BEPPE GRILLO ATTACCA: “TOGLIAMO GLI IMMOBILI”. E LETTA RISPONDE: “VUOLE AFFOSSARE IL PAESE”.
Sequestry Pd. È il nuovo hashtag che impazza su Twitter a due giorni dal freddo V-day che ha riempito piazza della Vittoria a Genova. La nuova proposta la lancia lo stesso Beppe Grillo dal suo blog: sequestrare “i beni ai partiti”. E in particolare al Pd, che “spende per sedi e stipendi dei suoi impiegati venti milioni al-l’anno. L’autofinanziamento è di soli otto milioni” ma ha “2.399 immobili che hanno un valore di circa mezzo miliardo di euro affidati a 57 fondazioni a cui – beffa nella beffa – si può versare il 5 per mille in quanto enti di volontariato”. Insomma, via i beni al partito, mentre si attende la decisione della Corte costituzionale sulla legittimità del finanziamento pubblico ai partiti, che – secondo Grillo – “non potrà che decidere la restituzione del maltolto allo Stato”. “Maltolto”, ossia quei 2,7 miliardi di euro dei contribuenti che i partiti di questo Paese hanno incassato negli ultimi 20 anni. Pochi giorni fa il procuratore del Lazio della Corte dei Conti, Raffaele De Dominicis ha definito “illegittime” tutte le leggi, che a partire dal 1997, hanno reintrodotto il finanziamento pubblico dei partiti, in quanto lo hanno fatto “in difformità” rispetto al referendum del 1993.
VENT’ANNI FA 31 milioni di italiani sono andati a votare per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Ma è come se non si fossero mai alzati, quella mattina. Perchè poco dopo, con artifici lessicali, il termine “finanziamento” è stato sostituito con “rimborsi”, aggirando così la volontà popolare. Adesso, secondo Beppe Grillo, in attesa della decisione della Corte costituzionale, “che ha la velocità di un gasteropodo quando si tratta dei privilegi dei partiti (si riferisce ai tempi lunghi per il Lodo Alfano e il Porcellum, ndr), si dovrebbe avviare un’azione di sequestro preventivo dei patrimoni immobiliari dei partiti e una sospensione degli stipendi ai loro dipendenti”.
Su Twitter la risposta alla proposta di Grillo è immediata, accolta non solo da chi segue e fa parte del M5s, ma anche da chi – lontano dal movimento stesso – ne apprezza la concretezza. E la apprezza meno sicuramente il premier Enrico Letta. Se il governo non farà le riforme, dice il premier, “è contento solo chi vuole che il Paese affondi, come chi parlava l’altro giorno a Genova”. E così la situazione diventa paradossale: Letta attacca Grillo dopo una proposta che lo stesso premier aveva annunciato. A luglio scorso in un’intervista a Ballarò aveva detto di essere “convinto che (la riforma del finanziamento, ndr) andrà avanti e sono determinato a farlo andare avanti”. La scadenza era stata fissata per la scorsa estate, ma poi con le ferie estive quella proposta si è arenata.
Da Il Fatto Quotidiano del 04/12/2013.
L’ha ribloggato su .