RENZI VINCE SE STACCA GRILLO. SE IL M5S PAREGGIA O GIÙ DI LÌ IL PREMIER È FINITO.
Oggi si vota, si sa. Domani si faranno i conti con gli effetti del voto. E anche questa è un’ovvietà. Ma quando si può dire che uno ha vinto, ha perso, ha chiuso la sua avventura politica? Tentiamo di spiegarvelo nelle righe che seguono.
RENZI VINCE/STRAVINCE
Perché il premier dichiari piena vittoria devono ricorrere due condizioni: il Pd deve prendere più del 30% dei voti e distanziare con qualche nettezza il Movimento 5 Stelle. Sopra la “quota Veltroni” – ovvero il 33 e dispari per cento – cioè il risultato più alto di sempre del Partito democratico sarà un successo personale, se Grillo e i suoi saranno distanziati di cinque o più punti (avranno cioè, all’ingrosso, la stessa percentuale delle politiche o poco di più) Matteo Renzi potrà incoronarsi imperatore o almeno cardinale.
RENZI PERDE O È MORTO
Se i democratici non sfondano quota 30 per cento il risultato non sarà comunque positivo. Se, contemporaneamente, si ritrovano il M5S a tre punti o anche meno si tratta di una secca sconfitta e della “normalizzazione” del fenomeno Renzi: i suoi oppositori interni, come pure gli altri partiti che reggono il suo governo, tornerebbero ad alzare la testa, i media che l’hannocosì sostenuto comincerebbero a riposizionarsi, una certa quota di “renziani” si guarderà attorno in cerca di un salvagente. Ovviamente, se Grillo prende più voti del Pd, il premier è finito: potrà reggere a palazzo Chigi, forse, ma non avrà alcun futuro politico e tutti lo tratteranno come un’anatra zoppa. Non è escluso, però, che si dimetta senza tirarla per le lunghe.
LA SALVEZZA DEL M5S
Al Movimento per non essere costretto ad ammettere una sconfitta è sufficiente non allontanarsi troppo dal risultato delle Politiche dell’anno scorso, vale a dire il 25,56%. Ogni punto in più, invece, basterà alla creatura di Grillo e Casaleggio per cantare vittoria. Si dice che l’elettorato 5 Stelle sia più motivato degli altri: così fosse, oggi gli basterà probabilmente confermare gli 8,7 milioni di voti incassati nel 2013 per superare il Pd e stravincere.
SILVIO E L’OSTACOLO 20%
Forza Italia corre per arrivare terza. È un risultato già scritto. Il punto è come. L’asticella per il partito di Silvio Berlusconi è il 20%: se sarà sopra questa cifra o comunque vicino sarà ancora in gioco, se invece veleggerà più sui lidi del 15% (come affermano alcuni sondaggi) allora verrà spazzata via in poco tempo. Il risultato di Silvio Berlusconi, peraltro, è strettamente connesso col destino delle riforme costituzionali di Renzi: se FI vince o perde troppo l’accordo del Nazareno diventa storia e si dovrà ricominciare da capo.
ALFANO, PRIMUM VIVERE
Il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano deve solo rimanere vivo. Per farlo deve in primo luogo superare la soglia di sbarramento del 4%. Per intestarsi il dopo Berlusconi, invece, deve fare qualcosa di più: l’obiettivo è arrivare attorno al 6%, divenendo contemporaneamente un porto sicuro per profughi forzitalioti con qualche peso territoriale (leggi: un pacchetto di voti) e, soprattutto, senatori della Repubblica. A palazzo Madama, infatti, si gioca tutta la partita delle “strette intese”: più il partito di Alfano andrà bene alle elezioni contro l’ex padrone di Arcore, più aumenterà il suo potere di attrazione in Parlamento (e, conseguentemente, di ricatto rispetto a Renzi).
ODE SU UN’URNA GRECA
Il titolo della celebre poesia di John Keats descrive bene la situazione della sinistra italiana racchiusa nella lista Tsipras: il suo destino, a stare ai sondaggi, è funerario. L’unico modo per sfangarla è superare l’asticella del 4%, ma al momento pare una cosa parecchio complicata. Questo significa anche un’altra cosa: il centrosinistra ormai coincide quasi esattamente col Pd.
COSA RESTA DEL PDL?
Sarà interessante, domenica notte, capire quanto vale il mercato elettorale no-euro (il M5S è più ambiguo sul tema), che poi s’incrocia in larga parte col destino del vecchio centrodestra alle elezioni nazionali. Checchè dicano ora, infatti, se lo scenario politico sarà la stesso di oggi Lega Nord e Fratelli d’Italia alle prossime Politiche saranno coalizzate con Forza Italia e – probabilmente – col Nuovo Centrodestra di Alfano.
Se il voto di Berlusconi tiene, Ncd va come deve e Salvini e Meloni conquistano una buona fetta di elettorato (il primo è dato oltre la soglia di sbarramento, la seconda no di poco) il centrodestra si conferma la maggioranza dell’elettorato: non è un fatto di poco conto per la sopravvivenza del dimenticato Italicum (che prevede il ballottaggio tra i due partiti/coalizioni più forti).
Da Il Fatto Quotidiano del 25/05/2014.
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