MERCOLEDÌ 11 GIUGNO, CORTEO DEI DIPENDENTI PER IL PRELIEVO DI 150 MILIONI CHE SI AGGIUNGE AI 50 TRA MANCATO AUMENTO ED EVASIONE DEL CANONE.
Mercoledì 11 giugno, vigilia di Mondiali di calcio, i canali Rai vi potranno sembrare spenti: pochi minuti di telegiornale, nessun programma in diretta, caterva di repliche. E l’antennista, seppur chiamato d’urgenza, non potrà rimediare. Perché va in onda lo sciopero contro il governo, contro il prelievo da 150 milioni di euro, contro Matteo Renzi: il primo, e il più massiccio. Aderiscono sette sigle sindacali. La conferenza stampa di presentazione, martedì, mostrerà lo schieramento unanime con i segretari generali Susanna Camusso (Cgil), Raffaele Bonanni (Cisl) e Luigi Angeletti (Uil), pronti a ripetere che il provvedimento di Palazzo Chigi è anticostituzionale , come ha spiegato il professor Alessandro Pace in 15 pagine di parere consegnato all’Usigrai (associazione dei giornalisti).
Neanche l’esecutivo di Silvio Berlusconi , annunciano gli organizzatori, ha mai scatenato una mobilitazione di queste proporzioni. Perché i 13.000 dipendenti di viale Mazzini conoscono le cifre che spingono il direttore generale Luigi Gubitosi a parlare di “perimetro ristretto”: licenziamenti.
OLTRE I 150 MILIONI di euro che palazzo Chigi vuole utilizzare per le coperture agli 80 euro in busta paga, ci sono i 22 milioni in meno per il mancato adeguamento del canone all’inflazione (c’era Enrico Letta al governo) e i 23 milioni di maggiore evasione per l’anno 2014. Totale: 200 milioni. E non è finita. Ci sono 50-70 milioni per la riduzione ai costi operativi per le partecipate statali. Il viceministro Enrico Morando interviene in nome di palazzo Chigi, e non è morbido: i 150 milioni non si toccano, si potrà valutare sui 50-70 (che poi sono strutturali e sarebbero 100 nel 2015). Il dg Gubitosi non commenta, il presidente Annamaria Tarantola commenta per dire che non vuole giudicare lo sciopero per “cortesia istituzionale”. Ma l’irritazione – termine istituzionale – dei vertici è evidente. Gubitosi non è mai riuscito a ottenere un contatto con Renzi: anche se ripetutamente cercato, il presidente del Consiglio non s’è concesso. Ci sono gli emissari, certo. E ci sono i timori per la pratica Rai che Palazzo Chigi aprirà entro l’autunno.
GUBITOSI HA ANCORA un anno (scarso) di permanenza assicurata, poi l’addio sarà immediato. Questa è l’ipotesi non traumatica, perché non va escluso che Renzi sia intenzionato a sostituire Gubitosi con un dirigente di fiducia e i gradi di amministratore delegato: ovvio, prima ci sarà una riforma statutaria da fare, un articolo, una ristrutturazione che il Renzi elettorale al 40,8% ottenere. I dirigenti di viale Mazzini reagiscono senza affrontare Palazzo Chigi, anche la delibera per la quotazione di un pezzo di Rai Way è stata votata. Il ricorso contro i 150 milioni, come pretendono i sindacati, non è neppure inserito in una discussione sensata. E lo sciopero vuole evitare tatticismi. Ma sarà complesso spiegare la difesa di un’azienda sinonimo di sprechi. Enrico Mentana, in diretta al TgLa7: “I sacrifici li devono fare tutti. Perché la Rai no?”
Da Il Fatto Quotidiano del 31/05/2014.
L’ha ribloggato su Elena.