Luca Barbarossa Nazionale cantanti.
La discesa in campo di Matteo Renzi il 19 maggio a Firenze con la squadra di Emergency contro la Nazionale Cantanti per la Partita del Cuore è di fatto una questione politica che chiama in causa il rispetto delle regole. “Matteo Renzi aveva promesso un anno fa a Torino, quando ha disputato con noi la Partita del Cuore che ha incassato e devoluto un milione e 800 mila euro, che sarebbe stato dei nostri a Firenze”, spiega Luca Barbarossa, presidente dell’Associazione Nazionale Cantanti.
Sì, ma un anno fa era sindaco non segretario del Pd e neppure premier. E ci sono le elezioni.
Certamente, ma non sta a noi stabilire se può o non può giocare. Noi ai primi di aprile abbiamo ricevuto dal suo staff una email di conferma in cui ci veniva detto che la data del 19 maggio era stata scritta nell’agenda del premier. Il caso non era scoppiato, ma Renzi era già primo ministro, deduco che abbia confermato sicuro che avrebbe potuto giocare, tanto che lo ha detto anche nell’intervista a La Stampa pochi giorni fa.
Ma, come spiega il deputato del M5S Roberto Fico, presidente della Commissione di Vigilanza, l’articolo 1 della legge 515 del 1993 dice : “In tutto il periodo della campagna elettorale la presenza di esponenti del governo è vietata in tutte le trasmissioni diverse da quelle di comunicazione politica e quelle informative riconducibili alla responsabilità di una specifica testata giornalistica”. E non è prevista alcuna deroga per ragioni benefiche.
Ripeto, questo non sta a noi stabilirlo, è una questione che sbroglieranno la Commissione di Vigilanza Rai e la Presidenza del Consiglio, noi rispettiamo le regole. La nostra finalità è una sola: raccogliere fondi, in questo caso per Emergency in occasione del suo ventesimo compleanno. Seppure sia innegabile che la presenza in campo del premier, chiunque esso sia, di qualunque parte politica, sia simbolicamente importante anche a fini mediatici. Se posso essere sincero a me sembra offensivo credere che i cittadini scelgano di votare il partito del premier perchè lo vedono giocare a pallone in televisione, voglio pensare che lo facciano, semmai, per motivazioni più serie. Se fosse così allora bisognerebbe impedire al Milan di giocare in campagna elettorale perché il presidente è Berlusconi. Ciò che trovo davvero incredibile è che nel Paese che brilla per i conflitti d’interesse la politica discuta sulla partecipazione a una partita mentre, nel silenzio più totale, permette a un’acciaieria di inquinare, di causare tumori” aggiunge Luca Barbarossa che anche quest’anno il Primo Maggio sarà sul palco a Taranto in difesa del diritto al lavoro e alla salute contro l’inquinamento prodotto dall’Ilva. Poi torna al casus belli e con ironia propone: “Un’idea per rispettare la par condicio potrebbe essere chiedere di scendere in campo anche a Grillo e a Berlusconi, sempre che il 19 maggio non debba andare al centro per gli anziani. A parte gli scherzi, quello che davvero non vorremmo è che la finalità della partita del cuore, che è benefica e tale deve restare, venisse inficiata da tutte queste polemiche. È ovvio che la diretta Rai è fondamentale perchè oltre all’acquisto dei biglietti i fondi vengono reperiti attraverso gli sms. Ricordo ancora quando la Partita del Cuore venne trasmessa per la prima volta dalla Rai nel 1992. Giocavamo all’Olimpico per raccogliere fondi per l’associazione contro la leucemia e a favore del trapianto di midollo osseo. Io e Morandi andavamo in giro per Roma a vendere biglietti che non voleva nessuno, alla fine avemmo 86 mila paganti. La forza del messaggio, oltre ai fondi, è che dopo quella partita i donatori di midollo osseo passarono da poche migliaia a milioni. Una gioia enorme”.
Da Il Fatto Quotidiano del 23/04/2014.
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