MARTEDÌ L’UDIENZA. PRIMO PUNTO, L’AMMISSIBILITÀ DEL RICORSO. POSSIBILE LO SLITTAMENTO AL 2014.
Uno spartiacque, per il governo e la politica. Comunque vada. Martedì prossimo la Corte Costituzionale dovrà esprimersi sul ricorso contro il Porcellum, o meglio contro due punti della legge elettorale 270 del 2005, quelli che prevedono liste bloccate e il premio di maggioranza. I 15 giudici potranno scegliere tra diverse opzioni: pronunciarsi subito sull’ammissibilità del ricorso, oppure rinviare tutto a una prossima udienza, concedendo ai partiti qualche settimana per cercare di fare quella nuova legge elettorale che non sono riusciti a mettere assieme in otto anni. Ma c’è anche la possibilità che la Corte entri direttamente (pure) nel merito, annullando i punti principali del testo. E per i Palazzi sarebbero davvero guai.
1. Quando e come nasce il ricorso alla Consulta?
A presentarlo nel 2009 sono l’avvocato Aldo Bozzi, nipote dell’omonimo esponente liberale, e altri 27 firmatari. Il ricorso è contro la presidenza del Consiglio e il governo, per “lesione del diritto di voto”. In particolare, i ricorrenti contestano come anticostituzionali le liste bloccate, “perché creano un Parlamento di nominati” e il premio di maggioranza , previsto sia alla Camera che al Senato, “perché è irragionevole senza una soglia minima di voti ottenuti”. Nei primi due gradi di giudizio il ricorso viene respinto come infondato. Ma nel maggio 2013 la Cassazione lo giudica “rilevante”, e inoltra tutto alla Consulta.
2. Come funziona l’udienza presso la Corte?
Il 3 dicembre, i giudici dovranno innanzitutto valutare l’ammissibilità del ricorso, sotto un profilo soggettivo (la legittimitazione ad agire in giudizio del ricorrente) e oggettivo, ovvero decidere se il tema rientri tra quelli di competenza della Corte.
3. La decisione sull’ammissibilità deve arrivare per forza in giornata?
No. La Consulta potrebbe rinviare la decisione sull’ammissibilità a una successiva udienza. Perché si arrivi a un rinvio, per prassi basta che a chiederlo sia anche un singolo giudice.
4. Se giudicano ammissibile il ricorso, cosa accade?
La Corte potrebbe entrare subito nel merito, ossia decidere se le norme del Porcellum oggetto di ricorso sono incostituzionali o meno. Ma potrebbe anche rinviare questa decisione a una successiva udienza. Ipotesi che, stando alle voci delle ultime ore, appare la più probabile: sempre che la Consulta giudichi ammissibile il ricorso.
5. In caso di rinvio, ci sono termini perentori entro cui la Corte dovrebbe riunirsi?
No, la fissazione dei tempi rientra nella discrezionalità dei giudici.
Se la Consulta annullasse le norme, verrebbe cancellata tutta la legge?
No. Il testo rimarrebbe in vigore, seppure privo delle parti “cassate” come illegittime dalla Corte. Ma è chiaro che si creerebbe un vuoto normativo enorme.
6. La Corte potrebbe far tornare in vigore la precedente legge elettorale, ossia il Mattarellum?
Assolutamente no. Il potere di varare o modificare le leggi rientra nell’esclusiva competenza del Parlamento. Perché si torni al Mattarellum serve il voto delle due Camere, come per ogni provvedimento.
7. La Consulta può accogliere o respingere il ricorso: ma esiste una terza via?
Sì. La Corte potrebbe giudicare illegittime parti del Porcellum, ma senza annullarle, valutando le conseguenze del vuoto normativo che verrebbe a crearsi più dannose delle norme da cancellare. Esiste una giurisprudenza in questo senso.
8. Il governo potrebbe emanare un decreto legge in materia elettorale?
No. Non rientra nei poteri dell’esecutivo ricorrere alla decretazione d’urgenza in materia elettorale. È invece ovviamente possibile che vari un disegno di legge, da sottoporre al Parlamento.
Da Il Fatto Quotidiano del 30/11/2013.
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