Jet malese partito da Amsterdam colpito da un missile, quasi 300 morti. A bordo olandesi, inglesi e australiani
Scambio d’accuse tra Mosca e Kiev. Telefonata Obama-Putin. Giù le Borse, la Ue chiude lo spazio aereo.
MOSCA – LA GUERRA d’Ucraina è arrivata fino a diecimila metri di altezza per uccidere 298 ignari passeggeri di un volo delle vacanze. I loro corpi giacciono su un’area di circa quattro chilometri in una distesa di miniere di carbone e campi di girasole intorno alla cittadina di Shaktarsk, nel cuore dei combattimenti tra le milizie filorusse e l’esercito regolare ucraino. Erano partiti da Amsterdam diretti a Kuala Lumpur su un aereo della Malaysia Airlines.
LA COMPAGNIA maledetta, la stessa del volo scomparso il 24 marzo. Sono stati abbattuti molto probabilmente da un missile, ma sarà difficile accertare le responsabilità in uno scambio di accuse reciproche tra Mosca e Kiev e nella inevitabile confusione di notizie vere e false che si intrecciano sempre in questi casi. L’ultima, la più clamorosa, attribuita a fonti anonime dalla agenzia russa Interfax, rivela che l’aereo indonesiano potrebbe essere stato scambiato per quello di Putin che tornava dalla sua visita di Stato nei Caraibi e che avrebbe incrociato il Boeing proprio circa mezz’ora prima del disastro, sui cieli di Varsavia. L’aereo presidenziale russo ha gli stessi colori, bianco rosso e blu, della sfortunata compagnia asiatica. Scenario inquietante e senza alcuna conferma che evoca l’ipotesi di un attentato a Gheddafi nelle tante irrisolte ricostruzioni della strage di Ustica.
Ma chiunque sia stato, il risultato è una scena terrificante fatta di rottami anneriti, cadaveri in abiti colorati da turista, molti bambini colti nel sonno, una con un orsacchiotto di peluche ancora stretto al petto. Tanti avevano sul biglietto la coincidenza per il paradiso di spiagge di Bali, guide turistiche, e foto di alberghi da sogno. Erano indonesiani, molti europei, tra questi oltre cento olandesi, sembra una ventina di americani. Forse, ma ci vorrà del tempo per esserne assolutamente certi, nessun italiano.
Le operazioni di recupero sono infatti lente e complicate. Affidate
alle milizia della Novo-Rossyja, l’autoproclamata federazione delle repubbliche ribelli di Donetsk e Lugansk, che ha già chiesto un cessate il fuoco di tre giorni per completare le operazioni. Ma anche annunciato che invierà a Mosca le scatole nere in grado di aiutare a chiarire il mistero. Scelta che promette di creare nuovi equivoci e sospetti. Il punto è che l’aereo stava sorvolando una zona ad alto rischio e proprio nel pieno di una battaglia. Le truppe ucraine stavano attaccando postazioni di ribelli che a loro volta sparavano missili contro gli aerei e gli elicotteri
militari che li sorvolavano. Proprio qualche ora prima i miliziani avevano rivendicato come un grande successo l’abbattimento di un cargo militare ucraino nella vicina cittadina di Fedez. Per questo è sembrata subito plausibile la spiegazione prontamente fornita da Kiev: «I filorussi hanno colpito, forse per errore, l’aereo indonesiano». Ma non è così semplice. Il Boeing 777 della Malaysia volava infatti a diecimila metri, un’altezza che non è raggiungibile dai missili utilizzati dai guerriglieri. Per colpire a quelle distanze ci vogliono, per esempio, i missili terra aria del tipo “Buk”, di fabbricazione russa e in dotazione all’esercito regolare ucraino.
Proprio l’altro ieri una colonna di rampe di questi missili era stata avvistata nei pressi di Shaktarsk sotto scorta di militari ucraini.
Ma neanche questo particolare, ripetuto ossessivamente dalle tv russe, basta a fare chiarezza. Nessuno sa effettivamente quali siano le armi a disposizione di milizie volontarie, ufficialmente improvvisate, che però dipendono comunque logisticamente da strutture militari a stretto contatto con Mosca. I servizi americani, afferma il Wall Street Journal , non hanno dubbi: è stato un missile . Conferma autorevolmente il vicepresidente Joe Biden: «Non si è trattato di un incidente… il volo Mh17 è stato spazzato via dai cieli».
E mentre Putin parlava al telefono con Obama di «assoluta estraneità della Russia», e il presidente ucraino Poroshenko condannava il «vile atto terroristico dei filorussi», i misteri e gli interrogativi si infittivano. Per l’aviazione civile ucraina, l’ultimo contatto è alle 15,15 (ora italiana). Ma pare che il volo destinato a Kuala Lumpur sia sparito dai radar assai prima di raggiungere l’area dei combattimenti e che la traccia registrata si interrompa non appena varcato il confine della Polonia, a quasi tre quarti d’ora di volo da Shaktarsk. Un black out? Una interruzione tecnica o qualcos’altro? E a rendere tutto ancora più complicato ci si metteva in serata Igor Strelkov, leader riconosciuto dei ribelli filorussi che forniva la sua versione dei fatti «ricostruita sulla base di testimonianze raccolte sul campo». L’aereo, secondo Strelkov, sarebbe comparso sui cieli di Donetsk con in coda due caccia ucraini che lo seguivano sin da quando era passato su Kiev. Uno di questi avrebbe sparato raffiche di mitragliatrice contro la carlinga. Ci sarebbero state due piccole esplosioni e poi una definitiva che avrebbe fatto a pezzi tutta la fusoliera. Nel racconto c’è anche un particolare piuttosto inverosimile: «Quando è cominciato l’attacco, due persone si sono lanciate giù con il paracadute ». Alla versione di Strelkov fanno eco decine di notizie lanciate sul web tra presunte intercettazioni di conversazioni dei ribelli («Abbiamo abbattuto un aereo civile») e testimonianze fantasiose tutte da verificare.
Storia contorta e difficile che rende poco attendibili tutte le fonti e che testimonia il caos e il vuoto di potere di quella parte di Ucraina. A cominciare dalla risposta alla domanda più semplice e naturale: cosa ci faceva un aereo civile sopra a una zona di combattimenti dove gli aeroporti di Donetsk e Lugansk, e le relative torri di controllo, sono contese ogni giorno a suon di cannonate? Ufficialmente già l’otto luglio il governo ucraino aveva dichiarato chiuso quello spazio aereo per motivi di sicurezza. Ma il divieto non pare aver avuto alcun effetto. Lufthansa, Turkish Airlines, Air France e altre compagnie hanno deciso solo ieri, dopo il disastro, di evitare
di sorvolare le aree di guerra. Alitalia, più prudentemente, lo faceva già da prima di sua iniziativa. Il pilota della Malaysia pare invece che avesse ricevuto solo la raccomandazione di «sorvolare la zona alla altitudine massima possibile». Precauzione inutile per una compagnia che molti turisti avevano forse scelto anche per un banale calcolo scaramantico: possibile un altro disastro in meno di sei mesi? Nessuno a bordo, poteva immaginare che tra l’Europa e il mare di Bali ci fosse la guerra di Ucraina.
Da La Repubblica del 18/07/2014.
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