La spending review
Il ministro Lupi: “ Se vuole lasciare la guida delle Fs è libero di farlo”.
ROMA — Se fosse uno dei treni delle “sue” Ferrovie, si potrebbe parlare di un deragliamento. E a 24 ore di distanza dal caso, dalle parole dell’ad di Fs Mauro Moretti, contrario ai tetti agli stipendi dei manager italiani, continuano a rovesciarsi decine di dichiarazioni che rinfocolano la polemica. L’ingegnere ferroviario nella bufera, preferisce per ora evitare ulteriori commenti se non spiegare di «guadagnare meno di Michele Santoro» e di aver «già subito un taglio del 50%».
Anche se è durissimo quello del ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, che ieri ha spiegato: «Se il manager delle Fs vuole andare può farlo tranquillamente, la porta è aperta». Insomma, il capo di Ferrovie resta ancora una volta solo nella trincea che si è scavato venerdì spiegando a modo suo — senza troppi giri di parole, com’è nel suo carattere — quel che pensa del progetto di Renzi di riduzione dei compensi ai dirigenti pubblici.
Poche le voci che ieri si sono schierate a suo favore prendendosi la briga di commentare in positivo quelle frasi. Le uniche di un certo rilievo arrivano dall’ex numero uno di Fiat e Rcs Cesare Romiti: «Moretti ha ragione a dire che se gli tagliano lo stipendio di 850mila euro annui, se ne va all’estero. Lui ha ereditato un’azienda in rosso e l’ha riportata in utile. Dunque — spiega Romiti — si merita ciò che guadagna. E comunque non si possono fare tagli indiscriminati per i compensi dei manager, bisogna valutare caso per caso, guardando soprattutto ai risultati operativi».
Ma per tutti gli altri, politici, sindacalisti, associazioni, il manager
ha sbagliato. Anzi, c’è chi twitta, come Fabrizio Chicchitto (Ncd), che
Moretti l’ha fatta fuori dal vaso.
«Un tetto ci vuole, non c’è dubbio», avverte la leader della Cgil, Susanna Camusso mentre per il leader della Cisl Raffaele Bonanni, Moretti «dovrebbe aver più pazienza di questi tempi perché la gente soffre e lui deve capire che i segni sono importanti ».
Ma il più duro di tutti è il titolare del ministero di riferimento delle Fs, quello dei Trasporti. Per Maurizio Lupi «se un manager ha voglia di andare via è libero di trovare sul mercato chi lo assume a uno stipendio maggiore. Moretti è un dirigente efficiente che ha dimostrato di aver lavorato bene ma – aggiunge – se il padrone, in questo caso lo Stato, decide che rispetto a quello stipendio bisogna dare un segnale anche nella direzione dei cittadini, e visto anche che 50 mila euro al mese non mi sembra siano oggettivamente pochi, Moretti può tranquillamente andare via, pure alle Fer-
rovie tedesche se lo chiamano». Anche dal Pd (l’europarlamentare Guido Milana) partono pesanti critiche all’indirizzo dell’amministratore delegato di Ferrovie: «Deve pensare ai pendolari».
Dai familiari delle vittime della strage di Viareggio arriva in serata un invito secco a Moretti: «Un amministratore delegato rinviato a giudizio per la morte di 32 vite umane non può e non deve rimanere al suo posto. È un’offesa per tutti» dice Daniela Rombi, la presidentessa dell’associazione
dei familiari delle vittime “29 giugno”.
Infine una bordata a Moretti la riserva anche un altro membro del governo, il viceministro delle Infrastrutture e segretario del Psi Riccardo Nencini: «Se Moretti resterà ancora sulle sue posizioni, allora penserei a fare un investimento sulla nuova generazione di manager, italianissima, che si sta affermando in Italia e nel mondo».
Da La Repubblica del 23/03/2014.
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