Santanchè e Minzolini: pronti a votare l’impeachment
L’opposizione.
ROMA— Per far cadere il governo, per salvarsi, Forza Italia arriva a sposare l’acrobatico impeachment di Beppe Grillo per silurare il Capo dello Stato Giorgio Napolitano. L’ordine di scuderia arriva velato dal Cavaliere, viene fatto filtrare tra i fedelissimi e rilanciato chiaramente dai falchi. Perché l’ex premier vuole il voto per salvarsi dall’oblio della decadenza e dell’opposizione. E dunque in una lettera ai suoi parlamentari denuncia il complotto: «L’intreccio fra logiche politiche della sinistra e strumenti giudiziari sta mettendo seriamente in pericolo il concetto stesso di libertà, democrazia e stato di diritto. A questo disegno, dispiace dirlo, non sono estranei i più alti organi di garanzia delle nostre Istituzioni».
Per chi avesse dubbi su come interpretare le parole del Cavaliere basta leggere le dichiarazioni che seguono, diligenti, la nota del Capo. Dice Daniela Santanchè: «Sarei molto contenta se Napolitano non fosse più il presidente della Repubblica perché ha fallito nella missione della pacificazione.
Sono pronta a votare l’impeachment dei grillini nei suoi confronti, c’è stato un colpo di Stato». Ovvio riferimento all’applicazione della legge Severino sulla decadenza del pregiudicato Berlusconi. Le fa eco Augusto Minzolini annunciando che leggerà attentamente il testo dell’M5S e se lo convincerà «non escludo di votarlo». Per l’ex “direttorissimo” la colpa del Capo dello Stato è quella di avere dichiarato che alla luce della sentenza della Consulta sul Porcellum il Parlamento resta legittimo, come peraltro dice la stessa Corte, e dunque niente urne.
Già, il voto, il vero sogno di Berlusconi per uscire dall’angolo. Se aspetta con ansia il terremoto Renzi sperando che sia lui a far crollare tutto, intanto motiva i suoi. «Torneremo il primo partito in Italia», afferma, «siamo l’unica vera opposizione». Quindi chiede ai parlamentari il massimo impegno facendo balenare la possibilità di «elezioni politiche nei prossimi mesi». Insomma, mettetecela tutta per far cadere il governo.
È un Berlusconi prolifico quello che parla a 48 ore dall’inaugurazione dei club di Forza Italia studiata per assorbire, almeno un poco, il bagliore mediatico delle primarie del Pd. E così l’ex presidente del Consiglio arriva a paragonarsi a Nelson Mandela, tra i grandi del nostro tempo uno dei pochi dei quali non si era ancora impadronito (in questi mesi, ad esempio, ama accostarsi alla Tymoshenko). E dice: «Nelson Mandela è un eroe della libertà.
Mi auguro che molti, tra coloro che in queste ore ne tessono le lodi, imparino a praticare quella riconciliazione nella verità e nel rispetto reciproco che è stato il suo più grande merito e la sua più grande vittoria». A poco serve che il Pd definisca il paragone «inopportuno e imbarazzante», perché ancora la Santanchè ne spiega il fondamento: «In comune con Berlusconi hanno il fatto che credono in una battaglia di libertà. Mandela ha combattuto contro un regime e ha fatto 27 anni di prigione.
Per Berlusconi sono stati 20 anni di persecuzione. In Sudafrica c’era un regime, qui un altro tipo di regime ma sempre di regime si tratta». La giornata si spegne con le ultime stoccate tra i berluscones e Alfano. Fitto, seguito a raffica dai falchi di Fi, invita Angelino a tornare all’ovile, a non votare la fiducia. Ma quelli di Ncd fiutano la trappola (o torni o non ti alleerai con noi) e chiudono la porta all’ex governatore pugliese.
Da La Repubblica del 07/12/2013.
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