Il premier valuta l’ipotesi di rinviare il varo della legge elettorale ma in cambio chiede certezze a FI sull’abolizione del Senato.
ROMA – Rinviare l’Italicum a dopo l’estate. E in cambio garantirsi un passaggio rapido della riforma del Senato. È questo lo «scambio» che Berlusconi ha proposto a Renzi dopo il tragico risultato delle Europee.
Rinviare all’autunno la riforma elettorale, nel timore che il premier — forte di un consenso senza precedenti — abbia la tentazione di fare piazza pulita e andare al voto quanto prima. In ottobre o nella primavera del 2015. Al contrario all’ex Cavaliere serve più tempo, ne ha bisogno per ricostruire non solo un’alleanza ma un partito uscito con le ossa rotta dal voto di domenica.
Da questo ragionamento prende le mosse l’offerta partita da Arcore verso palazzo Chigi. «Renzi ha problemi con la sinistra del suo partito, che non gli voterà mai un Senato non elettivo. Senza di noi — ha osservato Berlusconi a margine dell’ultima riunione dell’ufficio di presidenza — non va da nessuna parte. Ma ci devono dare la garanzia che non si tornerà subito al voto».
E l’unica garanzia possibile è quella di rallentare al massimo la legge elettorale, nonostante Renzi alla direzione del Pd abbia assicurato di volerla approvare «entro l’estate». Berlusconi non si fida. Le assicurazioni del premier che l’accelerazione sull’Italicum «non serve per andare a votare» non l’hanno convinto. Perché, da quando Forza Italia, con Brunetta, reclamava un’approvazione immediata dell’Italicum al Senato, il mondo è cambiato. Dal 25 maggio ogni strategia è stata rivista. Ormai per Berlusconi l’unica polizza d’assicurazione per tutelarsi dal pericolo che il Pd voglia replicare subito la vittoria delle europee è la certezza di non avere a disposizione una legge elettorale. Con il Consultellum infatti, nonostante il 40,8 per cento, Renzi non avrebbe la maggioranza nel nuovo Parlamento, nemmeno con un’ipotetica alleanza con Ncd o Sel (peraltro alternativi uno all’altro). Da qui il messaggio fatto recapitare al ministro Boschi e a Renzi: «Sull’Italicum niente fretta».
Un’offerta che il segretario del Pd, viste le difficoltà in commissione sull’abolizione del Senato, potrebbe anche essere tentato di accettare. La riforma della legge elettorale, già approvata a Montecitorio, potrebbe venire così semplicemente «incardinata» a palazzo Madader.
ma entro l’estate — come da promessa di Renzi — salvo però restare ferma almeno fino a settembre- ottobre.
Nel do ut des immaginato ad Arcore rientrerebbe poi anche un’altra piccola clausola. Si sa che Alessandro Cattaneo, l’ex formattatore del Pdl, è da tempo entrato nelle grazie del leader. Che lo vorrebbe affiancare a Giovanni Toti per rinnovare il partito dalla testa. Ma c’è una spada di Damocle sulla testa di Cattaneo. Nella sua Pavia il sindaco uscente non è riuscito a strappare la riconferma al primo turno. Si è fermato al 46.6 per cento contro il 36.4 dello sfidante democratico Massimo De Paoli. È evidente che una sconfitta al ballottaggio, sull’onda del successo nazionale di Renzi, brucerebbe anzitempo la carriera di Cattaneo e il ruolo di anti- Fitto che Berlusconi sogna per lui. Così il leader forzista ha chiesto a Verdini di farsi ambasciatore con Renzi di una “proposta indecente”: lasciare il povero
De Paoli al suo destino, senza inviare a Pavia ministri o guest star del Pd. In cambio, appunto, Forza Italia chiuderebbe un occhio e lascerebbe passare il ddl Boschi al Senato.
Mentre il suo partner sulle riforme immagina questi scambi, il premier è invece concentrato sulla partita europea. Da un paio di giorni sta consultando uno a uno i ministri — ieri Padoan, Franceschini, Mogherini e Lupi — per spronarli a tirare fuori idee sul semestre europeo che partirà fra un mese. Intende presentarsi ai partner con una decina di «idee shock» per la crescita, proposte in tutti i settori per «un vero rinascimento europeo ». L’appuntamento per fare un primo “brain storming” collettivo è mercoledì 4 giugno. Da palazzo Chigi è partita una mail a tutti i ministri per un summit a ruota libera dove gettare sul tavolo proposte e progetti in cantiere. È il metodo Renzi, e tra un mese sbarcherà a Bruxelles.
Da La Repubblica del 31/05/2014.
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