A UNA SETTIMANA DALLA DECISIONE DEL TRIBUNALE DI SORVEGLIANZA, BERLUSCONI VA DA NAPOLITANO A CHIEDERE LA “PACIFICAZIONE”. E SPIEGA: “IL GOVERNO RENZI È DEBOLE, DA SOLO NON PUÒ FARE LE RIFORME”.
Manca poco più di una settimana dalla decisione del Tribunale sul suo destino prossimo e Silvio Berlusconi è sempre più angosciato. Ha paura dell’oblio, sogna ancora la grazia, pretende l’agibilità politica. E ieri è andato a chiederla a Giorgio Napolitano. Un incontro in serata, a sorpresa, che però era nell’aria da due giorni. Uno sfogo da parte del Caimano, ma soprattutto un ricatto. Sul governo.
AL PRESIDENTE, Berlusconi ha ricordato che la legge elettorale, le riforme, la stessa vita dell’esecutivo dipendono da lui. E che non si può far finta di niente. Perché poi, una volta resa esecutiva la condanna, lui il premier non potrà neanche più incontrarlo. E allora, crolla tutto.
Recita il comunicato del Colle: “Il presidente della Repubblica Napolitano ha ricevuto il presidente di Forza Italia, Berlusconi, che aveva chiesto di potergli illustrare le posizioni del suo partito nell’attuale momento politico”. “Ho siglato un patto con Renzi – avrebbe sottolineato il Cavaliere – ed io non tradisco mai gli accordi presi”. Poi, avrebbe detto a Napolitano che non si fida fino in fondo di Renzi. D’altra parte, avrebbe voluto incontrarlo di nuovo, ma fino ad ora il presidente del Consiglio si è sottratto. E da Forza Italia sono giorni che denunciano il fatto che è stato invertito l’ordine delle riforme concordato al Nazareno: prima approvare l’Italicum, poi il Senato. La direzione di marcia oggi è un’altra. Un elemento di trattativa che Fi può mettere sul tavolo. Berlusconi avrebbe esposto la situazione al Capo dello Stato, non senza mettere l’accento su quella “pacificazione” tanto cara al Colle: “Il mio partito garantisce il sostegno alle riforme. Io però diventerò un leader azzoppato che non può nemmeno dare una mano in campagna elettorale”. Da qui la reiterata richiesta di garanzie e – non si esclude tra gli azzurri – di nuovo sul tavolo la grazia o l’indulto dal Parlamento. Anche tramite una moral suasion sul presidente del Consiglio. Il quale dal canto suo sa che l’asse privilegiato su cui si basa il suo governo è con B.. E sa benissimo che con lui ai servizi sociali, la reazione di FI è imprevedibile.
NAPOLITANO , dal canto suo, l’ha ricevuto. D’altra parte, già ad agosto, prima che cominciasse la battaglia per la decadenza i due si erano incontrati. E il Colle aveva chiarito in un comunicato la sua posizione. Un passaggio scelto: “A proposito della sentenza passata in giudicato, va innanzitutto ribadito che la normativa vigente esclude che Silvio Berlusconi debba espiare in carcere la pena detentiva irrogatagli e sancisce precise alternative, che possono essere modulate tenendo conto delle esigenze del caso concreto”. Allora, il Presidente voleva tenere in vita il governo Letta. Ora non vuole che l’ultimo progetto al quale si è legato (riforme costituzionali e legge elettorale) fallisca miseramente. Napolitano non ha mai smesso di trattare il Caimano come un leader: per le consultazioni prima del governo Renzi ci è andato lui al Colle. Per quel che riguarda il premier, la richiesta l’ha chiarita bene il Mattinale: “Dalla decisione del 10 aprile dipende non solo l’efficacia delle riforme in cantiere, ma la loro stessa legittimità. Sarebbe interesse di un presidente del Consiglio, che punti ad essere non una meteora fosforescente e acrobatica ma uno statista che ama l’Italia, porsi il problema in termini seri e gravi”.
Da Il Fatto Quotidiano del 03/04/2014.
[…] SILVIO DISPERATO, IL COLLE APRE LA PORTA (Wanda Marra e Sara Nicoli) […]
Chissà se verrà ricordato, il Presidente della Repubblica rieletto, come
Presidente rimasto vittima di ricatto: costrizione morale tramite minacce
di gravi danni al fine di estorcere vantaggi personali.
Tenendo presente, non è cosa da poco, che il ricattatore è un Delinquente
abituale, riconosciuto da tre gradi di giudizio e malgrado ciò è riuscito nel giro di 24h ad essere ricevuto, niente meno, che dal Capo dello Stato Italiano (il Bel
Paese).
Ma forse sono io in malafede, questo gesto di benevolenza serve ad acquisire
maggiore affidabilità e coerenza nei confronti dei partener Europei e il resto
del mondo.