IN CDM SOLO LINEE GUIDA SULLA GIUSTIZIA, A PALAZZO MADAMA INIZIA LA BATTAGLIA E LA MINORANZA DEM CHIEDE DI TAGLIARE ANCHE I DEPUTATI.
Europa, riforme, giustizia. In ordine o in disordine, come volete. Questa è la settimana di Matteo Renzi e di un governo che, quest’oggi, dovrà incrociare due appuntamenti fondamentali. In Consiglio dei ministri scorrono le linee guida di un pacchetto, riempito e poi svuotato, di Andrea Orlando, il Guardasigilli arretra e non prepara i decreti: falso in bilancio forse, intercettazioni un ritocco, responsabilità civile dei magistrati in Parlamento. E mentre l’esecutivo si riunisce a palazzo Chigi, in Commissione Affari Costituzionali, a Palazzo Madama ore 16, il presidente Anna Finocchiaro darà in pasto ai colleghi un documento di 728 pagine che contiene 581 emendamenti: la richiesta che compatta la minoranza democratica e le opposizioni è il Senato elettivo.
E Chiti l’ha messo per iscritto in quelle 728 pagine. Ma Renzi su questo punto non vuole cedere e dovrà scontare un fortissimo ostruzionismo. Non sarà facile arrivare bene e presto in aula e ottenere l’approvazione prima della pausa estiva. Il gruppo che vuole il Senato elettivo (e non di nominati) conta 134 adesioni, ancora lontano dalla quota di maggioranza. In Commissione, su 29 componenti, 15 democratici (più 5 ballerini di Forza Italia e Giovanni Mauro di Gal) coprono il fronte renziano. Per disinnescare la rovinosa doppia rottura nel partito e nel dialogo con i berlusconiani, Renzi ha in programma una serie di incontri. Ma si aspetta anche giovedì, quando Silvio Berlusconi dovrà compattare i suoi che si dividono, anzi s’azzuffano fra Denis Verdini e Renato Brunetta. E il capogruppo Paolo Romani dice: “Senza di noi le riforme non si fanno”. Lo stesso Verdini, a distanza, lo smentisce: “Ce la fanno anche senza di noi”. Adesso, però, una minoranza Pd più larga, che comprende i camaleontici bersaniani-lettiani, non soltanto la coppia Chi-ti&Mineo, propone la riduzione dei deputati (da 630 a 500). Non è una semplice ripicca degli attuali senatori che non potranno più ricoprire lo stesso scranno (se non si fanno eleggere in Regione o in Municipio), ma una mossa tattica per attrarre i Cinque Stelle, Forza Italia e persino l’alfaniano Ncd. Oggi sarà una giornata fastidiosa per Renzi, non si pronosticano notizie confortevoli da palazzo Madama, dove resta al sicuro pure l’immunità estesa al futuro Senato per espressa richiesta di una delegazione di democratici e del presidente del Consiglio. Le insidie di palazzo, poi, verranno sospese il 2 luglio, mercoledì, perché Renzi sarà a Strasburgo per il discorso ai 766 europarlamentari che avvia il semestre a guida italiana. Ad ascoltare l’ex sindaco di Firenze ci sarà Antonio Tajani, il berlusconiano eletto a maggio che deve lasciare la carica di commissario per l’industria e l’imprenditoria. Il Consiglio dei ministri potrebbe designare il sostituito di Tajani, che avrà un raggio di 4-5 mesi fin quando non sarà insediato il nuovo governo di Bruxelles. Il nome più accreditato è quello di Ferdinando Nelli Feroci, un ambasciatore, già rappresentante permanente d’Italia presso l’Unione europea e presidente di Simest, la società pubblica che assiste le aziende che investono all’estero. Nelli Feroci conosce perfettamente la macchina europea e può contare sugli ottimi rapporti con Massimo D’Alema: fu suo capo di gabinetto alla Farnesina durante il governo di Romano Prodi. L’Europa è una bella bandiera, il pacchetto giustizia è un bel contenitore (ora vuoto, però), ma l’unica preoccupazione di Renzi, adesso, è quella di ottenere il primo visto alla riforma costituzionale dall’aula di palazzo Madama. Più che un obiettivo, è un grosso problema.
Da Il Fatto Quotidiano del 30/06/2014.
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