All’Angelus un passaggio “improvvisato”: basta con l’odio fratricida e con le menzogne.
CITTÀ DEL VATICANO— Papa Francesco toglie la terra sotto i piedi di Barack Obama che, rivolgendosi alla nazione, aveva giustificato l’eventuale attacco in Siria come un gesto doveroso, ammantato di motivazioni umanitarie. «Questa guerra è davvero una guerra per qualcosa o serve a vendere le armi del commercio illegale?», ha chiesto ieri a bruciapelo Francesco parlando a braccio
durante un Angelus nel quale ha messo in chiaro cosa egli pensi dei venti di guerra in Siria e in tutto il Medio Oriente. «Occorre dire no all’odio fratricida e alle menzogne di cui si serve, alla violenza in tutte le sue forme, alla proliferazione delle armi e al loro commercio illegale», ha detto il Papa, forte del fatto che anche in Vaticano i dubbi sono tanti. Oltre il Tevere, infatti, c’è chi ricorda le armi chimiche mai trovate nell’Iraq dopo Saddam, quando l’amministrazione Bush intervenne mostrando prove rivelatesi false. Di qui l’ennesimo appello del Papa per la pace: «Cessi subito la violenza, si lavori con rinnovato impegno per una giusta soluzione al conflitto fratricida».
In Vaticano preghiera e diplomazia vanno sempre di pari passo. Francesco porta avanti entrambe, consapevole che occorre lavorare fino all’ultimo minuto
disponibile per portare i potenti sulla strada della pace. A Damasco è stato il nunzio apostolico Mario Zenari a confermare alla Radio Vaticana che ogni intervento papale ha un valore anche politico: «Le parole del Papa peseranno», ha detto. La cessazione immediata della violenza in Siria è il primo punto indicato dalla diplomazia pontificia in questi giorni. Ed è stato indicato anche agli ambasciatori riuniti due giorni fa in Vaticano per l’illustrazione della azione della Santa Sede nella crisi siriana. Sul commercio mondiale di armi, legale o illegale, la diplomazia papale conduce da tempo una forte azione anche in sede Onu.
Davanti a 100mila persone riunite in piazza San Pietro, Francesco ha offerto una fotografia del Medio Oriente che brucia. Ha chiesto «pazienza e perseveranza » per arrivare alla pace, non solo in Siria, ma anche Libano, Israele, Palestina, Iraq ed Egitto. «A che serve — si è chiesto — fare guerre, tante guerre se tu non sei capace di fare questa guerra contro il male? Questo comporta, tra l’altro, dire no all’odio fratricida e alle menzogne di cui si serve, alla violenza in tutte le sue forme, alla proliferazione delle armi e al loro commercio illegale».
Francesco è convinto che tutte le religioni possano unirsi nella lotta contro il male che «è in ciascuno di noi». La sua è una chiamata universale. Una “Ostpolitik” rivolta anche all’Islam, costruita sin dai tempi di Buenos Aires quando — l’ha confidato il cardinale Tauran — aveva inviato un sacerdote al Cairo per studiare
l’arabo.
Da La Repubblica del 09/09/2013.
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