Federica
SE SI TRATTASSE di un fatto medico si parlerebbe di epidemia. E quando gli esperti hanno buone ragioni per sospettare una epidemia, sanno che a ciò che è accaduto nel recente passato potrà corrispondere una serie uguale o peggiore di eventi nell’immediato futuro. Qui non si tratta di dire che sono tutti ladri, perché ovviamente non è vero. Però certe cose, troppe cose, non si capiscono. Quando si parla di “grandi opere” vige una sorta di ingenua e appassionata attesa. Prima, tutto si celebra, tutto si esalta e più grande è l’opera, intorno a cui in tanti si danno da fare (e non sappiamo come) più le celebrazioni si moltiplicano.
Basti pensare alle “grandi opere” in corso, esattamente modellate su Expo e Mose, ma felicemente “in progress” senza disturbi e verifiche. Alcune volte (tante) all’improvviso, dopo decine (centinaia) di arresti con accuse immense, frutto della mancanza di ogni controllo, tutti dicono prontamente due cose: “Fiducia nella magistratura”. E “le grandi opere devono continuare”. Eppure la seconda frase non può essere detta perché le modalità con cui le “grandi opere” in corso non ancora investigate, sono identiche alle modalità che hanno portato alle maxi-retate di Expo e Mose (per parlare solo dei due eventi più recenti, più impressionanti e più strettamente derivati dalla politica). Scrive Corrado Stajano: “Il futuro è incerto, il governo delle larghe intese non è il modello di quella chiarezza di cui il Paese ha necessità (…) Lo Stato si regge su travature tarlate. Aveva ragione Berlinguer, quando sosteneva che la questione morale è questione politica” (ilCorriere della Sera, 5 giugno). Nessuno risponderà a queste parole, salvo parlare di “gufi”, “rosiconi” o “sciacalli” per definire coloro che, anche educatamente, dissentono. C’è stato un solo annuncio: la nomina del magistrato Cantone come verificatore di tutto. Nonostante il prestigio e le qualità di Cantone, è possibile? Per esempio, potrà, quel solo magistrato, andare su e giù per il tracciato dell’autostrada privata detta “Corridoio Tirrenico” che divide e spacca la Toscana dalla Maremma a Livorno (e oltre), che ha ricevuto in dono dallo Stato l’intero percorso della via Aurelia, e si affida a una catena di subappalti ad aziende lontane, piccole e ignote? Per avere detto cose come queste, il prof. Gianni Mattioli (docente di Fisica a La Sapienza di Roma e già ministro di Prodi) deve difendersi a sue spese da una causa per diffamazione dei fautori della grande opera, per centinaia di migliaia di euro. E Nicola Caracciolo, presidente di Italia Nostra, è già stato ammonito a non provare a sollevare dubbi, per avere difeso Mattioli, e al Fatto Quotidiano per avere pubblicato la lettera di Caracciolo. Intanto decine di migliaia di espropri di fertili terreni agricoli, uliveti e costruzioni sono già pronti per poter iniziare il proficuo lavoro di cementificazione vista mare, il tutto senza gare e senza concorrenza. E dovrà, potrà Cantone verificare tutto in tempo? Dovrà, potrà andare ad aprire il suo ufficio presso altre grandi opere in corso (inutilmente contestate dai cittadini dei luoghi purtroppo prescelti), dal costo immenso, e con ignote partecipazioni straordinarie, di cui si verrà a sapere, sia pure con grande stormire di media, solo troppo tardi ?
Da Il Fatto Quotidiano del 08/06/2014.
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