CHE GUEVARA E LA RUOTA DELLA FORTUNA, I BLINDATI E LA MANOVRA CONTROMANO L’ARRIVO DEL GIAGUARO NELLA SEDE DEL PD. OSPITE NELLA TANA DEGLI “SMACCHIATORI”.
Ingresso di Largo del Nazareno, bandiere tricolori ai balconi. Omoni in giacca scintillante e cravatta regimental, muniti di auricolari 007, qui non s’erano mai visti. Il poderoso servizio di sicurezza Pd e la presenza di Roberto Gasparotti, regista privato di palazzo Grazioli trasferte incluse, t’avvisano che qui, a sigari ormai spenti, sta per succedere qualcosa che un tempo non lontano, non poteva accadere. E qui, sede democratica per eccellenza e senza osare si potrebbe aggiungere “antiberlusconiana”, il Caimano diventa riformatore. Un pensionato, capelli cotonati, agita un cartello scritto in romanesco e si fa ambasciatore di se stesso e di un gruppo di conoscenti: “A Rè, che cazzo fai? Porti a casa nostra un evasore fiscale, ladro dei soldi degli italiani. Rivoglio il mio voto. Firmato 430 fra amici e parenti. Il mandato che ti abbiamo dato possiamo levattelo”.
UN ELETTORE renziano, pentito, prova dolore: “Non deve profanare quelle stanze”. Troppo tardi. Ore 15:59, un minuto d’anticipo, la berlina di Silvio Berlusconi sguscia verso l’entrata laterale e si becca un paio di uova, provenienti da una sparuta truppa di Gianfranco Mascia e Popolo Viola, che si spiaccicano sul cofano al grido “vergogna, vergogna”. Per essere precisi: “Col criminale non si tratta”. Un impettito Cavaliere col cerone più tenue, scortato da Gianni Letta, lo zio, sale le scale per raggiungere l’ufficio di Renzi. La domanda è spontanea: andrà a visitare la terrazza, laddove Chiara Geloni e Stefano Di Traglia, irriducibili collaboratori di Pier Luigi Bersani, ballavano e cantavano We will rock you dei Queen per esorcizzare il giaguaro? Evidentemente non smacchiato, il Cavaliere azzanna l’offerta di Renzi. Geloni è impegnata: in giro a presentare il libro, fra Carpi e Ravenna. E infastidita, scolpisce: “B. ha ricambiato la cortesia”. Riferimento, tanto desiderato, al pranzo di Arcore. Gli sconfitti bersaniani, che conoscono le singole piastrelle di quel posto, correggono Renzi: “Non ci sono fotografie di Fidel Castro e Che Guevara (ma si sbagliano, ndr), almeno finché ci siamo stati noi. Al massimo, temiamo che Berlusconi possa trovare una scultura del nostro segretario alla Ruota della Fortuna”. Perfidi.
IL GIOVANE MATTEO e l’anziano Silvio discutono, i corridoi del Nazareno sono presidiati, e vuoti, perché i reduci bersaniani o lettiani non lo frequentano volentieri. Oggi ancora di meno. Fuori c’è una simulazione. E così un berlusconiano e un renziano, che curiosamente sono vestiti uguali con un identico piumino, s’avvicinano con reciproco sospetto e si mandano cordialmente a quel paese: “Va’, va’, parlamo de pallone”, dice il sostenitore di Silvio. Un’ora, e niente. Due ore, e una manovra. La polizia schiera tre blindati davanti la Chiesa di Sant’Andrea delle Fratte, creando un certo panico fra le sorelle e i fratelli in preghiera, per creare una via di fuga a Berlusconi. Ci siamo, 18:30 scarse, finisce l’incontro. Il Cavaliere, suo malgrado, non va in posa con Renzi per consegnare ai posteri uno scatto memorabile e non va neanche in conferenza stampa. Non commette reati, però viola il codice della strada. La macchina di marca tedesca torna in contromano verso palazzo Grazioli. Il fermo immagine di Berlusconi in campo avverso: un uomo rigido nel completo scuro, occhiaie, cartellina in mano. Nulla più.
Tocca a Renzi. Affronta i giornalisti con un’evidente fretta, sta per perdere il treno. Annuncia: “Profonda sintonia con Forza Italia”. E Geloni, seppur distante da Roma, approva il tormentone per Twitter: #profondasintoniauncazzo. Ma il giaguaro è tornato. E ha montato la tana proprio lì.
Da Il Fatto Quotidiano del 19/01/2014.
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