“Dicano no al cupio dissolvi”. Mercoledì la fiducia
Il vertice.
ROMA— Letta va in Parlamento per «un chiarimento indispensabile ». Andrà mercoledì, come annuncia a “Che Tempo che fa” lo stesso premier, «chiederò la fiducia in entrambe le Camere, se arriva bene, se no ne tirerò le conclusioni: non intento restare ad ogni costo». Ma la parola fine al suo governo sembra che ancora non sia sta scritta, perché lo scontro in corso all’interno del Pdl sullo strappo di Berlusconi, come sottolinea la nota di Napolitano dopo il colloquio col presidente del Consiglio, «ha determinato un clima di evidente incertezza circa gli effettivi possibili sviluppi della situazione politica». Così alla fine di novanta minuti di incontro il comunicato del Quirinale ha fotografato lo stato della crisi aperta. Il capo dello Stato parlando in mattinata a Napoli aveva già dato l’alt alle elezioni anticipate: «Cercherò di evitare la fine di questa legislatura». Dalle parole dello stesso Berlusconi che improvvisamente ha aperto alla possibilità di votare la legge di stabilità, alle dissociazioni dei ministri Alfano, Lorenzin, Quagliarello dalla linea dura delle dimissioni, fino al dissenso che attraversa tutto il Pdl: tutti elementi che spingono Napolitano e Letta al passaggio del chiarimento in aula. «Spero – dice il presidente del Consiglio – che ci sia una parte del Pdl che dica di non essere d’accordo col cupio dissolvi che è stato costruito, ed è incomprensibile ». Da Bondi la reazione immediata, «Letta cerca di spaccare il Pdl». Ma il premier spiega che è sotto gli occhi tutti «un dibattito forte e profondo in corso nel Pdl. I sondaggi dicono che il 70-80 per cento dei loro elettori sono perché il governo vada avanti. I ministri sono su basi diverse di quelle di Berlusconi. E in Parlamento nelle loro fila vedo tante incertezze ». Avanti dunque alla ricerca del sostegno delle colombe del centrodestra, con il pieno consenso del Qurinale. «Il mio dovere costituzionale – dice Napolitano – è di cercare di formare una maggioranza e il governo, lo scioglimento del Parlamento avviene quando non vi è alcuna soluzione possibile». Nell’incontro con Letta, esame attento della situazione dopo le dimissioni dei ministri. Poi, ecco la mossa del tandem Napolitano-Letta di fronte ai dubbi e al caos che è esploso dentro il Pdl. «Il succedersi – si legge nella nota – nella giornata di dichiarazioni pubbliche politicamente significative dei ministri dimissionari, di vari esponenti del Pdl e dello stesso Presidente Berlusconi» ha determinato il clima di «evidente incertezza». All’area dei moderati in sofferenza si rivolge il premier. La guerra di Berlusconi in nome della riforma della giustizia? «L’abbiamo già
fatta – risponde Letta – ma riguarda la riforma della giustizia civile, quella che interessa i cittadini, non i problemi personali di Berlusconi ». La riforma elettorale? «Non possiamo tornare a votare col Porcellum, Chi lo chiede vuol portare di nuovo il paese alle larghe intese. C’è già pronta una proposta in Senato».
Napolitano spiega che partirà da «una disamina attenta dei precedenti di altre crisi che ho dovuto gestire, a partire da quella del secondo governo Prodi». Il governo dell’Unione del 2006, caduto nel 2008 nel combinato disposto Mastella-Turigliatto, e che poi portò allo scioglimento anticipato. «Secondo i criteri costantemente seguiti, e anche delle decisioni che sono state osservate dai miei predecessori – spiega Napolitano – vedremo la successione dei fatti». Ma non c’è qualcosa di cui il presidente della Repubblica si è pentito nell’aver accordato fiducia al Pdl? Replica: «Il presidente della Repubblica non è che si fida di un partito o dell’altro. La sola strada che ho seguito è stata quella di favorire la formazione di un governo sulla base dei numeri, che non avevo determinato io ma che avevano determinato gli elettori, e che rendevano impossibile formare una governo senza i due maggiori partiti».
Da La Repubblica del 30/09/2013.
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