Verranno utilizzati per la prima volta i contratti di ricollocamento Molti trasferimenti a Etihad, Poste e fornitori della compagnia.
ROMA – I ministri Maurizio Lupi e Giuliano Poletti fanno un ultima concessione alle sigle sindacali riunite a oltranza per arrivare ad un accordo che salvi Alitalia: gli esuberi scendono dai 2.251 previsti fino ai 980 decisi ieri, ovvero 1.271 in meno che verranno ricollocati, come anticipato da Repubblica , presso aziende pubbliche e fornitori del vettore. È stato lo stesso Lupi a darne notizia al termine dell’incontro con le parti sociali: «Alitalia in accordo con Etihad è disponibile a un contratto di solidarietà per 250 assistenti di volo», precedentemente
inclusi nella lista. Mentre è stata introdotta per la prima volta in Italia la possibilità di “ricollocare” i lavoratori in esubero: questi entreranno in un serbatoio gestito da Enac e Regione Lazio. Si tratta in pratica di una sorta di ufficio di collocamento di settore, grazie al quale saranno utilizzati e riavviati al lavoro nel mondo del trasporto aereo i “fuoriusciti” di Alitalia.
Ai 980 che andranno in mobilità verrà assicurato lo stipendio all’80% con l’accompagnamento verso il ricollocamento. «Dovranno — ha proseguito Lupi — non essere abbandonati, ma accompagnati e alla fine Alitalia avrà 2000 dipendenti in meno». Un risultato positivo, dopo che le ultime indiscrezioni indicavano in 1.200 gli esuberi effettivi. Favorevole a questa soluzione il primo commento delle sigle professionali di piloti e assistenti di volo mentre Cgil, Cisl, Uil e Ugl preferiscono attendere l’esito del confronto notturno prima di esprimere un giudizio.
Il governo ieri, per bocca dello stesso ministro dei Trasporti, aveva posto un limite alla trattativa non-stop: le 11 di questa mattina anche se i sindacati hanno proseguito nella notte e andranno avanti nel negoziato probabilmente per tutta la giornata. L’intesa è però ad un passo visto che in mancanza di una firma alle proposte sul costo del lavoro e sugli esuberi, salterà il banco. Che vuol dire fallimento, ovvero «libri portati al tribunale di Civitavecchia» come avrebbe detto senza girarci troppo intorno il presidente di Alitalia Roberto Colaninno ieri durante il tourbillon di riunioni.
La firma dei sindacati all’accordo è però necessaria per arrivare all’ultimo passaggio. Non soltanto serve al numero uno della compagnia Gabriele Del Torchio per evitare il tracollo incassando dai tagli al costo del lavoro 48 milioni nei prossimi 6 mesi e altrettanti a partire dal 2015. Quel semaforo verde sindacale serve per arrivare all’incontro decisivo con banche e governo fissato per lunedì prossimo con qualche asso nella manica e la certezza che tutte le strade possibili siano state battute.
A quel punto le responsabilità di un eventuale tracollo della trattativa sarebbero chiare e il cerino acceso resterà nelle mani degli istituti di credito che ancora oggi non vogliono cedere sulla trasformazione in azioni dei propri crediti vantati nei confronti di Alitalia.
Intanto Etihad e il suo vertice, forse complice la voglia di scoprire la città premio Oscar nel film La Grande bellezza, hanno organizzato un ricevimento a villa Miani per martedì sera. Gli ospiti italiani, si sussurra di almeno 300 persone, tra cui un solo un pugno di 20 invitati del management Alitalia, entreranno per la prima volta in contatto con i dirigenti della compagnia di Abu Dhabi che pianterà le proprie tende per lunghissimo tempo a Roma, visto che Fiumicino si appresta a diventare il secondo hub di Etihad dopo quello del Golfo. Ma non mancano piccole
indiscrezioni che stanno però mettendo in allarme parte dello staff Alitalia: secondo queste voci il marchio Air One — in un primo tempo riorganizzato per fare la guerra alle low cost come Ryanair e easyJet — è destinato a scomparire per sempre perché non giudicato più strategico all’interno della nuova compagnia. La piccola flotta e il personale che saranno assorbiti dalla nuova Alitalia 2.
Da La Repubblica del 12/07/2014.
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