BERLUSCONI A PIAZZAPULITA TORNA SULL’INDULGENZA MANCATA: “L’AVEVO CHIESTA A NAPOLITANO SENZA PRESENTARE ATTI FORMALI”.
Silvio Berlusconi continua a scherzare col fuoco: anche ieri – intervistato da Corrado Formigli a Piazza-pulita – si sono sprecati gli attacchi a Giorgio Napolitano, addirittura indicato come autore di un golpe, e ai giudici: il condannato evidentemente ritiene che il Tribunale di Sorveglianza non oserà togliergli il beneficio dell’affidamento ai servizi sociali mandandolo in galera, come pure dovrebbe se il suo “pentimento” e la sua condotta non fossero men che rispettosi del suo stato di pregiudicato.
IERI, PER DIRE, l’ex premier – assiso nella sala-teatro di Villa Gernetto, una delle sue magioni brianzole – è tornato sui giorni seguiti alla condanna per frode fiscale: “Avevo chiesto a Napolitano la grazia, senza presentare alcun atto formale di richiesta, avevo detto che il capo dello Stato aveva il dovere morale di assegnarmi la grazia motu proprio”. Il presidente, attraverso il comunicato del 13 agosto, chiarì invece che un provvedimento di clemenza era possibile solo su richiesta e per motivi umanitari. Tradotto: mi dispiace, Silvio, te lo puoi scordare. Il Cavaliere disarcionato se l’è legata al dito, tanto che anche ieri è tornato pure sul colpo di stato – anche se l’espressione la usa a giorni alterni, quando cioè non smentisce di averla pronunciata – ordito ai suoi danni da Giorgio Napolitano.
Breve riassunto: Berlusconi ha raccontato che una dozzina di anonimi testimoni hanno assistito ad una telefonata in cui il capo dello Stato invitava l’allora presidente della Camera Gianfranco Fini a sfiduciare il governo del Caimano promettendogli la presidenza del Consiglio. Ieri uno dei presunti testimoni ha confermato il racconto in una telefonata a La Zanzara su Radio24: anche lui senza rivelare il suo nome. Niente paura, ci pensa Silvio se proprio serve: “Ho dei testimoni. Non sono autorizzato da loro a fare i nomi, ma se ne emergesse la necessità in sede giurisdizionale sarei pronto a farli”. Vale a dire che se qualcuno magistrato volesse indagare Napolitano per il suo ruolo nella fine del governo Berlusconi, allora lui – gentilmente – darebbe una mano.
IL RESTO dello spettacolo messo in piedi dall’ex premier nel suo teatro personale è roba già sentita: la Pascale non è incinta; nessuno dei suoi figli entrerà in politica; Dell’Utri è “torturato da anni da un’accusa assurda”; “la mia sentenza di condanna è non solo mostruosa, ma anche ridicola”, è “una sentenza politica inventata”; “avrei preso Renzi in Forza Italia” perché “non è comunista”; “puntiamo al 25 per cento” e altre amenità varie di questo lunghissimo tramonto berlusconiano.
Tra le amenità, però, ce n’è una la cui eco ancora non passa. È quella sui tedeschi che negano l’esistenza dei lager, di cui ieri Berlusconi ha tentato di ridimensionare i confini (“sono amico dei tedeschi, sono nemico solo dell’austerità”). È successo, infatti, che – dopo lo sprezzante “parole da vecchio” con cui l’aveva apostrofato Elmar Brok, pezzo grosso del Ppe (il partito europeo di Forza Italia) e consigliere di Angela Merkel – ieri pure il portavoce della Cancelliera abbia definito “incommentabili” le parole dell’ex presidente del Consiglio. Non solo. Anche il candidato di Forza Italia alla presidenza della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, le ha definite “nauseanti”.
Sembrerebbe l’inizio del processo di espulsione del partito di Berlusconi dal Partito popolare europeo, ma non è questo che accadrà: con gli euroscettici in crescita, i 15 o 20 eurodeputati di Forza Italia saranno probabilmente decisivi per capire chi vincerà le elezioni tra Ppe e socialisti. Juncker può anche essere nauseato, ma si turerà il naso pur di occupare la poltrona di prossimo presidente dell’esecutivo europeo.
Da Il Fatto Quotidiano del 29/04/2014.
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