AD AGRIGENTO VA IN SCENA LA FARSA DEI FUNERALI PER LE VITTIME DI LAMPEDUSA IL VICEPREMIER REAGISCE ALLE CRITICHE FUGGENDO: “VOLETE GLI SCAFISTI LIBERI”.
Angelino Alfano, il ministro dell’Interno, lo hanno dovuto portar via di corsa gli agenti della scorta. Perché la folla gridava “assassini, assassini, via la Bossi-Fini”. Sono finiti così i funerali-farsa delle 400 vittime dei naufragi di ottobre nel mare di fronte Lampedusa. Funerali senza neppure una bara, una sola, a rappresentare i bambini, le donne e gli uomini eritrei e somali, morti. Funerali che davanti alle telecamere del mondo intero, sbarcate a Lampedusa dopo il naufragio del 3 ottobre, i massimi vertici del governo avevano annunciato “di Stato”, con tutta la solennità della legge, e con il carico di impegni che una dichiarazione del genere comporta. Soprattutto se pronunciata dal capo del governo Enrico Letta con al fianco il suo vice e ministro dell’Interno, Angelino Alfano, e con l’Europa rappresentata ai suoi massimi livelli con José Manuel Barroso.
INVECE È finita così, “in farsa di Stato”, dice Marco Zambuto primo cittadino di Agrigento. Con una passerella indecorosa che ha scontentato tutti. Gli eritrei superstiti, innanzitutto. Quelli ancora trattenuti nel superaffollato centro di accoglienza di Lampedusa. “Fateci andare a piangere i nostri morti”, hanno urlato per protesta davanti ai cancelli. Sono state ore di tensione, sciolte dai militari che controllano la struttura, da un incontro al Comune di Lampedusa, e concluse con i pianti e un lancio di corone in mare. Perché i funerali ad Agrigento? È la domanda che viene rivolta a Giusi Nicolini, il sindaco di Lampedusa. “Chiedetelo ad altri. Noi non siamo stati coinvolti, la decisione dei funerali di Stato è naufragata nel momento stesso in cui è stata annunciata. Hanno fatto l’annuncio ma non c’è stato mai un atto concreto”. La sindaca non c’era, era al Quirinale per un incontro con Napolitano. C’erano i ministri, incerti e pure divisi tra di loro. “Perché no a Lampedusa? – risponde il ministro della Difesa Mario Mauro – questa domanda va fatta a chi ha la responsabilità diretta di questa cerimonia”. Leggi Angelino Alfano. E la ministra dell’Integrazione Cécile Kyenge. Commossa, ci tiene a sottolineare che “per la prima volta ci sono funerali di Stato” per immigrati vittime del mare. La ministra ha capito male, nessuno le ha spiegato che quella era una semplice cerimonia, che i funerali di Stato sono un’altra cosa. A serata inoltrata, il suo ufficio stampa finalmente ne precisa il pensiero. “Tale dichiarazione si riferisce unicamente al forte sentimento che sta animando le Istituzioni e, per la Kyenge, era ben chiaro che la cerimonia di oggi era una sentita commemorazione delle vittime”. Angelino Alfano, invece, smaltita la sbornia di fischi e contestazioni, ha le idee chiarissime: “Chi contesta vuole gli scafisti liberi”. Intanto, sul molo di Agrigento la realtà è un’altra.
“Dove sono i sopravvissuti?”, si legge su uno striscione. Mentre i cronisti raccolgono le dichiarazioni di Dores Aray, il Presidente delle Comunità eritree in Italia. Parole nette: “L’Italia restituisca le salme”. Così come era stato chiesto dal governo eritreo, così come non è stato fatto. Perché i morti non ci sono più? Li hanno sepolti, senza nome, molti di loro non sono stati riconosciuti, ci sono madri che non possono piangere i figli, figli che non avranno una tomba per piangere le madri, e giovani uomini, donne, bambini. Sono stati dispersi nei vari cimiteri siciliani che hanno dato la loro disponibilità, non c’è un camposanto unico per i migranti morti in mare. Sulle loro tombe solo un numero.
IL 3 OTTOBRE diventi la Giornata della memoria per i morti in mare. Il sindaco di Lampedusa è a Roma e incontra il Capo dello Stato e i vertici delle istituzioni. “Lampedusa non ce la fa più a reggere tutti questi morti, qualcosa cambi. È ora di buttare la maschera, tutti quanti. La mia isola è in una condizione da cui non si esce se non si cambia. I governi devono porre fine a questa strage. Le politiche migratorie descrivono il grado di civiltà di un paese e le nostre sono troppo securitarie. Mare Nostrum è poco. Avrei trovato più utile decongestionare il centro di Lampedusa dove le condizioni continuano a essere invivibili e invece, con questa operazione si continua a dare a una domanda umanitaria una risposta militare”.
Da Il Fatto Quotidiano del 22/10/2013.
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