PANICO DEMOCRATICO
Lo capisco – dicono i deputati del Pd in coro – certo però che, così, butta malissimo”. A criticare Romano Prodi, che ha appena sbattuto l’ultima porta in faccia al partito che fondò (e che lo tradì), dichiarando che non rinnoverà la tessera né andrà a votare alle primarie, non ha il coraggio nessuno. E tra sospiri e occhi fissi a terra, il pensiero del prossimo 8 dicembre si fa sempre più grigio. “Comprendo bene la delusione di Prodi, ma se non ci crede più nemmeno lui – che è il nostro padre fondatore – non vedo proprio come faremo a rilanciarci”, dice la deputata Simona Bonafè, ex portavoce di Matteo Renzi durante le primarie dello scorso anno. E aggiunge: “Spero che ci ripensi, ma mi pare ovvio che si sia sentito abbandonato dal partito, lo stesso dove ancora abitano quei 101 franchi tiratori”. Una lettura non troppo lontana da quella del sindaco di Firenze, che si è sfogato con i collaboratori più stretti: “Così Romano semina sfiducia…”. Strascichi di una vicenda che il 19 aprile scorso – durante l’elezione del presidente della Repubblica – è degenerata, con i militanti che si riunivano in piazza del Parlamento per bruciare insieme le tessere del Pd. “Il partito è stato ucciso quel giorno – insiste l’onorevole Sandro Gozi – e la scelta di Prodi, l’unico che abbia battuto per ben due volte il Cavaliere, non può essere liquidata come una decisione privata”. Sono in pochi infatti a condividere la lettura del presidente del Consiglio Enrico Letta, che ieri ha sdrammatizzato: “Io vado a votare alle primarie, capisco Prodi che ha un atteggiamento differente, lui è una personalità fuori dalla politica e vuole mantenere questo profilo”. Uno strappo che, secondo l’onorevole Sandra Zampa, fedelissima del professore, gli consentirà di essere “molto più libero quando in futuro vorrà esprimersi sulla linea del partito, anche perché, come dice Prodi stesso, non si può stare in mezzo all’uscio. Di certo questo ulteriore passo indietro l’ha molto dispiaciuto”. E se ai microfoni di Sky il segretario del partito, Guglielmo Epifani, suggerisce che “se ha maturato questa scelta che mi crea sofferenza il modo migliore per onorarlo è rispettarla”, c’è qualcuno che non è d’accordo. Come l’onorevole Pippo Civati: “Dobbiamo convincere Prodi ad accettare la tessera numero 1 del 2014”. Un tentativo che, secondo il candidato alla segreteria nazionale del Pd, avrà più probabilità di successo se a vincere le primarie non saranno gli stessi dirigenti che hanno affossato il partito: “Riconfermando certi equilibrismi e nomi noti non diremo addio solo a Prodi, ma a una bella fetta di elettorato che tornerà a bussare alla porta di Beppe Grillo”.
Da Il Fatto Quotidiano del 11/11/2013.
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