Dicano no al cupio dissolvi”. Mercoledì la fiducia
Il vertice.

ROMA— Letta va in Parlamento per «un chiarimento indispensabile ». Andrà mercoledì, come annuncia a “Che Tempo che fa” lo stesso premier, «chiederò la fiducia in entrambe le Camere, se arriva bene, se no ne tirerò le conclusioni: non intento restare ad ogni costo». Ma la parola fine al suo governo sembra che ancora non sia sta scritta, perché lo scontro in corso all’interno del Pdl sullo strappo di Berlusconi, come sottolinea la nota di Napolitano dopo il colloquio col presidente del Consiglio, «ha determinato un clima di evidente incertezza circa gli effettivi possibili sviluppi della situazione politica». Così alla fine di novanta minuti di incontro il comunicato del Quirinale ha fotografato lo stato della crisi aperta. Il capo dello Stato parlando in mattinata a Napoli aveva già dato l’alt alle elezioni anticipate: «Cercherò di evitare la fine di questa legislatura». (altro…)

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NatangeloFESTA IN FAMIGLIA, AUGURI DA VERONICA.

Il risveglio inganna: “Questa notte, superati 59 giorni pessimi, ho dormito per 10 ore. Mi sento 37 anni”, fa sapere Silvio Berlusconi ai sostenitori di Napoli che festeggiano il 77° compleanno in contumacia. E mentre i figli Marina, Barbara, Pier Silvio (con la moglie Toffanin) e i nipoti bussano in villa San Martino ad Arcore per il pranzo con Francesca e Dudù e l’immancabile senatrice Maria Rosaria Rossi, il Cavaliere, recuperato il sonno, perde la pazienza e le colonne di Forza Italia. E li radia senza appello con il piglio televisivo di Flavio Briatore: “Fuori, che se ne vadano. Dove pensano di andare questi Quagliariello, Lorenzin e Lupi senza di me? Chissà che promesse avranno ricevuto da Napolitano e da Enrico Letta”.  (altro…)

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In rivolta

C’ERA UNA VOLTA IL PDL.

Era l’unto del Signore. Oggi ha quattro ministri in fuga e al petto il piombo di una frase irredentista pronunciata da Angelino Alfano, il segretario del partito: “Sono diversamente berlusconiano”.

All’orizzonte nitida la foto di una diserzione di gruppo pianificata, secondo i sospetti, tra il Colle e la sala da pranzo di casa Alfano, con un ministro – Gaetano Quagliariello – che ha addirittura accostato Forza Italia a Lotta Continua, esibendo bandiera bianca: “Io non ci sto”. Quagliariello è stato messo alla porta immediatamente: “Tu sei fuori”, bollato come traditore, dipinto come elemento deviato, “uomo del Quirinale”, dunque nemico al cento per cento.  (altro…)

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CIÒ che oggi avviene intorno a Berlusconi riassume, in modo esemplare, la storia dell’Italia, negli ultimi vent’anni. Ne segna l’inizio e, probabilmente, la fine. La biografia politica di Berlusconi, infatti, coincide con la parabola di Forza Italia. Un partito “aziendale”, la cui missione si riflette nella figura del Capo. L’imprenditore, mito e modello dell’Italia, dove “tutti ce la possono fare”. Da soli.

Forza Italia. Un partito lontano da ogni ideologia. Che promette la soddisfazione degli interessi – generali e privati – di tutti. Anzitutto, quelli del Capo. Un partito che usa la comunicazione e il marketing, al posto dell’organizzazione. E, ai vertici, promuove tecnici, consulenti, avvocati, manager e specialisti. Fedeli al Capo. Forza Italia: il partito che ha ispirato la Seconda Repubblica. Imitato da tutti, senza troppa fortuna. Forza Italia: nel corso degli anni si è evoluta. (altro…)

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TotoLe ultime parole famose/ 1. “Nel governo c’è sintonia” (Enrico Letta, presidente del Consiglio, a Toronto, Corriere della sera, 23-9). Fin troppa. Le ultime parole famose/2. “Sono ottimista per motivi concreti. Chiederò alla c o a l i z i one l’impegno per tutto il 2014” (Enrico Letta, La Stampa, 24-9). Per il 2013 invece meglio evitare. A.A.A. cercasi. “Moderati, dove siete?” (Pierluigi Battista, Corriere , 29-9). Telefonare Pigi, ore pasti. La scoperta/1. “Purtroppo non cambierà, anzi si rafforzerà, il sospetto che Berlusconi ritenga che il suo destino personale debba coincidere con quello del centrodestra e del Paese….Cambierà, anzi svanirà del tutto, l’idea che l’Italia possa conoscere un barlume di pacificazione…” (Battista, ibidem). Dai, Pigi, ancora un piccolo sforzo e riuscirai a pronunciare la parola giusta. Segui il labiale: con-flit-to di in-te-res-si. Non è difficile, ce la puoi fare. (altro…)

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La settimana finisce così: i ministri di Berlusconi si dimettono su ordine e per le ragioni di un condannato in via definitiva per grossa frode fiscale. Una condanna che non può essere cambiata trasforma il legame politico con il leader in favoreggiamento con chi ha commesso il reato. È incredibile che chi ha messo insieme questo infelice governo, comunque soggetto al giudice di sorveglianza, non abbia previsto un simile disastroso esito. Ma tutto cio è pieno di sintomi e di segnali nella settimana che si è appena conclusa. Ce lo dicono una serie di eventi insensati. Provo a elencarli. (altro…)

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trivelle

La situazione delle trivellazioni sul territorio italiano si fa sempre più preoccupante. Nell’ambito della campagna contro le trivelleWWF Italia si rivolge direttamente al Governo Letta, forte delle migliaia di firme raccolte, per chiedere di fermare lo scempio che ha causato la SEN, la Strategia Energetica Nazionale.

Inaugurata dal precedente Governo Monti come una delle ultime azioni prima delle dimissioni, questa strategia mira a sfruttare il poco petrolio di pertinenza italiana ancora rimasto nel sottosuolo e nel mar Mediterraneo, al fine di garantire la sicurezza energetica al Paese. Peccato però che gli esperti convocati direttamente dal Ministero dello Sviluppo Economico abbiano stabilito che, anche se si estraesse fino all’ultima goccia di petrolio, l’Italia sarebbe autosufficiente per soltanto 7 settimane. (altro…)

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I costi delle misure

Per ogni famiglia 210 euro in più. Fassina: la manovra ce la farà la Troika.

La crisi ci costerà 3,7 miliardi: ma senza la conversione del decreto di fine agosto il conto arriverà a 7.
Impossibile rinviare le misure per riportare il deficit entro il 3% Probabile stop alle riforme.
IL DOSSIER. Gli effetti della bufera politica

ROMA— Una stangata da 3,7 miliardi. Che può salire a 7 miliardi. Questo il conto scaricato su famiglie, lavoratori e imprese dalla crisi politica aperta ieri dal pdl. Il rincaro dell’Iva (dal 21 al 22%, a partire da martedì) e il saldo natalizio dell’Imu sulle prime case insieme valgono 3,7 miliardi. Circa 210 euro medi a testa. Ma se il caos politico portasse allo scioglimento delle Camere gli italiani dovranno pagare tutta l’Imu. (altro…)

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Bastava non abboccare 150 giorni fa, caro Enrico, cari dirigenti dell’attuale Pd.

Davvero non sapevate, 150 giorni fa, chi era Berlusconi, dopo che lo abbiamo conosciuto per vent’anni? Lui, i suoi reati, il suo disprezzo per le regole, per il Parlamento, per la Costituzione?

Era un delinquente eversivo, lo sapevamo tutti, perché voi avete finto di non saperlo? Per giocarvi l’ultimo giro di poltrone o perché davvero qualcuno di voi pensava che fosse diventato uomo di moderazione, di responsabilità, di istituzioni?

Non so se è più grave e colpevole la prima o la seconda ipotesi, davvero non so: se è peggio l’opportunismo o la stupidità. (altro…)

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hanno dettoI renziani: no a maggioranze alla Scilipoti. Epifani: il Cavaliere sfascia tutto
Il Partito Democratico.

ROMA— «Una tale irresponsabilità istituzionale credo non sia mai avvenuta dal Dopoguerra ». Epifani è spiazzato. Il segretario democratico lo ammette: non si aspettava la mossa delle dimissioni dei ministri del Pdl che hanno obbedito agli ordini del Capo. Non l’aveva prevista, anzi tutti i segnali fino alle sei del pomeriggio sembravano andare verso una retromarcia di Berlusconi. «Sono livelli di irresponsabilità che non erano razionalmente valutabili», ripete mentre alla festa del Centro democratico gli portano i lanci di agenzia sulla crisi di governo. Definisce «inquietante» quello che sta accadendo. Però l’altra parola d’ordine, concordata con il premier Letta, è di mantenere i nervi saldi e di puntare a un’altra maggioranza subito che conduca in porto la legge di stabilità e faccia la riforma della legge elettorale. C’è poco da scherzare con il rischio di un declassamento dell’Italia da parte delle agenzie di rating. «Un gioco allo sfascio quello di Berlusconi e del Pdl», è l’atto d’accusa di Epifani che ha visto a Napoli il presidente Napolitano.
«Al voto subito non si può tornare », dicono a una voce i leader democratici. Da qui in poi però, le strade nel Pd si dividono. I “governisti” puntano a un esecutivo de-berlusconizzato ma pur sempre di larghe intese, a un Letta-bis che superi il semestre italiano di presidenza Ue. Il ministro Dario Franceschini dice che si può arrivare fino al 2015. Renzi è per un ritorno alle urne al più presto: poche misure indispensabili, ma al voto massimo a marzo. (altro…)

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Il governo delle piccole intese

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