A lle nove giornate di squalifica che l’uruguaiano Suarez ha ricevuto per avere morsicato (recidivo) il suo avversario Chiellini, altre nove andrebbero aggiunte per quanto è accaduto immediatamente dopo: seduto in terra come un bambino ai giardinetti, l’omone si reggeva i denti anteriori con una mano, lamentando il grave danno inferto dalla spalla di Chiellini alla sua povera, innocente mascella. L’intera sequenza è stata decisamente ridicola, e per questo meritatamente ripresa e parodiata in tutto il mondo; ma la vis comica non può occultarne la carica di violenza.
Di questa violenza il vittimismo è parte integrante. Aggiunge all’offesa inferta, e alla plateale violazione delle regole e della lealtà sportiva, la recita fraudolenta, la viltà di volersi far passare per vittima essendo colpevole, l’incapacità di farsi carico dell’accaduto. Suarez è certamente persona con problemi. È in cura da uno psicologo e non possiamo che augurargli una felice sortita dal suo tunnel. Senza pretendere di interferire in una disciplina così difficile, se fossi il suo terapeuta non partirei dal fotogramma del morso ma da quello appena successivo, con lui per terra che si regge i canini e piagnucola.
Da La Repubblica del 27/06/2014.
[…] L’AMACA del 27/06/2014 (Michele Serra) […]