Il sindacalista Maurizio Landini (Fiom).
Se Renzi vuol cambiare verso, lo cambi davvero, altrimenti non va da nessuna parte. La fase degli spot è finita”. Maurizio Landini, segretario Fiom che con il premier ha costituito un rapporto diretto tale da infastidire la segreteria Cgil, invita il presidente del Consiglio a prendere le distanze da Sergio Marchionne con cui domani parteciperà al convegno degli Industriali di Torino alla Maserati di Grugliasco.
C’è il rischio che il convegno di domani sia uno spot alla Fiat?
La fase degli spot è finita. In Italia la disoccupazione cresce, la maggioranza dei lavoratori Fiat è in cassa integrazione, si continuano a fare accordi separati, come pochi giorni fa a Melfi.
Cosa dovrebbe dire il premier?
Il governo non può più stare a guardare. Non si può subire un progressivo disimpegno della Fiat o avallare la cancellazione del sindacato dai luoghi di lavoro. È singolare che Marchionne trovi il tempo di volare in Italia per fare fronte a un’ora di sciopero e non trovi mai il tempo per confrontarsi sugli investimenti che servono.
Perché Marchionne è volato di corsa da Detroit a Grugliasco?
Negli Stati Uniti gli analisti finanziari non sono entusiasti del suo piano e stanno attenti a tutto quello che si muove. Poi, la Fiat si era fatta l’idea che esistessero solo sindacati che firmano gli accordi. La sentenza della Corte costituzionale ha messo in discussione il modello. Non se lo aspettava.
Voi cosa proponete?
Credo che ci sia un bilancio da fare. Sono passati quattro anni e c’è tanta cassa integrazione e i salari dei lavoratori Fiat sono più bassi degli altri metalmeccanici. Occorre chiedersi che industria vuole questo paese. Se la Germania è un paese forte è perché ha la più forte industria.
Crede che Renzi abbia da imparare?
Penso proprio di sì. Il governo francese ha imposto alla General Electric di creare mille posti di lavoro. In Italia, alla Ducati Motor, di proprietà della tedesca Audi, discutiamo di maggior utilizzo degli impianti e di riduzione degli orari.
Non le sembra che anche Renzi sia stato subordinato alla Fiat?
I governi precedenti, da Berlusconi a Monti a Letta, hanno apertamente sostenuto Marchionne. Ora c’è una possibilità di un cambiamento.
Eppure il governo parla ancora di articolo 18.
Mi sembrano pure sciocchezze. In un paese con un’evasione fiscale che non ha eguali e con investimenti in ricerca tra i più bassi d’Europa bisognerebbe parlare d’altro.
Sembra di capire che il credito a Renzi non è esaurito.
Non si tratta di fare credito. Abbiamo giudicato positivamente gli 80 euro e negativamente il decreto lavoro. Renzi dice che vuole cambiare? Bene, lo faccia. Gli esodati, ad esempio, non sono un errore ma il prodotto di un taglio secco del sistema pensionistico.
Vi incontrerete pubblicamente con il premier?
Entro il mese di luglio organizzeremo un convegno che metta attorno a un tavolo diversi soggetti per discutere di evasione, legge sugli appalti, corruzione.
Verrà anche Renzi?
Se c’è una disponibilità abbiamo intenzione di fare un confronto anche con il governo. Noi non mandiamo email. A Renzi, al governo, portiamo i lavoratori in carne e ossa.
Cosa pensa delle mosse del governo sull’Ilva?
Il problema è avere un profilo industriale, mettere a norma l’azienda, applicare il piano ambientale. Per farlo c’è bisogno di un nuovo assetto proprietario: i Riva devono pagare e andarsene. Ma nella fase transitoria, il governo deve intervenire, tramite la Cassa depositi e prestiti o il Fondo strategico per facilitare una nuova proprietà.
Può essere anche ArcelorMittal?
Il problema sono i piani industriali.
La Fiom è una minoranza in Cgil. Pensa ancora che servano le primarie per eleggere i vertici?
La segretaria della Cgil è entrata al congresso con il 98% dei voti, la sua lista al direttivo ha ottenuto l’80%, lei è stata eletta con il 70 e la segreteria di maggioranza, proposta qualche giorno fa, con poco più del 60%. Considero che una democratizzazione e trasparenza della Cgil sia necessaria. Con5,7 milioni di iscritti, 95 persone decidono tutto. È una questione irrisolta.
Da Il Fatto Quotidiano del 29/06/2014.
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